Da Milano a Vienna, così le città europee affrontano il caro affitti
Con i tassi dei mutui che salgono, si riducono le compravendite di case e aumenta il ricorso agli affitti. Tuttavia anche affittare un appartamento diventa sempre più costoso, soprattutto nelle città più gettonate.
Il trend che vede crescere il valore dei canoni immobiliari riguarda l’Italia, ma non solo. Secondo gli ultimi dati raccolti dalla piattaforma Housing Anywhere confrontando i costi di affitto di oltre 52mila case presenti su tutto il territorio dell’Unione Europea, nei primi tre mesi del 2023 i prezzi dei canoni mensili sono cresciuti quasi del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La situazione italiana
In Italia, il report di Idealista ha certificato che il costo medio è aumentato del 6,2% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Tra le grandi città, Roma è l’unica che ha segnato un leggero calo. A Torino gli affitti sono saliti del 4,6%, a Palermo del 4,5% e a Bologna del 4%. Milano e Napoli si attestano su un +1%.
Uno dei motivi del rialzo è collegato alla crescita degli affitti a breve termine. Secondo i dati di Federalberghi, nell’estate 2018 su Airbnb erano disponibili 397.314 alloggi in Italia, con una crescita del 78,34% rispetto al 2016.
Sono tante le città italiane che provano a regolamentare le locazioni brevi per evitare ricadute eccessive sul mercato. L’ultima è stata Milano che durante il “Forum dell’abitare” ha chiesto una normativa per limitare gli affitti turistici. A Venezia questa legge già esiste: dalla scorsa estate è stato introdotto un tetto massimo di 120 giorni per gli affitti occasionali. Alle richieste di Milano, si accodano Bergamo, Firenze, Lodi, Napoli, Padova, Parma, Roma, Torino e Verona.
Inoltre, a livello nazionale, è stato esteso al 2023 il bonus affitto giovani. Si tratta di un contributo previsto dalla Legge di Bilancio che permette a chi ha meno di 31 anni e un reddito complessivo annuo non superiore a 15.493,71 euro di detrarre fino a duemila euro per i primi quattro anni del contratto.
Anche a livello locale alcune città stanno adottando strategie per aiutare i cittadini a sostenere le spese delle locazioni. A Milano esiste “Milano Abitare” che, in collaborazione con il Comune, propone opzioni di edilizia convenzionata in affitto. Gli appartamenti sono realizzati da operatori privati con interventi di nuova costruzione o riqualificazione e sono assegnati in base a criteri e regole condivisi con il Comune. Sono inoltre previsti interventi di housing sociale e di abitare cooperativo destinati a chi ha difficoltà ad accedere al libero mercato.
Dal 2000, il comune di Torino pubblica bandi pubblici a cadenza annuale per sostenere economicamente le spese degli affitti. Anche in altre città, come Napoli, esistono bandi per l’assegnazione di contributi per il canone di locazione. A Bologna è possibile ricorrere a un contributo per l’affitto sulla base dell’Isee o per chi ha subito un calo del reddito Irpef superiore al 25%.
E in Europa?
Anche nelle altre città europee, dove i canoni d’affitto sono alle stelle, si stanno provando a trovare rimedi. Secondo i dati Eurostat, a livello europeo risultano particolarmente elevati in Estonia e in Lituania. In generale, c’è stato un aumento del prezzo delle case del 37% tra il 2010 e il 2021 e del 16% per gli affitti.
Il Portogallo, nel mese di aprile, è stato interessato da proteste contro la crescita dei costi di locazione. Nel Paese in cui tra il 2020 e il 2021 i prezzi delle case sono aumentati del 157%, i manifestanti chiedono un referendum per fermare gli affitti legati a vacanze a breve termine a Lisbona. La capitale sta vivendo una grave crisi legata alle abitazioni: il prezzo medio di vendita ha superato quello di Milano, Madrid e Barcellona e il costo dell’affitto è superiore a quello della capitale spagnola. Per invertire questa tendenza, il governo portoghese ha introdotto un pacchetto di misure per favorire i contratti di locazione a lungo termine e occupare le quasi 725mila case vuote nel Paese.
Quella degli affitti brevi è una questione che interessa tutta l’Europa. Tra le altre, Parigi, Amsterdam e Barcellona si sono scagliate contro questa modalità di locazione. E una risposta c’è stata: è pronta una norma europea per regolamentare i servizi offerti da piattaforme come Booking e Airbnb. Il nuovo ordinamento riguarda la raccolta e la condivisione dei dati e dovrebbe, da un lato, ridurre la burocrazia e i costi per host e piattaforme; dall’altro, garantire più trasparenza ai clienti. Il Consiglio Europeo si è detto d’accordo all’unanimità sul regolamento, che adesso sarà analizzato dal Parlamento.
Alcuni Paesi hanno intrapreso azioni in autonomia per far fronte al problema del rincaro. Nella città di Londra, dato che il costo della vita è superiore al resto del Paese, gli stipendi sono più elevati. Esiste poi il cosiddetto housing benefit: misure che aiutano i disoccupati o chi è a basso reddito a pagare l’affitto. In Francia, è stato introdotto un tetto massimo fissato al 3,5% all’aumento dei canoni.
A Vienna le case popolari sono in tutti i quartieri della città e, a differenza di quelle italiane, non sono dislocate in luoghi tendenzialmente periferici o degradati. Nella capitale austriaca sono 220mila le case popolari e più di 200mila quelle ad affitto agevolato. Chi percepisce un reddito basso e ha la residenza principale a Vienna, inoltre, può accedere all’indennità di alloggio.
Questa politica abitativa ha ripercussioni positive sul mercato: il prezzo degli affitti è sotto la media delle capitali europee. A Vienna un appartamento di 75 metri quadri costa in media 495 euro nelle abitazioni di proprietà del comune, 533 in quelle delle cooperative sociali e 668 in quelle dei privati. A Milano, per la stessa metratura, mediamente si possono superare i 1.500 euro.