Quando il CEO diventa social


Addio megadirettore galattico, ora il capo è sempre più social. Da LinkedIn a Twitter, passando per il sito web aziendale, la figura del Ceo (chief executive officer) ha preso le forme di un account da social network. A testimoniarlo è la ricerca condotta dal centro Weber Shandwick sull’attività online dei manager delle prime 50 top company apparse sulla lista stilata da Fortune. Il capo di oggi non ha più quell’aura misteriosa di fantozziana memoria. Anzi, attraverso la rete diventa il primo influencer per la propria azienda.

I risultati della ricerca parlano chiaro: dal 2010 al 2014 la presenza social dei CEO è raddoppiata con un 68% di loro che ha uno spazio sul sito, il 54% che appare in un video caricato sul canale aziendale di YouTube e il 25% che interagisce con stakeholder e clienti direttamente sui social network. «La loro presenza social è ormai un must», spiega Leslie Gaine-Ross, Chief reputation strategist di Weber Shandwick. «I leader aziendali si stanno sempre più rivolgendo alle piattaforme digitali per condividere le proprie storie professionali, raggiungere un network più ampio e interagire con chi sta già discutendo della realtà in cui lavorano – continua Gaine-Ross – E chi non abbraccia questa tendenza rischia di essere lasciato indietro».

Ma come si determina la presenza social di un Ceo? Secondo la ricerca Weber Shandwick le caratteristiche sono quattro: avere un profilo pubblico e verificabile su qualsiasi piattaforma online, interagire sul sito della propria azienda con contenuti ad hoc (messaggi, lettere, video o foto), apparire in un video su YouTube, essere l’autore di un blog consultabile da tutti e non dedicato solo ai propri dipendenti. Aspetti in cui i manager statunitensi fanno la parte del leone: il 98% fa en plein. Anche se la crescita maggiore si verifica fra i colleghi europei: +25% in quattro anni.

I risultati della ricerca parlano chiaro: dal 2010 al 2014 la presenza social dei CEO è raddoppiata

Una tendenza che non ha niente a che fare con l’età. Piuttosto riguarda una mutata percezione dello strumento social. «In questo modo i Ceo hanno la possibilità di rafforzare la propria azienda e proporsi come delle vere e proprie guide all’interno del settore industriale di riferimento», afferma Chris Perry, presidente di Weber Shandwick. Il primo passaggio è la sezione “bio” sul sito aziendale. Niente più sterili curricula, ma vere e proprie narrazioni di un percorso professionale che trova nell’azienda di riferimento il punto d’arrivo. Poi ci sono i video. Con la proliferazione dei device mobile che rendono un contenuto fruibile in ogni momento. Su YouTube, le clip con protagonisti i manager vanno dagli spezzoni dei meeting ai report trimestrali. Senza dimenticare i clienti: se una Tesla 3 la presenta Elon Musk in persona è molto più probabile che piaccia ai futuri compratori.

L’ultimo canale di comunicazione sono i social network tout court. Qui predonominano LinkedIn e Twitter. Il primo è il social network dei professionisti per antonomasia, e da qualche giorno offre pure una Publishing Platform, ossia la possibilità di una piattaforma di pubblicazione destinata ai professionisti italiani, che oltre a condividere aggiornamenti con collegamenti, immagini, presentazioni, video e messaggi di testo, offre la possibilità di creare post approfonditi in stile editoriale, che compariranno nei feed delle notizie dei loro contatti e saranno aggiunti alla pagina del profilo dell’autore. La presenza su Twitter, invece, ha visto un incremento del 10% nel giro di quattro anni: «Ora i manager si sentono più sicuri e hanno meno paura di danneggiare la compagnia con soli 140 caratteri», si legge nello studio. Ma cosa twittano i vostri capi? Essenzialmente link ad articoli, blog, siti. Ma anche foto e video. In ogni caso lo scopo è sempre lo stesso: creare una discussione professionale ma user friendly.

Se siete dei capi reticenti e vi sentite ancora poco sicuri di gettarvi nella mischia, lo studio Weber Shandwick offre anche un vademecum in 9 punti. Primo: aprire un account social (o aggiornarlo) fin dal primo giorno d’incarico. Secondo: se si mira a una promozione, meglio iniziare fin da subito a interagire con i propri follower per creare un network da sfruttare in seguito. Terzo: scegliere la piattaforma corretta. Inutile affannarsi per diventare dei fotografi provetti se i vostri contatti non usano Instagram. Quarto: ascoltare attentamente. E in caso, copiare le best practice messe in campo dai concorrenti. Tenere sotto controllo la discussione può essere un’arma in più per intervenire al momento giusto e avere il maggior impatto in termini di visibilità. Quinto: pensare in modo aziendale. Detto altrimenti, tutto ciò che ha a che fare con l’azienda che si dirige è materiale buono per costruire la propria credibilità. Sesto: socializzare il proprio cv (un elenco di cariche, master e titoli fa troppo “sotuttoio”). Settimo: utilizzare i contenuti prodotti da terzi quando riguardano il proprio ruolo o la propria azienda. Un esempio? L’intervista rilasciata a un giornalista può diventare il vostro migliore biglietto da visita. Ottavo: interagisci con i dipendenti. Nono, e ultimo consiglio: consultarsi sempre con l’ufficio legale. Perché in rete tutto è editabile e tutto rimane.

Di |2024-07-15T10:04:38+01:00Agosto 21st, 2017|Lifestyle, MF|0 Commenti
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