Il segreto della felicità? Tra consapevolezza di sé e relazioni con gli altri
«Di poco è fatta la migliore felicità» scriveva Friedrich Nietzsche. Poche semplici cose, come «il fruscìo di una lucertola, un soffio, un guizzo, uno sbatter di occhi», che dobbiamo tornare ad osservare e di cui curarci ogni giorno. In tempi di smarrimento, paura e frustrazione, come quelli che stiamo vivendo oggi a causa della pandemia, occuparci della nostra felicità e di quella degli altri è quasi un imperativo morale.
Ma come fare? Da dove cominciare? Dove guardare? Ci aiutano nell’impresa la giornalista e conduttrice radiofonica Paola Maugeri e lo psicoterapeuta e divulgatore Luca Mazzucchelli, straordinari protagonisti dell’evento online di PHYD, tenutosi lo scorso 17 dicembre, dal titolo quanto mai evocativo, “Feed yourself to improve the world”, Nutri te stesso per migliorare il mondo. I due ospiti ci conducono per mano in un ricco, ma mai caotico, flusso di coscienza in cui raccontano cos’è per loro la felicità, come hanno provato a preservarla nei mesi del lockdown e come intendono alimentarla nel futuro. Per farlo ricorrono a 4 grandi concetti.
Propriocezione
È la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio. Significa, in altre parole, averne consapevolezza, saperne ascoltare i bisogni, prendersene cura. In un’epoca ossessionata dall’estetica, si dimentica il lato più eterico della nostra fisicità, quello che ha a che fare con l’anima, con un sentire più complesso e profondo. Paola Maugeri, che su salute e benessere ha scritto diversi libri, fa un invito a mettersi in ascolto del proprio corpo, per esempio attraverso la meditazione. L’obiettivo è riuscire ad andare a un ritmo più lento, più naturale, anche fermarci, se necessario, per capire quale posto occupiamo nel mondo. Per Luca Mazzucchelli è la scrittura un potente strumento per conoscere più intimamente se stessi, quasi uno strumento terapeutico «che ti fa sentire il cuore». Conoscere sé stessi, dunque, in un percorso che dall’esterno porta all’interno e viceversa, è il primo passo verso un’esistenza più conscia e, dunque, serena.
Fulfillment
Letteralmente appagamento, ma anche compimento, è la soddisfazione che nasce da qualcosa di pienamente realizzato. Qui i due ospiti conferiscono però una sfumatura di senso più profonda. Mazzucchelli parla, infatti, di un «sentirsi sbocciati», un nutrire se stessi, per riprendere il titolo dell’evento, attraverso la conoscenza, la passione, l’ascolto del proprio intimo e della propria vocazione, che per Maugeri è cosa ben diversa dal talento, perché non tangibile o misurabile, che va alimentata come si fa con un seme. Ne deriva un egoismo sano, un’attenzione alla propria individualità che non è chiusura, ma al contrario apertura all’alterità. È, per usare le parole della giornalista, «un mettersi a servizio dell’altro». Solo se nutriamo sufficientemente noi stessi, infatti, possiamo donare agli altri, solo donando agli altri diamo un senso al nostro fiorire.
Work-life balance
La casa che diventa ufficio, ma anche città. L’epidemia ha stravolto la semantica degli spazi, ha compresso la nostra prossemica, facendo coincidere la zona personale con quella sociale. Per molti riuscire a gestire tempi e luoghi così diversi è ancora una sfida difficilissima. Il rimedio al senso di claustrofobia, di burn out, che può derivarne è rieducare il proprio sguardo e la propria mente, facendo attenzione non a quello che abbiamo perduto, ma alle cose che abbiamo guadagnato. Come accorgersi di quante margherite ci sono nel prato sotto casa o di quanto è piacevole fare merenda con i propri figli. Investire nella qualità delle relazioni e delle azioni, secondo Maugeri e Mazzucchelli, è la chiave di questo delicato e prezioso equilibrio.
Cura delle relazioni
La relazione con l’altro dà forma alla nostra esistenza, le attribuisce un senso e una direzione, anche oggi, anzi soprattutto oggi. Dobbiamo essere «distanti, ma non lontani», dice Paola Maugeri, non possiamo abbracciarci o toccarci, ma possiamo ascoltarci, parlare, comprenderci, fare una telefonata, scrivere una lettera, dire cose mai detta prima, mostrarci agli altri senza pudori o pregiudizi, come in uno specchio. La lezione più importante che abbiamo imparato durante la pandemia, continua la giornalista, «è che le cose più belle della vita sono fragili e per questo uniche». Imparare a prendersi cura della fragilità significa «darsi un nutrimento emozionale» e per fare questo, chiude Luca Mazzucchelli, occorre molto tempo e tanta, tanta pazienza.
Per guardare l’evento nella sua interezza è sufficiente registrarsi sul sito di PHYD: “Feed yourself to improve the world”.