Generazione Greta: chi sono e cosa vogliono i ragazzi dei Friday for Future
Era il 20 agosto 2018 quando Greta Thunberg, sedicenne svedese, smise di andare a scuola per manifestare da sola fuori dal parlamento di Stoccolma. Rimase lì seduta, durante le ore scolastiche, fino alle elezioni legislative del 9 settembre 2018. Il suo slogan Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima, ndr) aveva un obiettivo preciso: far sì che il governo svedese riducesse le emissioni di anidride carbonica come previsto dall’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Dopo quel 20 agosto il gesto di Greta ha generato una vera onda. Non solo nel suo Paese, la Svezia. Ma in tutto il mondo. Il 15 marzo 2019, al primo sciopero mondiale per il futuro, hanno partecipato studenti di 1.700 città in oltre cento Paesi del mondo.
Abbiamo solo 11 anni per salvare la nostra specie. Il pianeta sta bruciando
Può una persona cambiare il flusso degli eventi? Sì, può. Soprattutto se con una singola azione (stare seduta da sola con un manifesto in mano) innesca un movimento che tocca tutti: «Se lo ha fatto lei, posso dare il mio contributo anch’io». Quella di Greta è stata una chiamata pubblica che ha ricevuto tantissime risposte. E quella dei giovani italiani non è stata da meno. Basti pensare che ad oggi sono attivi 137 gruppi locali in altrettante città. Il nostro Paese, allo sciopero globale dello scorso 15 marzo ha fatto il record di presenze a livello mondiale. E il 27 settembre, giorno in cui si è svolto il secondo sciopero, solo in Italia sono scese in piazza oltre 1 milione di persone. Una vera onda verde che ha invaso tutte le città: da Bolzano a Palermo, da Bari a Torino.
L’Italia è stato uno dei 3 Paesi che ha fatto registrare il maggior numero di partecipanti al mondo. Ma chi sono i Fridays for future nel nostro Paese? Una cosa è certa: i giovani che stanno facendo la “rivoluzione” non sono alieni. Ma davvero ragazzi comuni. Comunicano su Telegram, applicazione di messaggistica istantanea. La parola gerarchia nel loro movimento non esiste. Diffondono il loro messaggio a suon di hashtag, tre nello specifico: #climatestrike #fridaysforfuture #fridaysforfutureitalia. La battaglia che portano avanti non è solo per salvaguardare e tutelare l’ambiente per le generazioni che verranno, ma chiedono a gran voce, prima di tutto, un cambiamento culturale e sociale. Perciò non chiamateli solo ambientalisti…
«Mi sono avvicinato al Friday For Future a febbraio del 2019», spiega Tommaso Felici, 23enne romano. «Sono il classico ragazzo fuori sede, infatti vivo a Torino dove studio economia dell’ambiente all’università». Tommaso è un ragazzo come tanti: «Se penso a me stesso prima della nascita del Friday for Future, non mi definirei certo ambientalista. Certo la natura mi ha affascinato fin da bambino. La mia famiglia ha una casa in montagna in Abruzzo e un camper, e sono cresciuto a suon di scalate ed escursioni. Quando è arrivato il momento di iniziare l’università ho scelto Torino anche per questo: è una città in mezzo alle montagne».
Il sogno di Tommaso è quello di diventare un divulgatore scientifico per indagare sulla relazione che c’è tra società umana e dinamiche ambientali. «Se ci riuscirò», dice, «vorrà dire che non dovrò mai lavorare per davvero perché il mio lavoro coinciderà con la mia passione (sorride ndr)». Intanto adesso Tommaso appena può viaggia sempre con lo stesso amico perché «squadra che vince non si cambia».
[legacy-picture caption=”Tommaso Felici, studente di Roma, 23 anni” image=”bbf79256-daaa-4cc5-9cbc-37d892a717a8″ align=””]Per il prossimo viaggio è indeciso tra il Vietnam e la Thailandia. E rimane sempre convinto di una cosa: «Ognuno può fare, anche nel suo piccolo, la sua parte. È davvero nei piccolissimi gesti che si crea la consapevolezza. Io per esempio non uso quasi mai la macchina e, anche se mi piace tantissimo la carne, adesso la mangio solo una volta alla settimana».
La parola gerarchia nel nostro movimento non esiste. I nostri hashtag sono: #climatestrike #fridaysforfuture #fridaysforfutureitalia
I ragazzi del Friday for future non si conoscono tutti tra loro ma sono sempre in relazione. La comunicazione funziona come una catena. Le assemblee locali scelgono due referenti che sono inseriti in una chat nazionale.
Come Federica Gasbarro, 24 anni, referente dell’assemblea romana. Federica, tra l’altro, è stata l’unica italiana che lo scorso 21 settembre ha partecipato allo Youth Summit, il vertice sul clima giovanile che si è tenuto a New York. Ogni partecipante ha presentato il suo progetto per combattere il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale. Lei ha illustrato una proposta legata al fotobioreattore anulare che fa uso della respirazione delle piante, che prevede l’assorbimento di anidride carbonica, e la produzione di ossigeno, per pulire l’aria in zone particolarmente inquinate. Questi acquari, popolati di alghe, sono dei cilindri verticali, occupano poco spazio e non disturbano l’occhio dal punto di vista estetico.
L’attenzione all’ambiente si apprende anche per vicinanza: «Da bambina», racconta, «guardavo mia madre mentre passeggiava per strada. Quando trovava una bottiglia di plastica a terra la raccoglieva. Mio padre, invece, ha sempre scelto di andare a lavoro in bicicletta. Dopo il diploma, all’università ho deciso di iscrivermi a biologia. Poi è scoppiato il caso di questa ragazzina di 16 anni che da sola manifestava davanti al parlamento svedese.
E così ho capito che non avevo bisogno di concludere il mio percorso di studi per dare un contributo concreto. Sono scesa in piazza a manifestare, a scioperare. La trasformazione vera è prima di tutto culturale: tutti possiamo fare la nostra parte»
«Sono nata il 3 gennaio. Lo stesso giorno di Greta Thunberg», sorride. «Alla prima manifestazione a cui ho partecipato eravamo in 15… Oggi invece stiamo facendo una rivoluzione». E se le chiediamo come si vede tra 10 anni «Una scienziata!», esulta. «Mi immagino realizzata, voglio continuare a dare il mio contribuito durante ai vertici internazionali. E sì magari anche con un marito e dei bambini».
Sono nata il 3 gennaio. Lo stesso giorno di Greta Thunberg. Alla prima manifestazione a cui ho partecipato eravamo in 15… Oggi invece stiamo facendo una rivoluzione
Se c’è una cosa che accomuna questi ragazzi è lo sguardo internazionale. Sentono di essere italiani e più di tutto si percepiscono come cittadini del mondo: «Studiare Relazioni Internazionali è una delle scelte di cui sono più fiero nella vita», dice Luigi Ferriero, livornese di 19 anni, che sogna una carriera diplomatica. «Insieme a prendere parte al movimento dei Friday for Future ovviamente».
Fino allo scorso anno Luigi frequentava ancora il liceo classico di Livorno: «Insieme ad alcuni amici ho iniziato a seguire le iniziative di Greta. Ci siamo detti che non potevamo più stare a guardare ma dovevamo fare qualcosa di concreto anche noi. Così ho radunato tutti i miei compagni di classe, poi ho organizzato una riunione con tutti i rappresentanti delle altre sezioni fino a portare la questione al comitato studentesco. E così abbiamo dato il via all’assemblea locale di Livorno».
La prima azione di Luigi e i suoi amici è stata quella di creare una pagina Facebook e una pagina Instagram. Circa una volta al mese Luigi si incontra con gli altri ragazzi dell’assemblea per discutere dei temi all’ordine del giorno, condividerli e riportarli all’assemblea nazionale.
[legacy-picture caption=”Luigi Ferriero, studente di Livorno, 19 anni” image=”1ff2dead-6cfa-4818-8f2f-fe04153bfe6d” align=””]«Non considero il movimento qualcosa da relegare al tempo libero», dice. «Per me, come per tutti gli altri, è una vera missione. Una cosa che prendiamo seriamente. I giorni liberi li impiego per andare a teatro, la mia grande passione, e il weekend è sacro, mi piace andare a ballare».
«Era febbraio 2019 e io mi trovavo all’università di Versavia. Studio scienze e tecnologie per la natura e l’ambiente alla Federico Secondo di Napoli e avevo vinto una borsa di studio. Ho iniziato a contattare tutti i miei amici dalla Polonia e poi quando sono tornato a Napoli abbiamo messo in piedi una vera assemblea. Qui c’è sempre tanto lavoro e io ho poco tempo libero. Ma va bene così. Lottare per le generazioni che verranno, soprattutto qui in Campania, ha più valore di tutto il resto».