South Working: lavorare dal Mezzogiorno per le aziende del Nord
«È un’altra vita». Nelle parole di Lorenza c’è tutto il senso del southworking, lo smartworking dal Sud che molti meridionali al Nord hanno deciso di seguire durante quest’estate. Una scelta contingente favorita dall’epidemia di coronavirus, che ha reso obbligatorio lavorare a distanza, ma che potrebbe diventare definitiva.
Molte aziende, infatti, sono ancora indecise se prolungare l’esperienza del lavoro a distanza oppure ritornare in ufficio a causa del possibile ritorno di una seconda ondata di Covid-19. Così, una potenziale emergenza diventa un’opportunità per tanti ragazzi e per una parte del Paese che da decenni assiste impotente al suo spopolamento, come raccontano anche gli ultimi dati dello Svimez. Negli ultimi 15 anni 2 milioni di giovani laureati e lavoratori si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Nord, registrando una tendenza via via crescente: se nel 2001 la percentuale di laureati che emigravano era il 10.7%, nel 2017 è stata il 33%.
La storia di Lorenza è quella di molti altri ragazzi e ragazze che cercano al Sud uno stile di vita diverso rispetto a quello, spesso frenetico, delle grandi città. «È più semplice lavorare qui, ci sono meno sforzi e si può essere molto più produttivi», racconta Antonio Fanelli, che lavora a Milano come consulente in un’azienda che sviluppa software e adesso continua la sua attività in smart working a Martina Franca, in provincia di Taranto. «Da inizio luglio sono tornato a casa, dopo aver passato il periodo di lockdown in Lombardia. È stata dura, ma adesso posso finalmente tornare a godermi la mia famiglia».
Una storia molto simile a quella di Lorenza Tullio, che lavora sempre a Milano, all’Università Bocconi. «Fino ai primi di giugno sono rimasta a Milano, ho passato lì la mia quarantena», racconta, «poi a inizio giugno ho deciso di tornare a casa mia, a Vasto». La vita in Abruzzo è differente rispetto a quella di Milano, ma può regalare anche inaspettate sorprese. «Anche a casa rispetto regolarmente l’orario di ufficio 9-17.30. Con un vantaggio in più: svegliandomi presto posso permettermi di fare anche una nuotata di prima mattina, prima di lavorare. Così lavoro molto meglio».
Anche a casa rispetto regolarmente l’orario di ufficio 9-17.30. Con un vantaggio in più: svegliandomi presto posso permettermi di fare anche una nuotata di prima mattina, prima di lavorare. Così lavoro molto meglio
La domanda che tanti si pongono adesso è se durerà, visto che a settembre molti dovranno tornare in ufficio. Antonio non nasconde come in azienda ci sia ancora incertezza, ma è sicuro che «alcuni incontri con i clienti saranno fatti in presenza, quindi sarà obbligatorio tornare in città». Stesso discorso per Lorenza, che racconta come «il ritorno degli studenti in università imporrà come necessario anche un ritorno negli uffici, su questo non mi faccio illusioni».
Chi vive invece una realtà diversa è Maurizio Dall’Oro, genovese che ha deciso di passare l’estate lavorando al Sud, a Polignano a Mare. «Sono un pugliese di seconda generazione, i miei genitori vengono da Polignano. Già in precedenza venivo spesso a lavorare in smart working dalla Puglia e così a metà giugno ho colto l’occasione». Project manager in un’azienda ligure in ambito energetico, per Maurizio il futuro è a breve termine. «Per il momento resterò qui, anche perché fino al 30 settembre la mia azienda continuerà lo smart working. Un vantaggio non da poco, visto che qui c’è la possibilità una volta finito il lavoro di disconnettersi e andare in spiaggia. Lo stile di vita è completamente diverso».
Così per molti si pone davanti una scelta difficile. «Non so se riuscirei a vivere lontana da Milano. Mi manca la vita di ufficio e la vita del paesino un po’ mi sta stretta. Per questo è bella Milano: perché ti dà opportunità che altrove sarebbero impensabili», rivela Lorenza. «Sarebbe bello vivere al Sud, ma quello che trovi a Milano non lo trovi da nessuna parte», sostiene Antonio. Un discorso a parte lo fa invece Maurizio: «Il futuro è ancora incerto ma, visto che l’ho già fatto in passato, se si potesse mi piacerebbe poter continuare a lavorare di più in smart working da Polignano. Lo spero davvero».