Il lavoro alla prova del futuro2018-12-03T10:38:17+01:00

Descrizione Progetto

Il lavoro alla prova del futuro

In un mercato del lavoro in rapida trasformazione, principalmente a causa delle novità introdotte dalla tecnologia, i lavoratori si ritrovano costretti a rimanere al passo con i tempi aggiornando continuamente le proprie competenze. Per approfondire le loro preoccupazioni e analizzare la situazione ed il ruolo di aziende ed enti pubblici, The Adecco Group ha realizzato in collaborazione con Boston Consulting Group lo studio “Il lavoro alla prova del futuro”, che presentiamo di seguito.

Grazie alle risposte di circa 4.700 lavoratori e ad approfonditi colloqui con aziende e istituzioni, lo studio apre una finestra sulle modalità attraverso le quali le aziende si stanno preparando al mondo del lavoro del futuro. Mostra dati su come i lavoratori pensano di poter acquisire nuove competenze per puntare su reskillig e upskilling. Prende in esame il ruolo delle aziende e degli enti pubblici nella creazione di nuove abilità lavorative. Attraverso questa analisi, quindi, si mette in luce la frequenza con cui avvengono i cambiamenti e la conseguente reazione di lavoratori, aziende ed enti pubblici.

Da un lato abbiamo i lavoratori, preoccupati per l’impatto che processi come digitalizzazione e automazione hanno sulla propria occupazione. Per questi l’acquisizione di nuove competenze diventa ormai una “necessità assoluta” per poter rimanere competitivi all’interno del mercato del lavoro e migliorare la propria occupabilità. Dallo studio emerge che la mancanza di tempo e il costo della formazione sono gli elementi che ostacolano di più il processo di reskilling e upskilling dei lavoratori.

Dall’altro lato ci sono le aziende, consapevoli dell’importanza di disporre delle giuste abilità per tenere testa ai cambiamenti presenti e futuri. Rivestono un ruolo sempre più attivo nell’affiancamento dei propri dipendenti durante i processi di formazione continua. Generalmente, però, si muovono quando i cambiamenti sono già in atto, mancando quindi di una visione strategica e a lungo termine.

Infine, si hanno gli enti pubblici, che possono portare avanti attività a supporto di questo processo. Quelle più rilevanti si basano sul colmare il divario tra piccole e grandi aziende nella capacità di gestione delle competenze del personale e sul ridurre le disuguaglianze tra lavoratori di livello diverso, garantendo a tutti un accesso equo all’acquisizione di nuove competenze.

Lo studio si concentra su due grandi settori che negli ultimi anni hanno subito più trasformazioni, ovvero quello dei servizi finanziari/assicurativi, sottoposto a un alto grado di automazione e digitalizzazione, e quello dei beni di consumo/dettaglio, che è dovuto andare incontro alle vendite su dispositivi mobili, alla centralità del cliente, all’automatizzazione dei supermercati, alla personalizzazione e alla nascita di nuovi soggetti innovativi di piccole dimensioni.

Ciò che emerge dall’analisi è la necessità di una mentalità diversa. Aziende e lavoratori devono considerare l’acquisizione di competenze come uno strumento per garantirsi il futuro, che si tratti delle prospettive di business o occupazionali. È necessario che adottino un approccio più flessibile, che pianifichino la riqualificazione, tracciando però un percorso adattabile alle circostanze, anche grazie alla mano data dagli enti pubblici.

Nel futuro mondo del lavoro, il processo di acquisizione di competenze non vedrà più la parola fine. Le aziende dovranno riesaminare continuamente le competenze del personale, e i lavoratori dovranno migliorare costantemente le proprie competenze per rispondere ai progressi tecnologici, ai nuovi metodi lavorativi e alle fluttuazioni della domanda nel mercato del lavoro.