Dalle cantine alle fattorie, cresce il turismo enogastronomico
Un tour enogastronomico in bicicletta alla scoperta delle eccellenze parmensi. Una visita agli allevamenti per conoscere la storia della razza chianina. Un viaggio sul treno dei sapori tra i vigneti della Franciacorta e del Lago d’Iseo. Sempre più italiani, per le loro vacanze, scelgono di unire la riscoperta dei territori e dei prodotti tipici allo slow tourism.
Le esigenze dei viaggiatori stanno cambiando, alla ricerca di nuovi gusti ed esperienze. In questo contesto, l’enogastronomia acquista una centralità crescente. Secondo il “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano”, curato dalla docente universitaria esperta di turismo e cultura Roberta Garibaldi, i turisti italiani che hanno compiuto almeno un viaggio con motivazione principale legata all’enogastronomia nel 2023 sono il 58%, dato in crescita del 13% rispetto al 2019 e del 37% se confrontato con sette anni fa.
La domanda di esperienze enogastronomiche durante la vacanza segue dunque un trend nettamente positivo. Nel 2021, il 92% dei turisti italiani affermava di averne vissuta almeno una nel corso delle ferie nei tre anni precedenti. Nel 2022, il 67% aveva alle spalle un minimo di cinque esperienze in ristoranti, luoghi di produzione, eventi, tour o percorsi itinerari tematici. Inoltre, secondo i dati della European Travel Commission l’Italia è tra le mete preferite dai turisti europei.
In crescita anche il desiderio di visitare luoghi mai visti prima, alla ricerca di un angolo di relax a contatto con la natura. Un italiano su due vorrebbe partecipare a un corso di foraging per imparare a riconoscere e raccogliere piante e frutti selvatici. Il 41% prenderebbe parte a un corso di sopravvivenza in cui sviluppare competenze per accendere il fuoco e recuperare acqua potabile. Altri opterebbero per esperienze in cantine, birrifici e frantoi.
In generale, cresce l’attenzione verso tutte le esperienze che riguardano i luoghi di produzione di cibi e bevande tipiche. Il 74% degli italiani li ha visitati nel corso dei viaggi compiuti negli ultimi tre anni: in testa ci sono le cantine, seguite dai caseifici e dalle aziende agricole.
La scoperta di un luogo, quindi, non avviene solo ammirandone le attrazioni artistiche, storiche e culturali più rilevanti, ma passa anche attraverso gli aneddoti delle storiche aziende della zona, la riscoperta di un piatto tipico e di un calice di vino in un paesino di collina. Ma, per molti, vacanza e lavoro spesso si intrecciano: tante sono le persone alla ricerca di un posto silenzioso, lontano dalla fretta della quotidianità, in una località magari remota, ma dotata di tutti i comfort per fare smart working.
Quali sono le mete che conquistano il podio?
A livello nazionale, il podio delle mete più gettonate vede la Sicilia prima in classifica, al secondo posto l’Emilia-Romagna e al terzo la Campania. Queste tre regioni sono quelle in cui i prodotti e le specialità culinarie sono le più note ai turisti italiani e non solo. Molte altre, però, sarebbero le destinazioni con grandi opportunità di sviluppo. Alcuni territori hanno una grande tradizione culinaria alle spalle, ma alcuni piatti sono rimasti nascosti per secoli e tuttora il loro valore fatica a essere riconosciuto a livello nazionale.
In questo nuovo modo di viaggiare assumono rilevanza il coinvolgimento dei sensi e la fruizione attiva del patrimonio culturale locale, che offrono la possibilità di godere a trecentosessanta gradi la vita e le tradizioni della comunità del luogo, con la conseguente valorizzazione delle peculiarità – spesso sconosciute – del territorio. Ed è così che prodotti tipici e ricette della tradizione trasformano la vacanza in una vera e propria occasione sensoriale e di conoscenza.
La rilevanza di questa esperienza è stata sottolineata anche dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco), che ha riconosciuto l’enogastronomia come elemento del patrimonio culturale immateriale. L’Unesco ha anche sostenuto lo sviluppo di una rete mondiale delle Città Creative per la gastronomia, nella cui lista figurano Parma, Alba e Bergamo.
Il turismo enogastronomico in Italia sta diventando un vero e proprio driver di attrattività e le opportunità economiche che ne derivano sono molteplici. A livello politico, però, manca la consapevolezza del valore che riveste. Roberta Garibaldi, nel report, sottolinea che «spesso è presente come “prodotto” turistico nei portali ufficiali del turismo delle regioni italiane, ma il livello di strutturazione dell’offerta è eterogeneo e sono troppo poche le esperienze evidenziate».
Le evoluzioni per il futuro
Sarebbe necessario creare un quadro normativo favorevole per incentivare lo sviluppo del turismo enogastronomico, inserendo standard minimi tra le regioni per garantire lo svolgimento delle attività turistiche nei vari luoghi di produzione, agevolare le esperienze turistiche modificando alcune norme e definire i requisiti per l’esercizio delle professioni dell’ambito.
La riscoperta del piacere dato dal contatto con la natura e del valore di una vita lenta sono aspetti sempre più ricercati dai viaggiatori. È importante, però, creare le condizioni perché questo turismo sia accessibile, trasformando anche le aree marginali in possibili nuove mete. Da nord a sud, gli italiani (e non solo) potranno così apprezzare le acque cristalline delle località balneari più note, ma anche godere di un weekend lento in bicicletta alla riscoperta di piccoli borghi sperduti, scrigni di tradizioni secolari.