Agente finanziario: una professione che Covid e crisi climatica hanno trasformato
Cresce in Italia la fiducia nei confronti dell’agente finanziario. Nome esteso: agente di attività finanziaria. Così come aumenta la quota di italiani che vi fa ricorso per ottenere un prestito o per fare un investimento. È quanto emerge dall’indagine 2022 dell’Organismo di Agenti e Mediatori – OAM, che vede la percentuale di utenti supportati da professionisti salire al 50,4% rispetto al 47,4% del 2021. E tra i consumatori che si sono affidati a un agente, circa il 92% ha dichiarato di essere soddisfatto del servizio ottenuto, con un aumento del 10% sulla precedente rilevazione.
L’indagine ha inoltre riscontrato un aumento del livello di digitalizzazione e di conoscenza dell’attività di agenzia finanziaria, una tendenza che lo studio mostrava già nel 2019, ma che dall’avvento della pandemia è cresciuta ulteriormente. All’aumentare del grado di digitalizzazione degli italiani cresce anche la tendenza dei consumatori ad affidarsi alle prestazioni svolte dagli agenti.
L’evoluzione del ruolo dell’agente finanziario
La figura dell’agente finanziario è cambiata rapidamente in meno di un lustro. Fino a 3 anni fa, il lavoro dell’agente finanziario avveniva principalmente in presenza e consisteva nel promuovere contratti per finanziamenti sotto qualsiasi forma, su mandato diretto di chi il finanziamento lo chiedeva per acquistare un bene immobile, un’auto o avviare un’attività. Nel 2022, secondo il rapporto OAM, il grado di conoscenza del ruolo dell’agente è cresciuto rispetto all’anno precedente sul fronte degli investimenti, dal 6% al 9%, mentre è scesa la percentuale di chi non aveva nessuna conoscenza di questa figura professionale, dal 13% al 9%. Stabile, invece, il numero di consumatori che ha dichiarato di possedere una conoscenza limitata (46%) o adeguata (36%).
Con riferimento specifico ai vantaggi ottenuti rivolgendosi a un agente in attività finanziaria, il 32% di chi si è avvalso delle sue prestazioni ritiene di aver ricevuto un finanziamento con migliori condizioni contrattuali rispetto a quello richiesto tramite altri canali. Il 27% afferma di aver avuto maggiori possibilità di ottenere il prodotto finanziario desiderato e il 20% ritiene di aver ridotto i tempi di ottenimento del finanziamento. Il restante 22%, invece, ha dichiarato di aver ricevuto maggiori capacità di negoziazione delle condizioni economiche del finanziamento (10%) e maggiore comprensione delle proprie esigenze (12%). Ma la più grande novità, secondo l’indagine, nel quinquennio 2018-2022, è il capitale esclusivamente investito in ambito finanziario, più che triplicato (+344%), passando da 46 milioni nel 2018 a 204 milioni di euro nel 2021 nell’economia sostenibile. Insomma, quando gli italiani investono, chiedono agli agenti di supportare il comparto green.
La finanza green
Nel 2020 sono stati 35 mila i miliardi investiti a livello globale in attività con il bollino della sostenibilità. Oggi la cifra è aumentata ancora del 15% in due anni e costituisce il 36% di tutte le risorse gestite professionalmente nelle regioni trattate nel rapporto. Una bella cifra. Di questa enorme massa di denaro una parte indiscutibilmente sostenibile e in forte crescita è quella degli investimenti sulle fonti rinnovabili. L’Italia, nonostante sia indietro rispetto alla maggior parte degli altri Paesi europei nella creazione di leggi a supporto delle comunità energetiche rinnovabili e della transizione ecologica, ha visto aumentare del 30% gli investimenti green, in un Paese tradizionalmente reticente agli investimenti. «È la struttura degli investimenti che sta cambiando», ha scritto nel rapporto di OAM, Luca Pardi, responsabile scientifico di ZeroEmission 2022. «Si è passati dal sistema degli incentivi a fondi dedicati esclusivamente agli investimenti sulle rinnovabili. Questo grazie al lavoro degli agenti finanziari che si sono fatti promotori di un’altra possibilità di finanziamento in forte sviluppo finanziario: il crowd investing con operatori che raccolgono anche i risparmi di piccoli investitori e li aiutano a gestirli grazie a templi app».
Fintech, quando la finanza incontra il digitale. E i giovani investitori
A investire in Italia sono persone sempre più giovani. Sono loro che si stanno avvicinando al mondo degli investimenti: in circa cinque anni, l’età media degli investitori nel nostro Paese si è abbassata da 49 anni a circa 34. E investono nel digitale e in modo sostenibile il 70% dei fondi di cui dispongono.
Anche per questo connubio stretto tra investimenti sostenibili e digitale, l’indagine di OAM ha fatto il punto nello specifico sul grado di digitalizzazione finanziaria dei consumatori italiani e ha registrato un aumento rispetto al 2021 nel settore fintech, ovvero finanza e tecnologia digitale. In particolare, la percentuale degli investitori in questo campo è cresciuta del 5,7% rispetto all’anno precedente, attestandosi al 9,3%, ma risulta in aumento anche la quota con un livello di digitalizzazione finanziaria media (62,2% contro il 57,6% dello scorso anno).
L’utilizzo dei canali digitali è volto principalmente alla raccolta di informazioni sul saldo e sui movimenti di conto corrente e alle operazioni bancarie ordinarie. Solo il 32% del campione ha dichiarato di aver utilizzato l’internet banking per richiedere prodotti finanziari. E tra i più ricercati ci sono i prestiti personali, al 42%, seguiti dalle carte di credito, al 23%, e dai prestiti finalizzati, al 19 per cento.