Alec Ross: La carta in più dell’Italia nella rivoluzione digitale
«La terra era la materia prima dell'era agricola, il ferro di quella industriale, i dati di quella informatica. Finora non siete stati leader in questo settore. Ma nei prossimi 10 anni si dovrà tenere insieme tecnologia ed etica e questo vedrà l'Italia protagonista», così Alec Ross, ex consigliere di Barack Obama per l'innovazione e autore del bestseller The industries of the future, in Italia in occasione di “Human Innovation – Idee per nuove leadership. Leader per nuove idee” l’evento organizzato da Kpmg e Corriere Economia, ha immaginato il ruolo del nostro Paese per cavalcare la quarta rivoluzione industriale.
[legacy-picture caption=”Alec Ross, ex consigliere di Barack Obama per l’innovazione” image=”1b230176-8772-4bcf-9a5f-e2fef1e19e8f” align=”right”]Un’opportunità, quella della digital innovation, che però pretende delle precondizioni: «Più una società è aperta, più è adatta all’innovazione. Il 40 per cento delle 500 più grandi aziende americane sono state create da migranti o figli di migranti. Google è stato fondato dal figlio di un migrante russo. YouTube da un coreano americano. Intel da un ungherese-americano. La chiave del successo è creare le condizioni per permettere l’accesso agli studi ai migranti e ai loro figli. Se i migranti sono isolati dal resto della società, l’integrazione non sarà possibile generando delle tensioni sociali».
Tema quello dei migranti sempre di grande attualità in Europa, e in particolare in Italia. Su questo Ross è molto tranchant: «Le persone cercano un capro espiatorio per la loro immobilità e la mancanza di progresso. Risulta più facile accusare i migranti rispetto alla propria classe politica o alla propria comunità. La paura dei migranti è vecchia come il mondo e non ha mai portato a nulla di buono».
«L’innovazione è la creazione di prodotti o di processi che permettono la realizzazione continua del futuro:», riprende Ross, «questa è la definizione che ne darei. E non deve fare paura. Il futuro non è un’utopia. Non stiamo parlando di Star Trek. Ma non è nemmeno una distopia, non è Mad Max. La chiave del successo è massimizzare il positivo e minimizzare il negativo che la tecnologia e l’innovazione portano con sé. Non è possibile arrestare questo processo, ma possiamo regolarlo con intelligenza. Non penso che l’intelligenza artificiale o la robotica impoveriranno inevitabilmente la classe media come si dice, ma credo che molte persone perderanno il proprio lavoro se non attueremo le riforme necessarie nel settore educativo, che è molto complesso riformare. La riforma dell’educazione è possibile. Sta succedendo in Paesi come la Svezia, la Norvegia o Singapore. Sono stati sviluppati dei programmi di apprendistato in Svizzera e in Germania focalizzati sulle discipline che interessano il ceto medio. Adattarsi è possibile. Parafrasando Charles Darwin, non sopravvive il più forte o il più intelligente, ma chi è capace di adattarsi al cambiamento».
Ma qual è il modo migliore per adattarsi a questi cambiamenti? «Ci sono tre consigli che vorrei dare alle aziende italiane», conclude Ross: «In primo luogo si deve tifare per i giovani, dare ai giovani la possibilità di stare a tavola. La seconda riguarda le donne. Serve più partecipazione delle donne perché lì ci sono il 50% dei talenti. Infine il fallimento. Per voi in Italia è una disgrazia. Si devono correre rischi, senza il rischio di fallire non si può innovare. Quindi serve un sistema che non punisca troppo il fallimento».