Non solo social e serie tv: cresce l’Italia che legge
Il trend è oramai chiaro: nel nostro Paese cresce il numero di libri venduti. Lo conferma l’ultimo rapporto AIE (Associazione Italiana Editori) presentato a ottobre alla Buchmesse di Francoforte. L’Italia, alla voce “lettura”, sta diventando, da fanalino di coda che era, Paese traino in Europa.
La lettura: da passatempo a industria culturale
I dati sono impressionanti: 3 miliardi di giro d’affari. L’editoria si conferma così la prima industria culturale del Paese, insieme alle pay tv, e diventa la terza industria editoriale europea dietro solo a Germania (9,3 miliardi) e Regno Unito (7,5 miliardi).
La sostanziale tenuta sul mercato (3.056 milioni di euro, +0,1% rispetto al 2019) è frutto dell’andamento positivo della sezione “varia” (romanzi e saggi venduti nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione) che segna a fine anno vendite in crescita dello 0,3%.
In calo invece del 3,5% i libri scolastici (742 milioni). Forte aumento per il digitale: ebook, audiolibri e banche dati guadagnano il 10,9%, arrivando a 430,2 milioni di euro. Sul fronte della produzione, continua il rapporto, le novità a stampa pubblicate nell’anno sono state 73.675, in calo del 5,9%. Contemporaneamente, però, gli e-book sono cresciuti del 7,2%, raggiungendo quota 52.273.
Leggere in pandemia
Questi i dati registrati nel report Dall’emergenza a un piano per la ripartenza. Libro bianco sulla lettura e i consumi culturali in Italia (2020-2021), curato dal Centro per il libro e la lettura realizzato in collaborazione con l’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Sui numeri, va ricordato, pesa inoltre il “sommerso”, ovvero gli introiti persi a causa della pirateria, digitale e fisica. I mancati ricavi a valore ammontavano nel 2019 (è in corso di realizzazione la ricerca sul 2020) a 528 milioni di euro (stima “prudenziale” di IPSOS) e a circa 36 milioni di copie, tra libri a stampa e download di e-book e audiolibri. Il 61% di questi mancati ricavi riguardavano il settore della varia, il 20% l’universitario e il 19% quello professionale.
Meno novità, ma più digitale
Se concentriamo la nostra attenzione sulla varia, vediamo come il 2020 abbia lasciato in eredità all’editoria italiana soprattutto due tendenze, al netto di una domanda che rimane molto forte e, anzi, aumenta. La prima è la crescita del digitale.
Crescita a cui corrisponde uno stravolgimento nell’equilibrio tra i canali di vendita, con gli scaffali online che passano in due anni (dal 2019 al 2021) dal 33,2% del mercato al 46,2%. Il boom delle librerie online ha determinato un ampliamento dell’offerta a livello di titoli disponibili: cresce e viene sempre più valorizzato il catalogo, pesano meno i best seller. E questa è la seconda tendenza marcata nel nuovo scenario.
Meno novità a stampa, più libri digitali, un catalogo che acquisisce sempre più importanza: la produzione libraria italiana nel 2020 è radicalmente cambiata secondo linee di sviluppo che risentono dell’eccezionalità del primo anno di pandemia da un lato ma che, dall’altro, indicano un’accelerazione di tendenze che avevamo già visto all’opera negli anni precedenti.
Più libri e meno cari
Un altro trend che si consolida è il calo del prezzo di copertina. Il prezzo medio dei libri calcolato alla produzione (non ponderato sulla tiratura) è stato nel 2020 di 19,813 euro (-0,6% rispetto al 2019) e addirittura di 1,79 euro inferiore a quello del 2010.
La crescita dell’online, d’altra parte, esalta la coda lunga con il risultato che, oggi, i titoli commercialmente vivi, ovvero disponibili, sono 1,26 milioni, in crescita del 4,5% e senza considerare gli autopubblicati. Erano 716 mila nel 2010. Per gli e-book, siamo a quota 500 mila, erano 17 mila nel 2010.
Negli ultimi due anni si è pubblicato un po’ meno degli anni scorsi, è vero, ma l’offerta è sempre più grande perché si riduce il numero di libri che vanno fuori catalogo. Le novità hanno rappresentato oltre il 65% della produzione lungo tutti gli anni Dieci del secolo, con punte prossime al 70% in alcuni anni. Nel 2019 – ultimo anno in cui disponiamo di questo dato – il valore si riduce al 61,4% in favore di ristampe e nuove edizioni, cioè in favore della valorizzazione delle pubblicazioni ‘di catalogo’. Catalogo che infatti cresce del 45,9% negli ultimi quattro anni (+29,8% le novità).