Barack Obama dieci anni dopo il suo ingresso alla Casa Bianca


Nome: Barack Hussein Obama II. Data e luogo di nascita: 4 agosto 1961, Honolulu (Hawaii). Segni particolari: 44esimo presidente degli Stati Uniti d'America e prima persona di origini afroamericane a ricoprire tale carica. Premio Nobel per la pace. Mancino.

Ve lo ricorderete sicuramente, sul manifesto del 2008, con quel ritratto stilizzato e il motto “Yes, we can!”. Barack Obama è stato un leader come pochi, molto amato (come del resto la sua first lady Michelle) e simbolo di speranza, e non solo per essere stato il primo uomo di colore a sedere alla Casa Bianca. Della sua lunga presidenza vengono ricordate soprattutto la sua azione per il disarmo nucleare (in particolare in Iran) e la riforma del sistema sanitario, ma anche il suo attivismo in termini di diritti civili, di controllo delle armi e sul tema del cambiamento climatico. Delicata la questione della politica estera in Medio Oriente (in particolare in Iraq e Afghanistan), che gli è valsa più di una critica. Ma è innegabile come molte delle sue azioni, soprattutto sul fronte delle relazioni internazionali in ottica di pace, abbiano comunque battuto la strada per il progresso mondiale.

Ciò detto, sono diversi gli aspetti della sua vita che normalmente non si conoscono. Sapevate, ad esempio, che a malapena ha conosciuto suo padre? Oppure che lui e George W. Bush sono cugini di 11esimo grado? E che alcuni biologi gli hanno dedicato il nome di alcune specie di pesci?

Barack Obama è stato un leader come pochi, molto amato e simbolo di speranza, e non solo per essere stato il primo uomo di colore a sedere alla Casa Bianca

Ma partiamo dalle basi, prima di arrivare alla sua nuova vita al di fuori della Casa Bianca. Barack Obama nasce all’inizio degli anni Sessanta da padre keniota e madre americana. Appena due anni dopo la sua nascita, nel 1963, i genitori si separano e il padre fa ritorno in Kenya: il giovane Barack lo incontrerà ancora soltanto in un’occasione, prima che il padre muoia nel 1982. Dell’esperienza di crescita con la famiglia di sua madre e delle controversie psicologiche della sua eredità multirazziale Barack racconterà in un libro, Dreams from my father.

Dopo le seconde nozze della madre con Lolo Soetoro, Barack trascorrerà parte della sua infanzia a Giacarta, per poi tornare a Honolulu per finire la scuola. Studia Scienze politiche alla Columbia University e poi Legge ad Harvard, dedicandosi anche a un progetto comunitario di lavoro nei quartieri poveri di Chicago. Durante uno stage in uno studio legale di Chicago, conosce Michelle Robinson, la futura first lady: i due si sposano nel 1992 e nello stesso anno Obama inizia ad impegnarsi in politica. Nel 1996 diventa senatore dell’Illinois (tra il 1993 e il 2004 è docente di diritto costituzionale all’università di Chicago) e, dopo alcuni tentativi falliti come candidato rappresentante dello Stato alle primarie democratiche, nel 2004 le vince, sbaragliando poi il repubblicano Alan Keyes nella corsa al Congresso.

Il 4 gennaio 2005 Obama presta giuramento come senatore e, appena quattro mesi dopo, Time lo dichiara una delle 100 persone più influenti del mondo. Tra il 2005 e il 2006 Obama produce 152 tra disegni di legge e risoluzioni, la prima delle quali è una legge per incrementare il numero di borse di studio universitarie per studenti con famiglie a basso reddito (che verrà però approvata solo durante la sua presidenza). In Senato Obama svolge un ruolo attivo anche in molti di quelli che saranno i temi cardine della sua presidenza: sicurezza dei confini, riforma delle leggi sull'immigrazione, legislazione del possesso di armi, del riscaldamento globale e relazioni internazionali.

Già nel 2004 si vocifera su una sua possibile candidatura alle elezioni presidenziali, ma Obama dichiara ufficialmente l’intenzione di correre solo nel 2007: la scena internazionale è molto interessata alla sua candidatura, e Obama la coltiva con impegno, incontrando importanti figure politiche all’estero, tra cui Tony Blair, Nicolas Sarkozy e Walter Veltroni (allora a capo del Partito democratico italiano).

In Senato Obama svolge un ruolo attivo anche in molti di quelli che saranno i temi cardine della sua presidenza: sicurezza dei confini, riforma delle leggi sull'immigrazione, legislazione del possesso di armi, del riscaldamento globale e relazioni internazionali

[legacy-picture caption=”” image=”b4389ee2-537c-4ee1-9102-7bd5cb5aa89f” align=””]

Alle primarie del Partito democratico, Obama sfida Hillary Clinton e John Edwards: l’aspetto di forza (e segnale di cambiamento) del profilo di Obama è proprio quello di porsi come un afroamericano di umili origini in corsa per la prima volta per diventare presidente, un aspetto che contrasta in maniera forte con quello della Clinton, che pur essendo favorita ha attaccata a sé l’immagine della vecchia politica. Obama fa grande uso dei social network per raggiungere gli elettori, un altro aspetto innovativo della sua campagna. Grazie ad una presenza a tappeto, Obama incassa vittorie in quasi tutti gli Stati americani, diventando così ufficialmente il candidato democratico in corsa alla Casa Bianca.

Diventerà presidente il 20 gennaio 2009 con quasi 60 milioni di voti: un record assoluto. Le sfide che lo aspettano nel suo primo mandato sono la risoluzione della grande recessione dovuta alla crisi economica mondiale del 2008, la cattura di Osama Bin Laden e i rapporti con il Medio Oriente (sarà il suo impegno in tal senso a valergli l’assegnazione del premio Nobel). Nei primi 100 giorni di governo Obama emette ordini esecutivi per lo sviluppo di piani di ritiro dalle truppe in Iraq, e ordina la chiusura del carcere di Guantanamo, pur non ottenendo l’appoggio del Congresso. Ma il maggiore successo del suo primo mandato è il Patient Protection and Affordable Care Act (altrimenti detto Obamacare), la riforma sanitaria che arriva a garantire la copertura assicurativa a 23,5 milioni di americani in più rispetto a prima.

Nel 2011 Obama annuncia la sua candidatura alle presidenziali dell’anno seguente: dato che i democratici gli hanno garantito sostegno pieno, vi arriva senza rivali all’interno del suo partito. Vincerà battendo il repubblicano Mitt Romney. Durante il suo discorso di insediamento, è il primo presidente a parlare dei diritti degli omosessuali. L’approvazione dei matrimoni gay sarà una delle pietre miliari del suo secondo mandato, insieme alla riapertura delle relazioni diplomatiche con Cuba grazie alla mediazione di Papa Francesco, la conseguente rimozione dell’embargo e la ratifica dell’accordo di Parigi sul clima. Tra le leggi approvate sotto l’amministrazione Obama, in ambito di diritti Lgbt si ricorda poi la rimozione del divieto di viaggiare negli Stati Uniti per le persone affette da Hiv e la rimozione del divieto di servire nelle forze dell’ordine da parte di gay, lesbiche e transgender.

Obama non è stato esente da critiche, in particolare sulla sua politica estera: i rapporti controversi con Israele, l’assenza di una chiara exit strategy dall’Iraq e l’aumento delle truppe in Afghanistan

Ciò detto, naturalmente Obama non è stato esente da critiche, in particolare sulla sua politica estera: i rapporti controversi con Israele, l’assenza di una chiara exit strategy dall’Iraq e l’aumento delle truppe in Afghanistan, ad esempio, l’hanno posto al centro di diverse polemiche durante gli anni della sua presidenza. Tant’è che ancora oggi qualcuno lo ricorda come un presidente non sufficientemente ambizioso, né particolarmente rivoluzionario. Nel complesso, però, i meriti restano: la sua capacità di portare gli Stati Uniti fuori dalla recessione, trainando dietro a sé virtualmente il mondo intero, la coscienziosità nel responsabilizzare il mondo, e soprattutto un Paese come la Cina, sulle politiche ambientali, e l’abilità politica nel gestire le relazioni con le altre potenze mondiali non potranno essere dimenticate.

Non potendo ricandidarsi alla scadenza del suo mandato, il 20 gennaio 2017 consegna la presidenza Usa a Donald Trump. Da quel momento in poi, in realtà, Obama è praticamente sparito dalla circolazione. Fatta eccezione per qualche apparizione pubblica (di recente avevano fatto notizia anche alcune “lezioni” che l’ex presidente aveva tenuto con compensi da capogiro, fino a 300mila dollari), perlopiù tace. Visto il dissenso verso la linea tenuta dal nuovo presidente, qualcuno ha suggerito che preferisca non esporsi per non gettare fango sul nuovo inquilino della Casa Bianca. Piuttosto, pare che si stia concentrando a pieno sulla sua Obama Foundation, una scuola di formazione politica che punta a formare la nuova classe dirigente americana. Che stia già architettando qualcosa per il post-Trump?

Di |2024-07-15T10:05:26+01:00Maggio 3rd, 2019|Human Capital, Lifestyle, MF|0 Commenti
Torna in cima