Bob Iger, l’uomo che ha cambiato la storia della Disney
Sei film nella top ten, tredici nei primi venti. La lista dei film che hanno incassato di più nella storia del cinema rende merito (e profitto) alla Disney, casa di produzione di più della metà dei campioni di sempre al botteghino. Se questo record avesse un nome e un volto, sarebbero senz’altro quelli di Bob Iger: tutti questi film sono infatti usciti dal 2012 in avanti e quasi tutti hanno il marchio Disney grazie alle operazioni di mercato concluse da Iger durante i suoi 15 anni da ceo dell’azienda.
Nelle scorse settimane, il manager 69enne ha annunciato a sorpresa le sue dimissioni prima della scadenza del suo contratto a fine 2021, anche se per un anno resterà in azienda da presidente, supervisionando l’operato del suo successore, ovvero Bob Chapek. Quel che Iger lascia in eredità è un colosso dell’entertainment cresciuto in maniera esponenziale rispetto alla pur nobile Disney di un tempo.
Non esagera la Cnn quando scrive che Bob Iger potrebbe essere la seconda persona più importante della Disney, dietro soltanto lo stesso Walt. «Credo che questo sia il momento ottimale per passare a un nuovo ceo», ha comunicato Iger. «Sono stato con l’azienda per 45 anni, e ho lavorato come ceo per 15 di quegli anni. È stata una corsa divertente».
Nel 2005 Iger si insedia al vertice della casa di Mickey Mouse, succedendo a Michael Esner. E capisce subito che il rilancio dell’azienda – colpita dura da un paio di fallimenti e dalla concorrenza – passa attraverso la fine della guerra con i rivali della Pixar. E qual miglior modo per battere i rivali se non comprandoseli? Iger ricuce i rapporti con Steve Jobs, proprietario della casa di produzione di Toy Story, e all’inizio del 2006 Disney acquista Pixar per 7,4 miliardi di dollari.
Iger affiancherà per un anno il suo successore Bob Chapek restando come presidente
Disney riparte, contando anche sull’innovazione e sulle idee degli ex concorrenti. Ma non è che l’inizio. Due anni dopo arriva un altro colpo che cambierà la storia dell’azienda: per 4 miliardi di dollari Iger completa l’acquisto della Marvel Comics, forse la casa di fumetti più famosa del mondo. Sono gli anni in cui i film sui super eroi sono ancora disordinati e effimeri, serve una mano che disegni un progetto preciso per gli anni a venire. Disney fa bingo: Marvel mette in cantiere un film dopo l’altro e in poco più di 10 anni arriva a distribuirne 23, con altri 14 già in fase di sviluppo. SpiderMan, Hulk, Iron Man, gli Avengers e compagnia sono una miniera d’oro per la Disney: i film incassano 22,5 miliardi, rendendo Marvel il franchise più redditizio della storia. Per non parlare del merchandising, dei parchi a tema e di tutto il resto.
La strategia, vincente, è la solita: si compra una fetta di mercato e la si proietta nel mondo miliardario delle trilogie, delle saghe tv, del digitale. Succede anche nel 2012, quando Disney porta a casa l’acquisizione di Lucasfilm per 4,06 miliardi di dollari. Significa i diritti sui film prodotti da George Lucas. Tradotto: oltre a piccoli gioielli come American Graffiti, ci sono le saghe di Star Wars e di Indiana Jones. Diseny lancia la terza trilogie di Guerre Stellari e produce pure due spin-off (per la verità non riuscitissimi). Il successo è mondiale e anche questa volta Iger dimostra di averci azzeccato.
L’ultima sfida, nel 2017, è all’impero di Rupert Murdoch. Iger conclude l’acquisto per la cifra monstre di 71,3 miliardi della maggioranza della 21st Century Fox. L’investimento è notevole, ma Disney mette le mani su un gioiello: studi tv e cinematografici, centinaia di film, il broadcaster National Geographic, il 39% di Sky e diversi altri canali in giro per il mondo.
Il suo patrimonio personale è stimato in 690 milioni di dollari
Prima di lasciare, Iger mette in piedi il lancio di Disney +, l’arma con cui l’azienda entra nel vero grande campo di battaglia dei nostri tempi. È la guerra a Netflix, Amazon e agli altri big dello streaming, ma è anche il modo migliore per sfruttare quanto seminato nei dieci anni precedenti, perché Disney può adesso vantare un catalogo esclusivo e rivolto a una fanbase molto fedele, quasi accanita (gli appasionati di Star Wars o dei film Marvel seguono i film, organizzano raduni ed eventi. ecc).
Il risultato di questa operazione, però, non sarà gestito da Iger. I suoi numeri, quelli con cui lascia, sono incontrovertibili e raccontano di un successo con pochi simili: nei suoi 15 anni di gestione le azioni della Disney sono aumentate del 492% e i profitti del 335%, raggiungendo i 2,13 miliardi lo scorso anno. I parchi a tema in giro per il mondo si sono moltiplicati, da Hong Kong a Shanghai. E il fatturato del primo trimestre del 2020 è aumentato del 36% rispetto allo stesso periodo del 2019 – 20,86 miliardi contro 15,3 – e lui, oggi, se ne va con un patrimonio stimato di 690 milioni di dollari. Niente male per uno che nel 1974 era entrato in Abc come assistente di produzione a 700 dollari al mese.
Innamorato del suo lavoro, Iger in realtà ha già rinviato per quattro volte il pensionamento
Il nome di Iger è circolato spesso anche tra i possibili candidati alla Casa Bianca. “È un po’ tardi, non le pare?”, ha risposto a chi dopo le sue dimissioni gli ha chiesto se stesse pensando di candidarsi alla guida degli Stati Uniti. Ma Iger, in realtà, non si allontanerà del tutto dall’azienda. Fino alla scadenza del suo contratto, nel dicembre 2021, si dedicherà a tempo pieno allo sviluppo della parte creativa del lavoro della Disney, senza più avere le incombenze da amministratore delegato.
Nominato businessman dell’anno dal Time, la storia di Iger alla guida di Disney è racchiusa in un libro, “The Ride of a Lifetime: Lessons in Creative Leadership from 15 Years as CEO of the Walt Disney Company ”, nel quale elenca i principi necessari per una buona leadership. Tra i principali ci sono: 1. Ottimismo: “Anche di fronte alla difficoltà, un leader ottimista troverà la strada verso il miglior risultato possibile e si concentrerà su quello, piuttosto che cedere al pessimismo”; 2. Coraggio: “I leader devono essere disposti a correre rischi e fare grandi scommesse. La paura del fallimento distrugge la creatività”; 3. Decisioni veloci: “Tutte le decisioni, per quanto difficili, possono essere prese tempestivamente. L'indecisione è sia dannosa che distruttiva per il morale”, 4. Equità: “Tratta le persone in egual modo, con empatia e renditi disponibile a loro”.
Innamorato del suo lavoro, Iger in realtà ha già rinviato per quattro volte il pensionamento, giurando che non sarebbe rimasto oltre la fine del 2021. Vedremo se stavolta andrà davvero in pensione, o se Mickey Mouse lo tratterrà ancora nella sua fabbrica dei sogni.