Boom di Ingegneria, le materie scientifiche prendono piede anche in Italia
La facoltà di Ingegneria è da sempre considerata tra le più difficili, se non la più ostica, ma questo negli ultimi anni sembra spaventare sempre meno studenti che infatti la stanno prendendo d’assalto. A certificare il boom di iscrizioni sono i dati dell’Anvur (l'Istituto nazionale deputato alla valutazione della ricerca scientifica e dell'università italiana): dal 2010/2011 al 2017/2018 gli iscritti sono cresciuti di 7mila unità diventando il 14,5% di tutti gli immatricolati degli atenei italiani, insidiando il primato del numero di iscritti alle facoltà del gruppo economico-statistico.
La tendenza si è confermata anche per l’anno accademico che sta iniziando, come spiega Donatella Sciuto, Prorettrice Vicaria del Politecnico di Milano e Ordinaria di Sistemi di Elaborazione presso il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria: «Abbiamo avuto un aumento del 6% delle richieste ai test di ammissione rispetto all’anno scorso. Ma già agli open day organizzati dall’Università abbiamo riscontrato un numero in aumento dei ragazzi interessati a iscriversi a Ingegneria. Il motivo è semplice: queste lauree offrono buone possibilità di trovare un lavoro velocemente, soprattutto dopo la laurea magistrale, ma anche con la triennale, soprattutto per quanto riguarda i settori informatici».
Ingegneria è un’ottima scelta, certo il suo studio comporta dei sacrifici, ma ti forma la mente come nessun’altra materia, permettendoti di fare poi qualsiasi mestiere.
Al costante aumento di iscrizioni però non sembra corrispondere un miglioramento del gap di genere presente nelle facoltà scientifiche, che rimane un tasto dolente nel mondo accademico. Le donne sono la maggioranza tra i laureati, ma solo il 15% tra quelli che si specializzano in ingegneria informatica. Le ingegnere elettriche e meccaniche sono ancora meno, un decimo dei loro colleghi. Ancora oggi le cosiddette materie Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) sono percepite dalle ragazze come “poco adatte” a loro.
La questione rimane un tasto dolente: «Lo stereotipo c’è, negli uomini e anche in tante famiglie, anche se fortunatamente c’è stato tra le iscrizioni femminili qualche incremento per quanto riguarda l’Ingegneria biomedica, l’Ingegneria chimica e quella ambientale, perché associate a professioni con un elevato risvolto sociale», conferma la professoressa Sciuto. Anche lei, laureata in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Milano (a soli 22 anni) e con un PhD in Electrical and Computer Engineering all’University of Colorado, non è sempre immune dagli stereotipi che dipingono le donne con una carriera avviata nel mondo scientifico come delle strane eccezioni: «Nel mondo accademico non ho avuto molti problemi fortunatamente, ne ho avuti di più perché in tanti mi ritenevano troppo giovane. Di problemi ne riscontro spesso col mondo esterno, non solo io, ma tante altre docenti. Basti pensare a quando si va a qualche riunione, il collega viene salutato come “Professore”, mentre se sei una donna ti chiamano “Signora”.
Ci sono ancora dei passi avanti da fare, quindi, ma sicuramente l’aumento dei laureati in ingegneria non può che giovare al Paese, che vanta ancora troppi pochi giovani (il 25 per cento contro il 37 per cento della Germania e il 29 per cento del Regno Unito) che escono dai dipartimenti più appetiti dal mercato del lavoro, ovvero Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Sempre più giovani studenti sembrano quindi seguire il consiglio della Professoressa Sciuto: «Ingegneria è un’ottima scelta, certo il suo studio comporta dei sacrifici, ma ti forma la mente come nessun’altra materia, permettendoti di fare poi qualsiasi mestiere. Tutti i suoi ambiti consentono di svolgere professioni di cui la società può beneficiare, ora più che mai anche nell’ambito informatico».