Le bugie sul futuro raccontate ai Millennial e come iniziare a cambiare
«I Boomer sono fuori dal mondo e arroganti. I Gen X sono cinici e non si impegnano. I Millennial si sentono in diritto di avere tutto. I Gen Z sono narcisisti e non vogliono lavorare sodo». Come spiega la Harvard Business Review, anche per descrivere le diverse generazioni esistono molti stereotipi, specie oggi che la velocità degli eventi del mondo sta creando solchi sempre più netti tra giovani e adulti.
Attualmente sulla Terra convivono sei generazioni di persone che differiscono considerevolmente tra loro. Ma oltre alle discrepanze apparentemente più superficiali, come ad esempio i modi di comunicare sui social media, presentano contrasti molto più profondi: di pensiero, approccio alla vita e alle opportunità, influenzate dalle condizioni socio-economiche del loro periodo di nascita.
Nel libro “Boomers contro Millennials: sette bugie sul futuro e come iniziare a cambiare”, edito da Harper Collins, il giornalista Beniamino Pagliaro approfondisce gli stereotipi che riguardano queste due generazioni analizzando sette macro-problemi.
In particolare, prova a riflettere su tutte quelle “promesse” che la società rappresentata dalla vecchia generazione non ha mai mantenuto suo malgrado, a causa dei cambiamenti socio-economici che hanno caratterizzato il mondo negli ultimi anni. Le promesse erano le seguenti: studia e troverai il lavoro dei sogni, lavora e comprerai casa, smetti di lavorare e avrai una buona pensione. Ma oggi non è più possibile garantire certi standard di vita nei confronti dei nuovi nati. Queste «bugie», come le chiama l’autore, anche se raccontate con buone intenzioni non hanno funzionato nella pratica, generando nei giovani un senso di sfiducia e impotenza.
I Millennial studiano più delle generazioni precedenti, ma quando entrano nel mondo del lavoro devono accettare stipendi più bassi.
Le cifre presentate nel libro mettono in evidenza gli squilibri generazionali, in una società che appartiene ai 50-60enni e che, spesso, si regge sui contratti a tempo di giovani lavoratori precari e finte partite Iva.
La generazione dei Millennial è caratterizzata da stipendi più bassi rispetto a quelli che percepivano i genitori, e da poche certezze. Avendo dovuto, per giunta, attraversare ben due crisi: prima quella economica iniziata in America, poi la pandemia che ha completamente rivoluzionato il modo di vivere. E ora la guerra e l’inflazione.
«Il problema non sono soltanto le illusioni perdute. E nemmeno una rivendicazione stanca», spiega Pagliaro. «Se fosse così, potremmo rassegnarci, imprecare un po’, pensare ad altro. Ma i numeri di oggi hanno conseguenze nel futuro. I Millennial studiano più delle generazioni precedenti, ma quando entrano nel mondo del lavoro devono accettare stipendi più bassi».
La dottrina del “Si è sempre fatto così” è il paradigma del pensiero delle vecchie generazioni e rappresenta un grande ostacolo al cambiamento.
Secondo Pagliaro, la dottrina del “Si è sempre fatto così” è il paradigma del pensiero delle vecchie generazioni e rappresenta un grande ostacolo al cambiamento. Questa mentalità diventa un vero e proprio nemico della flessibilità e dell’adattamento, proprio quando il mondo sta cambiando a un ritmo sempre più veloce. Il mantenimento di vecchie abitudini e la resistenza al cambiamento rappresentano una sorta di comfort zone che viene preferita per evitare le insidie dell’ignoto.
Tuttavia, conclude l’autore, le accezioni con cui viene utilizzato il linguaggio per definire le diverse generazioni potrebbero rappresentare, in certi casi, un ostacolo alla costruzione di un futuro comune. Ad esempio, la parola Boomer, spesso usata in modo ironico, racchiude invece l’ideale positivo di un’Italia che è cresciuta, si è evoluta ed è migliorata. Ed è proprio qui che si trova la chiave di volta per tentare di risolvere il divario tra nonni e nipoti. Proprio in quella generazione del “miracolo” bisogna trovare l’ispirazione per inventarsi un nuovo benessere a beneficio di tutte le età. Ma se non si investe nella crescita economica a lungo termine, i lavoratori attuali potrebbero essere costretti a sostenere il peso delle pensioni senza poter dedicare risorse ad altri settori sociali.
Di fronte a queste problematiche, la soluzione proposta dall’autore è quella di abbattere l’inerzia e discutere di approcci innovativi, che non si basino solo sulla scarsità di risorse o sull’uso di etichette generazionali. Infatti i problemi odierni richiedono risposte nuove e coraggiose, in grado di garantire benefici sia per l’attuale popolazione, che per quella futura.