Crowdfunding: quando e come usarlo per aziende, startup e Terzo settore


Una volta erano le tre F a fare decollare le nuove idee: F per Friends, Family and Fools a cui artisti e imprenditori si rivolgevano per sostenere le proprie iniziative. Oggi la rete ha moltiplicato all’ennesima potenza il bacino di persone a cui chiedere un contributo per finanziare il proprio progetto.

Grazie al web la vecchia “colletta” non solo è stata rispolverata e tirata a lucido, ma ha finalmente raggiunto tutto il suo potenziale. Infatti, con la sua trasposizione nell’era digitale, si può decretare l’inaugurazione dell’era del Crowdfunding, letteralmente “finanziamento della folla”, uno strumento che è stato in grado di rivoluzionare il mondo dei progetti creativi, sociali e imprenditoriali, arrivando a raccogliere oltre 34 miliardi di dollari a livello globale.

Cos’è il crowdfunding

Offrire a tutti l’opportunità di lanciare la propria campagna di raccolta fondi: è questa l’idea dietro questo sistema di finanziamento, nato alla fine degli anni novanta negli ambienti del rock indipendente. È il 1997 quando la band britannica Marillion decide di chiedere ai fan di finanziare il tour negli Stati Uniti, tramite la creazione di una campagna online. Un esperimento riuscitissimo: i fan si appassionano e contribuiscono con donazioni che raggiungono i 60mila dollari. Il successo viene replicato da altri artisti, non solo nell’industria musicale: è alla rete che nel 1999 il regista americano Mark Tapio Kines si rivolge per finire il suo primo lungometraggio, Foreign Correspondent. La campagna online raccoglie oltre 125mila dollari, cifra necessaria a sostenere le spese di post-produzione.

Anche se bisogna aspettare il 2009 per il lancio di Kickstarter, la piattaforma di maggior successo a cui si deve effettivamente la trasformazione del crowdfunding in strumento mainstream, le prime piattaforme iniziano a popolare il web dai primi anni duemila. Nata nel 2003, Artistshare è il primo sito interamente dedicato al finanziamento di progetti artistici. Il modello funziona e viene replicato anche in Italia con Produzioni dal Basso, la prima piattaforma di raccolta fondi condivisa del nostro Paese, nata nel 2005, addirittura ante-litteram perché all’epoca la parola non esisteva. Produzioni dal Basso è la dimostrazione di come questa formula possa funzionare anche nello stivale; ancora oggi rimane una delle tre piattaforme di maggior successo nel nostro Paese, raccogliendo oltre 5 milioni di euro, di cui 2 milioni solo nell’ultimo anno.

«Abbiamo aperto anche un servizio di customer care e diamo la possibilità di donare anche con bonifico bancario», spiega Angelo Rindone, founder della piattaforma. Tutte attenzioni che rendono il sito più semplice da utilizzare anche per chi non è nativo digitale, in un Paese come l’Italia in cui le transazioni economiche online sono ancora viste con sospetto da molti. Una crescita, quella di Produzioni dal Basso, che testimonia però come il crowdfunding stia diventando sempre più mainstream, anche in un Paese in cui il digital divide rimane ancora oggi un ostacolo.

Crowdfunding, Lending ed Equity crowdfunding: le differenze

Che il crowdfunding continui a crescere è testimoniato anche dalla moltiplicazione delle piattaforme: un vero e proprio labirinto del web, popolato da tipologie molto diverse in cui è sempre più complicato districarsi.

Ecco i tre modelli fondamentali:

  • General crowdfunding

Si tratta della forma più pura e più diffusa di questo strumento. Due le sottotipologie fondamentali: Donation-based Crowdfunding e Reward-based crowdfunding. Il primo caso permette di lanciare una vera e propria campagna online di donazione, in cui il sostenitore offre il proprio contributo economico ad un progetto di impatto sociale, senza aspettarsi nulla in cambio. Retedeldono è la piattaforma Donation-based più utilizzata in Italia, ideale per organizzazioni non-profit e associazioni.

È invece diverso il meccanismo Reward-based, in cui le donazioni della campagna sono impostate per fasce economiche, dal contributo minimo, in media tra i 5 e i 10 euro, a contributi più consistenti di diverse centinaia di euro, che a seconda del progetto e dell’obiettivo possono arrivare anche a qualche migliaio. A seconda dell’entità del contributo effettuato, il sostenitore riceve appunto un “reward”, ovvero una ricompensa che, ad esempio, nel caso di campagne per progetti cinematografici, può variare da un semplice ringranziamento via Facebook, alla ricezione di una cartolina autografata dal regista, fino, per le donazioni più ingenti, al ruolo di “producer” nei titoli di coda del film.
È reward-based Kickstarter, così come lo sono i tre siti di maggior successo italiani: Eppela, Musicraiser e Produzioni dal Basso. Questo modello è molto utilizzato da artisti, creativi, autori, ma anche progettisti e imprenditori che vogliono lanciare un’idea innovativa.

  • Lending crowdfunding

Una vera e propria forma di prestito online condivisa. Uno strumento finanziario che permette ai sostenitori di offrire il proprio contributo economico, in cambio di un interesse o del rimborso del capitale. In molti casi è la stessa piattaforma a selezionare i progetti, attribuendo un rating.
Il lending crowdfunding è molto apprezzato dalle piccole aziende e dai risparmiatori, che aiutano a finanziare progetti imprenditoriali seguendo in modo trasparente il proprio denaro e limitando il rischio che, in questo caso, viene condiviso con altre persone. Tra le piattaforme di maggior successo in Italia troviamo Borsadelcredito.it, con oltre 30 milioni di euro erogati alle aziende italiane a rendimento medio dei prestatori del 5%.

  • Equity Crowdfunding

L'Equity CrowdFunding è il modello con lo sviluppo più rapido nel nostro Paese. Il sistema permette la raccolta fondi online, offrendo quote della società a chi decide di finanziare l’iniziativa. Una vera e propria forma di investimento dal basso, che prima dell'inizio di quest'anno era disponibile solo per startup e imprese innovative, e che dal 3 gennaio 2018 è aperta anche alle PMI e alle imprese sociali. Con un incremento del 150% nel 2017 rispetto all’anno precedente, l’Equity crowdfunding, particolarmente adatto per imprese con un alto capitale relazionale, si prospetta come il modello con maggior potenziale di crescita nel 2018.

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Il crowdfunding in Italia

“Crowdche?” Era quello che fino a poco tempo fa spesso ci si sentiva rispondere se utilizzavamo questo termine, eppure la musica oggi sembra cambiata. La parola crowdfunding sta diventando di uso comune anche nel nostro Paese. Dall’utilizzo dei modelli equity e lending da parte delle aziende, alle tipologie donation e reward-based utilizzate dal terzo settore e dai creativi, sono sempre di più i progetti sociali, artistici e imprenditoriali sostenuti attraverso questo strumento.

È figlio di una campagna di crowdfunding il caso editoriale dell'anno Storie della Buona notte per bambine ribelli, creato da Francesca Cavallo ed Elena Favilli, due autrici italiane. Inizialmente lanciata su Kickstarter, la campagna ha raccolto oltre 1 milione di dollari da sostenitori provenienti da 70 nazioni diverse in soli 28 giorni, per un totale di 1 milione e 300.000 dollari dal lancio della campagna in aprile 2016 fino a ottobre dello stesso anno, diventando la campagna editoriale ad aver raccolto il maggior numero di fondi grazie al crowdfunding. Un ulteriore segnale di continua crescita di questo modello, che trova conferma anche nei dati pubblicati dal Terzo Rapporto sul Crowdfunding in Italia, con un totale di 41.406.243,66 euro raccolti nel 2017, registrando un aumento del 45% rispetto all’anno precedente.

Il valore medio dei progetti finanziati varia a seconda del modello, dai 6.105,21 euro del Donation/Reward-based ai 55.547,41 euro del lending, fino ai 268.049,33 dell’equity.
È proprio l’Equity la tipologia che ha registrato la crescita maggiore nel 2017, con un incremento pari al 150% e una raccolta che nel solo 2017 supera gli 11M di Euro, portando a 78 le imprese che hanno raccolto capitali attraverso la crowd.

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Quando e come lanciare una campagna di crowdfunding

Opportunità unica, innovativa e accattivante per chi vuole lanciare un proprio progetto attraverso una raccolta fondi, ma quando si capisce che è il momento giusto per lanciare una campagna ? E quando invece è meglio non affidarsi a questo strumento?

Secondo Chiara Ceretti, fundraiser ed esperta di crowdfunding per il Terzo settore, prima di partire bisogna farsi alcune domande chiave: «Ci vuole studio e preparazione. Bisogna avere una visione concreta e oggettiva dei propri obiettivi e anche del proprio patrimonio relazionale», spiega. «La prima domanda è analizzare la propria community di riferimento e capire se si tratta di persone che sono internet-friendly ».

Questo aspetto rimane fondamentale anche per il modello Equity, come sottolineato anche da Giancarlo Giudici, direttore dell’Osservatorio Crowdfunding del Politecnico di Milano: «Il lavoro si deve iniziare molto prima di lanciare la campagna, capire se si ha un capitale relazionale adeguato, in grado di partecipare attivamente, magari anche composto da altri professionisti attivi nella stessa filiera che hanno tutto l’interesse allo sviluppo di quel progetto».

Fondamentale poi capire se il progetto è adatto: «Dev’esserci l’elemento dell’urgenza. La campagna funziona se c’è un’iniziativa chiara da sostenere e una scadenza. È fondamentale quindi porsi obiettivi realizzabili e raggiungibili nei tempi prestabiliti. Per una piccola associazione la quota da raggiungere può essere anche di poche migliaia di euro». Mai dimenticare poi il fatto che la campagna sia in sé un lavoro. «Molti ancora oggi pensano che il crowdfunding sia una soluzione, quando invece è uno strumento che, per essere usato, richiede un investimento», continua Ceretti. «Per questo è necessario impostare una pianificazione precisa delle attività e della comunicazione, prevedendo un budget per questo». Un aspetto che deve sempre essere considerato, anche quando si parla di equity e lending crowdfunding. «Molto spesso il motivo per cui una campagna non raggiunge il successo è determinato proprio dalla mancanza di pianificazione: si mette il progetto online e si pensa che i finanziamenti arriveranno da soli. Non è così che funziona. Bisogna attivarsi, c’è tanto lavoro, ma anche tante opportunità».
Per molti il crowdfunding diventa infatti un vero e proprio strumento consolidato da riutilizzare: «Acquisire le competenze per mettere in piedi una campagna è un investimento che richiede energie, il risultato è proficuo tanto più se il modello è replicabile, se è un investimento che posso ripetere», aggiunge Ceretti. «Se decido di sperimentare questo strumento, allora devo prendere in considerazione l'ipotesi di riutilizzarlo in futuro. In questo caso allora il crowdfunding raggiunge il suo pieno potenziale e può davvero costituire una svolta».

Di |2024-07-15T10:05:01+01:00Maggio 21st, 2018|Economia e Mercati, Innovazione, MF|0 Commenti
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