Dalle app agli armatori: lavori nuovi e mestieri scomparsi in dieci anni di crisi
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A dieci anni dallo scoppio della crisi economica molti Paesi stanno ancora contando i danni, tra milioni di posti di lavoro bruciati e brusche svolte politiche che hanno messo a rischio persino la tenuta dell'Unione Europea.
Dieci anni sono però un tempo sufficientemente lungo per allargare il punto di vista e analizzare, da una parte, quali mestieri stanno scomparendo – complice la crisi, ma anche lo sviluppo tecnologico – e, dall'altra, quali professioni che oggi sono diffuse in tutto il mondo non esistevano prima del 2007.
Tra i più fortunati "neonati" del mercato del lavoro ci sono senza dubbio gli sviluppatori di app: il primo IPhone usciva proprio nel 2007, anno di inizio della crisi, e rivoluzionava il mondo della telefonia mobile, creando una sorta di competizione tra iOS e Android, i sistemi operativi di Apple e Samsung per i quali i rispettivi store di applicazioni contano oltre un milione e mezzo di app a disposizione.
Sempre a proposito di rivoluzioni digitali, il 2007 precedeva di un paio d'anni il boom di Facebook, oggi canale di comunicazione imprescindibile per le aziende. Se nei primissimi anni di diffusione del social network non era ancora necessario dotarsi di un professionista che gestisse i profili di interesse pubblico, da qualche tempo i social media editor – che si occupano anche degli altri social network, oltre a Facebook – sono profili ricercatissimi e spesso non sono soltanto le aziende o gli enti pubblici a servirsene, ma anche personaggi famosi in cerca di un buon posizionamento online.
Tra i nuovi mestieri spiccano anche alcuni insospettabili: una ricerca di LinkedIn racconta l'esplosione della popolarità della Zumba e, di riflesso, la diffusione di migliaia di istruttori.
Gli effetti della Rete sono molteplici e hanno fatto sì che nascessero professioni molto diverse tra loro. Non si possono non citare gli analisti dei big data, ovvero gli incaricati di raccogliere e di gestire quello che in molti considerano il petrolio del nuovo millennio.
Dall'altra parte, però, c'è anche chi si è creato un lavoro con molte meno competenze tecniche, ma sapendo sfruttare le proprie doti comunicative e la viralità del mezzo video. È il caso dei molti youtuber che hanno uno stipendio, oltre che popolarità, grazie a video spesso girati, almeno inizialmente, in modo del tutto amatoriale e che poi sono diventati macchine da milioni di clic.
Non solo tecnologia, però. Tra i nuovi mestieri spiccano anche alcuni insospettabili: una ricerca di LinkedIn all'interno dei propri iscritti ha dimostrato come dal 2011 in avanti ci sia stata un'esplosione nella popolarità della Zumba, danza caraibica rimasta sconosciuta per anni ma di cui oggi si contano migliaia di istruttori.
Altro caso curioso è quello legato al ritorno all'agricoltura, dovuto proprio alla necessità di molti giovani di re-inventarsi in mancanza di sbocchi nel terziario. E così sono nate diverse nuove figure professionali, come quella dell'agritata, ovvero una persona adeguatamente formata a cui i genitori affidano per un tot di ore i propri bambini per un percorso di educazione all'interno di un'azienda agricola.
Gli effetti della Rete sono molteplici e hanno fatto sì che nascessero professioni molto diverse tra loro. Non si possono non citare gli analisti dei big data, ovvero gli incaricati di raccogliere e di gestire quello che in molti considerano il petrolio del nuovo millennio.
Se il progresso tecnologico richiede ingegneri e tecnici per essere sviluppato, è anche vero che alcuni mestieri sono stati messi in crisi proprio dalla diffusione del digitale.
Il lavoro per i postini si è molto ridotto, sostituito sulle strade da quello dei corrieri privati, mentre allo stesso modo i cassieri si vedono mano a mano sostituiti da lettori di cassa automatici.
La crisi peggiore, però, è per i piccoli artigiani. Un rapporto della CGIA di Mestre dello scorso anno ha mostrato un drammatico calo di iscritti in alcune professioni, tanto che il crollo lascia pensare che nel giro di qualche anno questi mestieri rischieranno l'estinzione. Su tutti c'è il caso dei piccoli armatori, calati di oltre un terzo tra il 2009 e il 2015, ma ugualmente indicativo il dato sui magliai e sui riparatori di prodotti elettronici, che pagano la convenienza dei prodotti nuovi rispetto al recupero dei dispositivi guasti.
Resta poi ancora in attesa di giudizio la profezia di Philip Mayer, guru del giornalismo americano, secondo cui l'ultima copia del New York Times sarà stampata nel 2043. Giornalisti e giornalai sono avvisati.