Il disagio psicologico dei più giovani e la necessità di una risposta da parte di aziende e politica
Psicosi, disturbi emotivi, alimentari e comportamentali. Il disagio psicologico tra i giovani sembra aumentare, spiega l’Unicef nel suo più importante report globale sulla salute mentale di bambini e ragazzi datato 2021. I tassi di depressione in un campione rappresentativo a livello nazionale di adolescenti statunitensi (di età compresa tra 12 e 17 anni) sono aumentati dall’8,5% al 13,2% tra il 2005 e il 2017.
Gli studi però ci confermano che la fragilità crescente tra i giovani non può essere attribuita unicamente alla pandemia, alle tensioni belliche o alla pervasività crescente di internet. Questi fattori svolgono un ruolo decisivo, ma non sono sufficienti per spiegare appieno la situazione.
«In realtà, la pandemia ha agito come un amplificatore, enfatizzando e accentuando alcune forme preesistenti di disagio, tra cui l’ansia, i disturbi alimentari e il ritiro sociale», spiega Matteo Lancini, psicologo e presidente della fondazione Minotauro. Non solo. Paradossalmente, il periodo di grande insicurezza del 2020, per gli esperti, sembra aver svolto un ruolo nel consentire alle nuove generazioni di esprimere apertamente il proprio malessere. «Nella nostra società», spiega Lancini, «era difficile discutere apertamente delle proprie sofferenze, specialmente con i genitori o gli insegnanti. La pandemia ha messo in evidenza queste problematiche e ha fornito un’opportunità per i giovani di condividere le proprie preoccupazioni».
In tutto il mondo, le nuove generazioni sono le più suscettibili a problemi di salute mentale, secondo uno studio italiano dell’Unicef (svolto in collaborazione con Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS). Un adolescente su sette, tra i 10 e i 19 anni, convive con un disturbo mentale diagnosticato. In Italia, nel 2019, si stimava che il 16,6% dei ragazzi e delle ragazze fra i 10 e i 19 anni, circa 956.000, soffrisse di problemi di salute mentale.
Scendendo più nel dettaglio, lo studio mostra che «l’ansia e la depressione costituiscono oltre il 40% dei disturbi della salute mentale tra i giovani (tra i 10 e i 19 anni), seguiti da disturbi della condotta (20,1%) e dal Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (19,5%)»
È il risultato di una società che richiede agli individui di adattarsi e di essere conformi a molte aspettative, come quelle dei genitori, della scuola e della società in generale.
I giovani affrontano gravi disagi, spesso manifestati attraverso comportamenti autodistruttivi o attacchi di ansia, riflettendo un profondo malessere interiore associato anche alla percezione del proprio corpo. «Quando si cerca di comprendere le ragioni profonde di questo malessere, non lo possiamo ridurre alla sola ansia da prestazione», dice Lancini, che intorno a questo concetto ha da poco scritto un libro dal titolo “Sii te stesso a modo mio”. «È il risultato di una società che richiede agli individui di adattarsi e di essere conformi a molte aspettative, come quelle dei genitori, della scuola e della società in generale. Questo, in certi casi, produce una grave crisi d’identità in cui gli individui devono cercare di essere sé stessi in un mondo complesso».
Se il futuro è fatto di incertezza
L’ansia dei giovani è amplificata dalla crescente incertezza riguardo al futuro, acuita da eventi come il conflitto in Russia e le sfide legate al cambiamento climatico. Oltretutto, il 2022 ha introdotto ulteriori complicazioni a livello economico, tra cui l’aumento dei costi di vita e il rischio di recessione in Europa, che colpiscono in particolare i giovani adulti all’inizio della loro carriera. Le attuali dinamiche globali, sia dal punto di vista economico che sociale, contrastano con le aspettative e le richieste dei ragazzi e delle ragazze di oggi nei confronti del mondo del lavoro.
I giovani lavoratori sono orientati verso la crescita personale, la formazione continua, la sostenibilità. Ricercano contesti professionali che abbiano cura del loro benessere mentale. Pongono attenzione al tema della flessibilità, sia in termini di orari di lavoro che di possibilità di lavoro da remoto. Sono attenti alla responsabilità sociale e ambientale delle aziende. Un buon equilibrio tra lavoro e vita privata è cruciale. Per loro, il lavoro non è solo un mezzo per il sostentamento, ma uno strumento per realizzare appieno la propria vita. «È importante sottolineare che molte aziende hanno rivoluzionato le proprie culture e offrono oggi spazi e modalità di lavoro notevolmente diversi e migliorati rispetto a quelli presenti quaranta anni fa», ricorda Lancini. «Ma in una società individualista come la nostra ci riempiamo la bocca troppo spesso di parole belle che non sempre corrispondono ai fatti».
Non tutte le aziende hanno saputo adeguarsi ai desiderata dei giovani. Un problema che, dal punto di vista di Lancini, riguarda anche la politica. «Nonostante gli impatti della pandemia e il riferimento ai giovani nel programma di finanziamenti europeo Next Generation Eu, il disinteresse politico per le preoccupazioni giovanili rimane un tema rilevante», sottolinea Lancini. «Mi sorprende che, nonostante questo, il conflitto generazionale si sia mantenuto a livelli sorprendentemente bassi. D’altro canto, i dati sull’affluenza alle elezioni indicano che anche l’interesse dei giovani per la politica rimane relativamente basso, contribuendo così a un circolo di disinteresse reciproco».
«Che ci sia da sempre una spinta delle nuove generazioni a modificare, a trovare un modo di interpretare in modo proprio la società è un ottimo segnale», dice Lancini. «Ma le vere rivoluzioni in corso nelle nuove generazioni si stanno manifestando principalmente attraverso scelte individuali, anziché collettive».