Folador: L’impresa perfetta? Cercatela nell’economia integrale


Docente di Business ethics presso LIUC – Università Carlo Cattaneo e membro della Business School dell’ateneo di Castellanza, Massimo Folador da molti anni si occupa di consulenza e formazione per lo sviluppo delle aziende, ponendo attenzione al rapporto tra etica, impresa e ai principi di quella che chiama economia integrale.

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Fondatore e amministratore di Askesis Società Benefit srl, ha pubblicato un bestseller nell’ambito del management – L’organizzazione perfetta – e ha da poco mandato in libreria un libro scritto a quattro mani con il teologo e storico Giuseppe Buffon: Verso un’economia integrale. La via italiana alla ripresa (Guerini Next, 2020).

Ma che cos’è l’economia integrale e perché, oggi, viene presentata come nuova via per la ripresa del nostro Paese?

L’economia integrale, spiega Folador, è un approccio che punta a coniugare lo sviluppo economico con le esigenze delle imprese, della società e dell’ambiente. Un cambio di paradigma che «pone i presupposti per una crescita più equilibrata, offrendo alle aziende strumenti strategici e prassi operative nuove ed efficaci».

L’economia si sta sempre più indirizzando verso la cura della casa comune. Per “casa comune” intendiamo il luogo dove si realizza un valore che è economico, sociale e ambientale.

Massimo Folador

L’impresa è sempre più un soggetto attivo, non solo dal punto di vista strettamente economico, ma anche sociale…
Il legame tra economia e impresa è, se vogliamo, alquanto semplice. Ma sullo sfondo resta sempre una questione, spesso elusa: quale economia, per quale impresa. Economia e impresa vanno a braccetto, per cui se l’economia pone come proprio fine la massimizzazione del profitto, il risultato sarà un certo modello d’impresa.

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Parimenti, se l’impresa assume come scopo la massimizzazione del profitto, allora rinsalderà una certa idea di economia. Grosso modo è il modello che ha funzionato per due secoli. Ma negli ultimi anni sono successe delle cose. Tra le cose successe, fondamentali sono state le ripercussioni sull’ambiente della logica economica improntata alla massimizzazione del profitto. L’ambiente è diventato la cartina di tornasole di un modello economico e d’impresa che non regge più. Un secondo elemento è dato dalla crisi economico-finanziaria del 2008-2009 e dalla sua coda lunga, che arriva fino a oggi.

Crisi come paradigm shift

La crisi dei subprime ha quindi aperto gli occhi alle imprese?
Molte imprese si sono accorte che esiste un bene comune che merita un’attenzione maggiore e non residuale, onde evitare che dentro la crisi economica finiscano tutti: ambiente, imprese e società.

Lentamente, con un’accelerazione dovuta alla recente pandemia, si sta arrivando a comprendere come l’economia possa e debba giocare un ruolo chiave nel benessere condiviso e nella cura del bene comune. Le imprese, soggetto di questa economia in movimento, stanno a poco a poco cambiando la propria prospettiva e la propria organizzazione puntando a generare valore condiviso, più che a produrre unicamente profitto da dividere tra pochi.

Verso un’economia integrale: ambiente, relazione, valore sociale

Andiamo dunque al cuore di ciò che ha chiamato economia integrale…
L’economia si sta sempre più indirizzando verso la cura della casa comune. Per “casa comune” intendiamo il luogo dove si realizza un valore che è al contempo economico, sociale e ambientale. Ricordiamo che economia deriva da oikos, casa, e da nomos, regola, gestione, amministrazione.

L’economia sta tornando a essere quello che doveva essere prima della sbornia finanziaria: una gestione corretta delle dinamiche che riguardano denaro, contesto ambientale, relazione. Le analisi di tipo econometrico e le osservazioni esperienziali confermano che le realtà imprenditoriali che lavorano nell’ottica dello sviluppo, ma non dello sviluppo integrale, non hanno vita facile.

Diversamente, se si vuole generare valore in termini di ambiente, relazione sociale e sviluppo bisogna affidarsi a dei valori: sani valori di tipo sociale che gran parte delle imprese italiane ha da sempre portato con sé, come codici culturali impliciti. Per questo parlo di una via italiana alla ripresa: perché questo passaggio trova in alcune esperienze del passato del nostro Paese (pensiamo alla grande esperienza della cooperazione, alla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica, al modello di Adriano Olivetti, ma anche a quello dell’economia civile francescana) dei punti su cui far leva per orientare l’economia che verrà.

L’impresa sta passando dai valori al valore: un passaggio decisivo per innescare la ripresa.

Massimo Folador

L’economia integrale è fatta da persone che, nell’impresa, vivono profondamente i valori della cultura italiana: la fraternità, il rispetto delle differenze, il bene comune, la sussidiarietà, la solidarietà, la redistribuzione della ricchezza.

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Nuove imprese, per nuove opportunità

Abbiamo detto dell’economia integrale, come nuovo scenario. Parliamo del soggetto: l’impresa come può adattarsi a questo cambio di paradigma?
L’impresa deve fare economia in maniera diversa. Una strada è quella del passaggio dai valori al valore. Finché un’azienda puntava unicamente a produrre valore economico, i valori sociali, etici, ambientali non erano necessariamente coinvolti in questo processo.

L’azienda di oggi ha bisogno di persone che trovino nel lavoro un pezzo della propria identità e, in questo pezzo, creino per l’azienda valore.

Massimo Folador

Finché questi valori restano confinati in qualche carta etica, però, non si ibridano con il modello d’impresa…
Tali valori vanno vissuti nell’agire stesso dell’impresa. Valori attivi che portano imprese di questo tipo a realizzare valore economico, ma nel rispetto dell’ambiente, della relazione e di un mercato imperniato sul bene comune. Esiste oggi un modello, la società benefit, che sta andando in questa direzione.

Ovviamente c’è uno sforzo che va fatto, in termini di rendicontazione, strategia d’impresa, management, attorno ai beni intangibili. Beni intangibili che, però, vengono sempre più apprezzati sul mercato e in un futuro molto prossimo costituiranno la fetta più importante delle economie globali. La finanza si sta orientando sempre più verso questa sostenibilità globale…

Il nuovo valore-lavoro

Le questioni legate all’organizzazione, dopo la fase più acuta della pandemia, sono tornate al centro: organizzazione del lavoro (smart working), dei modelli manageriali e di gestione. Il cambio di paradigma, più che su un macro livello, potrebbe partire da dentro le imprese?
Il tema è ancora una volta quello dei valori: nel caso dell’organizzazione del lavoro è anche un tema di attenzione. Un’attenzione reale alla relazione, sia nel sistema esterno, sia nel sistema interno. La relazione, tema centrale nel nostro tempo, non riguarda solo la relazione impresa-società o impresa-ambiente.

Riguarda anche la relazione impresa-lavoro. Il lavoro rappresenta il trait-d’union tra tutte le cose di cui abbiamo parlato. Se vogliamo realizzare un valore economico che debba tenere presente il valore economico e il valore sociale, necessariamente dobbiamo passare attraverso il valore-lavoro. Valore lavoro che, detto in altri termini, altro non è che l’attenzione alla persona. Quindi i modelli organizzativi, ma anche manageriali e di gestione del personale inevitabilmente si orienteranno verso questa attenzione.

Il valore sociale di un’impresa è la persona che vive nell’impresa. Il lavoro che l’impresa farà per la persona, unitamente al lavoro e all’unità di tempo che quella persona dedicherà al lavoro farà sì che quell’impresa diventi sostenibile e sia capace di produrre valore. Nella complessità in cui si trova e nella necessità di realizzare un valore economico integrale, che incorpora sostenibilità e ambiente, l’impresa ha bisogno più di prima della persona. L’azienda di oggi ha bisogno di persone che trovino nel lavoro un pezzo della propria identità e, in questo pezzo, creino per l’azienda valore.

Di |2024-07-15T10:06:08+01:00Novembre 16th, 2020|futuro del lavoro, MF, Sostenibilità e CSR|0 Commenti
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