Geoff Mulgan: l’intelligenza collettiva ci farà riflettere


«I problemi dei prossimi decenni, come il cambiamento climatico, la migrazione, e la salute globale, possono essere risolti grazie all’intelligenza collettiva», afferma Geoff Mulgan, Ceo di Nesta, la più importante agenzia britannica per l’innovazione sociale e tecnologica. Che ha aperto lo scorso ottobre in Italia, a Torino, la sua prima sede fuori dal Regno Unito. Ogni individuo, organizzazione o gruppo può trarre vantaggio dal rapporto con una mente più grande, avvalendosi del potere intellettivo di altre persone e di altre macchine: è questa la tesi centrale di “Big Mind. L’intelligenza collettiva che può cambiare il mondo” (pubblicato in Italia da Codice Edizioni, 322 pagine, 27 euro), l’ultimo saggio di Mulgan, uno dei maggiori esperti di innovazione sociale al mondo. Questa “mente più grande”, frutto della collaborazione tra le capacità umane e le potenzialità delle macchine, ha dunque il potenziale di risolvere le grandi sfide del nostro tempo. Successi rivoluzionari (da Google Maps ai satelliti Dove, fino a straordinarie applicazioni in campo medico) ed eclatanti fallimenti (come il rogo della Grenfell Tower di Londra o la crisi finanziaria di un decennio fa) vengono usati da Mulgan, visiting scholar presso l’Ash Center della Harvard University, per raccontare questa sinergia tra uomini e tecnologie.

Migrazioni, salute globale, clima? La soluzione è l’intelligenza collettiva.

Geoff Mulgan, Ceo di Nesta

Dimostrazioni concrete di come azioni e pensieri condivisi su larga scala non sempre portino a prendere decisioni con maggiore cognizione di causa, in particolare in ambiti complessi o altamente specialistici. Per poter sfruttare pienamente le potenzialità dell’interconnessione virtuale, sono quindi necessari strumenti di coordinamento che possano riunire la mole di singoli contributi in unità organica: le singole intelligenze, appunto, in intelligenza realmente collettiva. Attingendo a discipline come la filosofia, la biologia, l’economia, la psicologia e l'informatica, Big Mind mostra come questa intelligenza collettiva, se ben orchestrata, possa guidare le aziende, i governi, le università e le società a sfruttare al meglio il cervello umano e le tecnologie digitali. In che modo? Le organizzazioni «cercano le risorse non sfruttate attorno a loro: le conoscenze e le intuizioni dei propri dipendenti, clienti e collaboratori e trovano le modalità per mobilitarle», ha spiegato Geoff Mulgan. «Successivamente», ha continuato, «imparano a organizzare al meglio la loro intelligenza: analisi, predizione, memoria, creatività e soprattutto giudizio e saggezza. E apprendono quello che chiamo apprendimento a “tre anelli”, che include la creazione di nuove categorie e nuovi modi di pensare. Questo certamente rende migliore la loro capacità di definire e risolvere i problemi». Il libro accompagna il lettore in un viaggio alla scoperta dellevoluzione dell’intelligenza collettiva, esaminandone limiti e potenzialità. Abbiamo incontrato Geoff Mulgan a Milano, alla presentazione di Big Mind.

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Che cos’è quindi l’intelligenza collettiva?
Il concetto è basato sull’idea che i gruppi di persone possono avere una saggezza che va al di là della saggezza dei singoli individui. Sono interessato ai modi di organizzare il pensiero su larga scala, coinvolgendo molte persone e spesso molte macchine. Sarà utile, quindi, concepire i molti tipi di intelligenza come ibridi, cioè combinazioni di persone, oggetti e strumenti. Gli esempi pratici di intelligenza collettiva dipendono infatti, per la maggior parte, dalla combinazione di esseri umani e macchine, organizzazioni e reti, combinazione che consente di pensare in modi radicalmente nuovi per risolvere problemi complessi, identificare con maggiore rapidità gli inconvenienti e combinare le risorse in maniere inedite. Il mio obiettivo è vedere come possiamo usare questi nuovi tipi di intelligenza collettiva per risolvere i più grandi problemi del nostro tempo come il cambiamento climatico, le malattie e le migrazioni.

Le intelligenze collettive di successo sono per lo più ibride, cioè assemblaggi di molteplici elementi. Può fare qualche esempio?
Google Maps, frutto della combinazione di cervelli umani e computer. È essenzialmente un assemblaggio di intelligenza, di molti elementi da parte di diverse organizzazioni per creare qualcosa di veramente utile e aiutare il mondo a pensare in modo più intelligente. Duolingo è un esempio di ibridazione nel campo dell'insegnamento delle lingue. È un sistema online che mobilita in maniera molto intelligente migliaia di volontari per creare nuovi abbinamenti linguistici. È una società privata ma che ha anche un’intelligenza collettiva. Alcuni tra i più interessanti assemblaggi ibridi usano piattaforme per aggregare e orchestrare la genialità su scala sempre più vasta. Ci sono iniziative come Wikipedia e Wikihouse, che condivide elementi di design, per cui chi vuole costruire una nuova casa può scaricare elementi di design open source e in cambio l’utente carica sul sito eventuali adattamenti e innovazioni una volta che ha costruito la sua casa. Altre ambiziose iniziative si sono avute nel campo della medicina. MetaSub mappa il genoma microbico urbano globale per meglio comprendere i modelli della resistenza antimicrobica. Un altro ottimo esempio è Aime, una rete globale che usa l’intelligenza artificiale per monitorare e predire lo scoppio di focolai di Zika e dengue, combinando metodi di osservazione sofisticati, potenza di calcolo e incentivi comportamentali mirati. Ci sono alcuni esempi di assemblaggi nel campo ambientale, come il programma Planetary Skin, creato da Nasa e Cisco. È un’organizzazione globale di ricerca e sviluppo non profit per monitorare le condizioni dei sistemi ecologici di tutto il mondo e preparare le popolazioni agli eventi climatici estremi o a problemi causati dalla scarsità di acqua, energia e cibo.

Qual è a suo avviso il paradosso del 2018?
Siamo circondati da un’ondata straordinaria di tecnologie smart, come Watson di Ibm, DeepMind di Google, Amazon, macchine senza conducente, smartphone… Abbiamo macchine più smart ma spesso più stupidità collettiva intorno a noi. Per uno strano paradosso, capita spesso di trovare persone e tecnologie intelligenti impiegate all'interno di sistemi che talvolta operano stupidamente, che sono meno intelligenti delle persone e delle macchine. Vediamo questa stupidità collettiva nei nostri governi, la vediamo qualche volta nei nostri mercati. Martin Luther King jr. parlava di “missili guidati e uomini senza guida” e non è affatto raro che istituzioni e organizzazioni gremite di intelligenze individuali diano prova di stupidità collettiva o di una visione del mondo distorta, come banche d’investimento che perdono miliardi e agenzie di intelligence che valutano in maniera errata eventi geopolitici.

Quali sono i nemici dell’intelligenza collettiva?
L’aumento delle fake news, i troll, la disinformazione, i cyber attack, lo spam, i pregiudizi e gli stereotipi… Molti sono i nemici dell’intelligenza collettiva ed è importante combatterli. Penso che nei prossimi anni molto tempo sarà dedicato a costruire un nuovo sistema per combattere questi nemici creando nuove istituzioni per rinforzare la verità e l’apprendimento e proteggere lo spazio per un pensiero aperto, onesto e intelligente.

Qual è lo scopo del libro?
Creare un movimento, un nuovo modo di vedere le cose, una nuova disciplina, professione, una nuova pratica nelle nostre istituzioni al fine di portare l’intelligenza nel nostro sistema per assicurare che possiamo risolvere i problemi del nostro tempo.

Di |2024-07-15T10:05:06+01:00Settembre 5th, 2018|futuro del lavoro, MF|0 Commenti
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