La guida (fu)turistica per viaggiatori del futuro: ecco come sarà il mondo nel 2050


Come sarà il mondo nel 2050? Che cosa mangeremo, come ci sposteremo e che lavori faremo? Se rispondere a queste domande sembra un tentativo di riscrivere 1984 di George Orwell, a spiegare perché è necessario porsi certe questioni è una giovane donna. Unica italiana inserita dal World Economic Forum tra i 100 “giovani leader del 2019”, Cristina Pozzi, 37 anni, imprenditrice, advisor e angel investor, del dialogo sul futuro ha fatto il suo core business. Esperta di scenari futuri in relazione alle tecnologie emergenti di questa quarta rivoluzione industriale, con l’obiettivo di “educare al futuro” rendendo temi complessi accessibili al più vasto pubblico possibile, Pozzi è autrice del libro 2050: Guida (fu)turistica per viaggiatori nel tempo (Impactscool). Un viaggio che parte dal 2017 e proietta il lettore nei possibili sviluppi tecnologici del 2050, tra intelligenza artificiale, nanotecnologie, stampa 3D e blockchain. Una panoramica a 360 gradi di come sarà il mondo fra trent’anni, dalla medicina ai trasporti, dall’ambiente alle relazioni interpersonali, in grado di confrontare le migliorie apportate dalle innovazioni e le questioni etiche che ne sorgono: sarà un mondo migliore o peggiore? Che forma di governo vorremo? Quanti dati personali saremo disposti a cedere? Quanto potere vorremo concedere a robot e cyborg?

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«L’idea della guida turistica per il futuro è nata durante un viaggio. Mi sono detta: e se provassimo a scriverla?», racconta. Un libro che affonda le radici nel percorso avviato da Pozzi, con Impactschool, organizzazione no profit che insegna gratuitamente a studenti, manager e semplici cittadini a conoscere e decifrare il futuro. Il linguaggio è semplice e diretto, anche temi complessi, come la blockchain o l’intelligenza artificiale, vengono raccontati in modo accessibile, senza risultare superficiali. «È una guida turistica rivolta a un viaggiatore che si trova catapultato in avanti di trent’anni. La visione che propongo si basa sui macrotrend e i dati disponibili», spiega. «Ma ho aggiunto un pizzico di storytelling. Per invitare i lettori a esercitare il senso critico ho inventato alcune “notizie” che danno l’idea delle sfide etiche con cui dovremo, probabilmente, misurarci. Pensare al futuro non è un esercizio di fantasia ma una riflessione su ciò che stiamo decidendo ora e che ci proietterà in una direzione anziché un’altra».

Pensare al futuro non è un esercizio di fantasia ma una riflessione su ciò che stiamo decidendo ora e che ci proietterà in una direzione anziché un’altra

Cristina Pozzi

Tra le professioni del futuro, oltre agli sviluppatori e data scientist ormai indispensabili, Pozzi guarda anche ai filosofi, a cui affida un ruolo fondamentale per guidare l’umanità nella scelta del tipo di futuro che vorrà realizzare.

Laureata in Economia, Cristina Pozzi ha scoperto l’importanza della filosofia lavorando come imprenditrice, professione che l’ha proiettata nel futuro in maniera dirompente. «Nel 2006 ho creato una startup che ha portato in Italia le esperienze-regalo ed è poi confluita in Smartbox. Per gestirla mi sono abituata a viaggiare e a tenermi aggiornata sulle tecnologie. Ma la vera scintilla è scattata durante un corso sulla manipolazione genetica. Ho compreso la forza dirompente delle scelte a cui saremo chiamati. Mi sono iscritta alla facoltà di Filosofia e ho capito che volevo diventare una “future maker”».

Pozzi affronta il tema della sicurezza informatica, che sarà sempre più al centro delle nuove professioni, insieme all’esplorazione dello spazio, le neurotecnologie e la gamification.

Se le decisioni vengono prese a tre anni, si naviga a vista. Bisogna ampliarle a trenta. Non è troppo tardi, basterebbe indirizzarsi guardando dalla parte giusta

Cristina Pozzi

«Sono curiosa di vedere come si svilupperà il dibattito sul reddito di cittadinanza pensando alla concorrenza dei robot e alla conseguente riduzione dei posti di lavoro per gli umani», racconta. «Le tecnologie più potenti oggi, dall’uso dell’intelligenza artificiale per comprendere il mondo e prendere decisioni al quantum computer e le innovazioni nel campo medico rappresentano un vantaggio competitivo enorme. Cosa manca? La capacità di avere una visione di lungo periodo e di trasformarla. Se le decisioni vengono prese a tre anni, si naviga a vista. Bisogna ampliarle a trenta. Non è troppo tardi, basterebbe indirizzarsi guardando dalla parte giusta».

Senza escludere il costante lavoro nella vita quotidiana, ognuno nel proprio piccolo. «Bisogna farsi le domande giuste, farsene tante, e non dare mai nulla per scontato o accettare nulla per partito preso», dice. «Quando si parla di futuro c’è chi lo studia di più e chi di meno, ma non c’è nulla di prestabilito. Approfondire e imparare dalla storia è l’altra regola fondamentale. Perché parlare di futuro vuole dire guardare anche al passato».

Di |2024-07-15T10:05:29+01:00Maggio 29th, 2019|futuro del lavoro, Lifestyle, MF|0 Commenti
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