Come diventare professionisti della sostenibilità
Sustainability manager, sustainability ambassador, community engager, communication specialist, research advisor: sono queste le figure più ricercate sia nelle multinazionali che nella Pubblica Amministrazione, ma anche in molte PMI, Piccole-medie imprese. Lavori che hanno in comune una parola: sostenibilità.
Di cosa stiamo parlando? “Si tratta di un processo in cui si valuta ogni aspetto possibile, comprese le ricadute sull’ambiente, sulla società e sull’economia”, spiega Marco Orlandi, docente dell’Universita Bicocca di Milano e delegato dell’ateneo alla Sostenibilità. Ma come e dove si impara, a livello accademico, a promuovere l’azione sostenibile?
Corsi specialistici, master, dottorati: sono molteplici le possibilità di incrociare il tema della sostenibilità. Basta affidarsi a un motore di ricerca per toccare con mano l’ampia offerta formativa delle università italiane. Queste ultime, dal 2015, possono contare su una rete che sta mettendo a sistema le buone prassi: è la RUS, Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile. Fondata da un gruppo di persone capitanate dall’economista ed ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini, la RUS comprende oggi 61 università in costante dialogo tra loro tramite gruppi tematici ad hoc, dedicati a cambiamenti climatici, cibo, educazione, energia, mobilità e rifiuti.
La sostenibilità è un processo in cui si valuta ogni aspetto possibile, comprese le ricadute sull’ambiente, sulla società e sull’economia
“Non è pensabile laurearsi oggi senza conoscere l’Agenda 2030”, ovvero l’Agenda globale delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile approvata nel 2015 la cui conoscenza è promossa in Italia soprattutto da ASviS, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (rete di almeno 200 attori tra mondo universitario e società civile). A dirlo è lo stesso Giovannini: “Siamo riusciti a inserire negli atenei delle lezioni base per tutti gli studenti su ciascuno dei 17 SDGs, Sustainable Development Goals, gli obiettivi dell’Agenda 2030. Nello stesso tempo tramite la piattaforma Indire tutti i docenti di ogni ordine scolastico possono seguire moduli informativi sul tema: nel 2017-2018 sono stati 33mila, quest’anno a oggi sono già 28mila”. Ognuno può seguire una ventina di lezioni di 3 ore ciascuna e utilizzarle poi nelle proprie classi.
A livello universitario per la maggior parte ci sono quindi corsi trasversali sulla sostenibilità, “sempre più spesso con approfondimenti interdisciplinari tra varie facoltà come economia e ingegneria, dove i rispettivi studenti si uniscono per imparare i concetti fondanti dello sviluppo sostenibile”, aggiunge Giovannini. Succede, tra gli altri, a Roma Tor Vergata, Milano Bicocca e Pavia. “L’efficacia di corsi come questi è riconosciuta dal fatto che il mondo delle imprese sta inserendo molte persone esperte di sostenibilità: c’è una fortissima domanda di professionalità, soprattutto da quando nel 2018, ogni società ha l’obbligo della rendicontazione non finanziaria e quindi deve redigere il Bilancio di sostenibilità”. Anche nella Pubblica Amministrazione è sempre più impellente dotarsi di figure esperte di sviluppo sostenibile: quasi ogni bando in uscita presenta elementi legati alla sostenibilità, laddove, per esempio, vengono richiesti adempimenti riguardanti la mobilità sostenibile, il riciclo dei rifiuti, l’energia pulita.
L’efficacia di corsi come questi è riconosciuta dal fatto che il mondo delle imprese sta inserendo molte persone esperte di sostenibilità
Tra i vari master di primo e secondo livello attivati che a vario titolo trattano il tema, il cui numero è in forte crescita negli ultimi anni, ne è stato lanciato da poco uno che potrebbe diventare un ulteriore modello: è il primo Master sulle professioni della sostenibilità, promosso a Milano dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca e da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, in collaborazione con Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano e Università degli Studi di Pavia e con la partecipazione di RUS e ASviS. È un percorso in lingua inglese di didattica interdisciplinare con lezioni frontali, attività laboratoriali e workshop con testimoni istituzionali e aziendali – tra cui The Adecco Group, Banca Prossima, ASviS stessa e Fondazione Eni Enrico Mattei – attraverso un percorso intensivo part-time rivolto a laureati di secondo livello e un piano di aggiornamento per professionisti del settore privato, della pubblica amministrazione, di enti governativi e agenzie internazionali. Il bando d’iscrizione scade il 18 marzo 2019 e il master dura da maggio 2019 ad aprile 2020.
Non è pensabile laurearsi oggi senza conoscere l’Agenda 2030
“L’importante in ogni offerta formativa è valutare nel complesso la sostenibilità”, riprende Orlandi. “Faccio l’esempio delle macchine elettriche: sono un traguardo importante, ma perché il loro utilizzo sia sostenibile bisogna accertarsi che ogni aspetto collegato sia virtuoso, dalla modalità di produzione dell’elettricità a come ricicliamo o smaltiamo le batterie”. Anche per questo le figure che escono dai master non sono univoche: “si va per esempio dal sustainability manager, figura del settore pubblico in particolare, al sustainability ambassador, tipica del privato, fino ad arrivare a al community engager e il communication specialist che sono coloro che raggiungono i target delle comunità locali con cui chi promuove sviluppo sostenibile deve interagire”, interviene Bianca Dendena, responsabile per Fondazione Feltrinelli del progetto del Master sopracitato di secondo livello in Sustainable Development Jobs.
“Creare profili trasversali oggi è fondamentale, per avere più possibilità di placement”, aggiunge Dendena. Non tralasciando l’importanza dell’internazionalità della formazione: “i lavori legati alla sostenibilità sono necessariamente legati a un ambito di lavoro internazionale, anche per lo scambio di buone prassi”. In un mondo in cui diverse nazioni attraversano oggi momenti difficili riguardo alle scelte ambientali, le grandi questioni e le crisi legate alla sostenibilità rappresentano alcune delle sfide principali a livello globale. Nello stesso tempo, l’altra faccia della medaglia è che questi problemi aprono a nuovi paradigmi di pensiero e quindi a nuove opportunità di lavoro.