La grande svolta della logistica 4.0
La crisi dovuta alla pandemia ha colpito tutto il sistema economico. La forte riduzione dell’export e del traffico merci dovuta alle restrizioni imposte dall’emergenza Covid ha fatto e fa ancora sentire in particolare i suoi effetti sulla logistica: secondo i risultati della ricerca dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2020 ci si attende infatti per il comparto un calo del 9,3%, con un fatturato previsto di 77,8 miliardi di euro. [legacy-picture caption=”Marco Melacini, responsabile scientifico dell Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano” image=”142bfdbe-8526-4e18-ab33-cfabd1700d7e” align=”right”]
Secondo quanto emerso dallo studio, «le imprese della logistica hanno reagito positivamente all’emergenza, grazie alla capacità dei manager di riconfigurare velocemente le reti di distribuzione e alla condivisione di asset lungo la filiera», spiega Marco Melacini, responsabile scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics.
«La pandemia, tuttavia, ha avuto un forte impatto sul settore. Fra gli ambiti più colpiti, le operazioni di fusione e acquisizione: delle 92 trattative concluse fra il 2015 e il 2020, che hanno coinvolto fornitori di logistica internazionale (nel 34% dei casi) e nazionale (66%), solo 9 hanno avuto luogo quest’anno, contro le 16 del 2019, ed è calato notevolmente anche il fatturato delle aziende acquisite, pari a 100 milioni di euro contro i 500 milioni dell’anno precedente», sottolinea il responsabile scientifico.
Una forte contrazione che però non è stata omogenea, avendo registrato un crollo dei volumi durante la quarantena per la maggior parte dei settori e dei canali di vendita, («eccetto che per l’e-commerce e i settori food e healthcare»), ma una robusta ripresa a partire da giugno, quando i volumi sono aumentati del 6% rispetto allo stesso periodo del 2019.
[legacy-picture caption=”” image=”9afa829b-65dc-40a6-a1e7-44c9761c15c4″ align=””]L’emergenza ha messo dunque a dura prova i sistemi logistici (la ripresina estiva non ha compensato le perdite della prima parte dell’anno), e ha interrotto il trend di crescita registrato fino al 2019. Ma per Melacini, «il Covid ha anche riportato la contract logistics – ovvero l’esternalizzazione di una parte rilevante del processo logistico ad un unico fornitore – al centro delle strategie aziendali, evidenziando la resilienza del settore, capace di reggere l’urto della pandemia e operare anche in condizioni difficili. E, soprattutto, non si è fermata la spinta all’innovazione, con l’ingresso sul mercato di tanti nuovi attori e soluzioni innovative capaci di attirare molti più finanziamenti rispetto al passato; molte aziende che stanno cambiando passo nel loro percorso di digitalizzazione dei processi logistici».
[legacy-picture caption=”Damiano Frosi, direttore dell Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano” image=”3cc8eb3f-db3b-4a30-b44a-c626bc9a77c4″ align=”left”]Una reazione resiliente dovuta, per Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics, ad alcune caratteristiche fondamentali: «la capacità di prendere decisioni e implementarle in tempi rapidi, la flessibilità operativa e strategica, la capacità di collaborazione fra gli attori dei diversi stadi della filiera e tra committente e fornitore di servizi logistico».
La reazione al Covid-19
Come detto la logistica è stata uno dei settori più sollecitati dall’emergenza. «La risposta positiva cui abbiamo assistito si è fondata innanzitutto sulla capacità gestionale dei manager».
[legacy-picture caption=”” image=”c057b1d1-997c-4f30-9076-d24d7a14be5a” align=””]«Hanno saputo prendere decisioni rapide e hanno creato delle task force per gestire efficacemente i flussi:», chiarisce Frosi, «fondamentale è stato l’apporto dell’outsourcing, che ha consentito un rapido adeguamento della capacità operativa, spostando personale da comparti fermi ad altri con picchi di domanda remunerativi, e ha aiutato a riconfigurare velocemente il network logistico, aprendo nuovi depositi e spostando grandi quantità di merce. Si sono diffusi anche il trasporto intermodale strada-ferrovia e la condivisione di asset provenienti da altri settori bloccati durante il lockdown».
La Contract Logistics
[legacy-picture caption=”Elena Tappia, direttore dell Osservatorio Contract del Politecnico di Milano Logistics” image=”819d04f6-deb1-4677-b308-3582b8c60153″ align=”right”]«Il modello della Logistica conto terzi si è rivelato un punto di forza e il Covid-19 sta amplificando gli elementi di cambiamento già in atto», sottolinea Elena Tappia, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics, «nella gestione dei magazzini, ad esempio, c’è una attenzione crescente all’organizzazione dei fornitori e allo sviluppo di realtà strutturate con competenze HR sempre più alte».
L’emergenza ha mostrato però anche alcune fragilità su cui sono necessari investimenti e miglioramenti per rendere il settore più resiliente. «Il boom dell’e-commerce e i cambiamenti delle tradizionali tratte di consegna delle merci hanno confermato la necessità di rafforzare la distribuzione locale:», chiarisce Tappia, «la crescita della domanda ha evidenziato anche i limiti rispetto al trasporto intermodale che dovrà essere potenziato. È cresciuta, infine, la consapevolezza dell’importanza della digitalizzazione dei processi e della visibilità della supply chain».
L’agenda 2021
Nel corso degli ultimi mesi, l’attenzione dei manager logistici si è poi spostata dalla necessità di garantire il servizio (nella fase più acuta della pandemia), all’analisi delle criticità emerse, dei meccanismi organizzativi da ripensare e alla progettazione di nuove soluzioni. «Per il 2021 la priorità sarà lavorare ad azioni mirate a una maggior resilienza del sistema logistico in termini di capacità di adattamento a nuovi contesti, indicata dal 62% del campione analizzato nella nostra survey, seguita dall’introduzione di soluzioni per la digitalizzazione dei processi (50%), con particolare attenzione ai big data analytics, per un miglior monitoraggio delle attività aziendali e dei processi di filiera. Cresce anche l’attenzione per la sicurezza dei lavoratori (38%) e per la semplificazione della gestione dei flussi logistici (27%), raggiungibile anche con la revisione e digitalizzazione di alcuni processi», spiega Tappia.
La trasformazione degli immobili logistici
[legacy-picture caption=”” image=”28265730-ed68-4f8c-88e9-d30906d87acd” align=””]L’emergenza sta influenzando anche la trasformazione degli immobili logistici, «con modalità diverse a seconda della tipologia di magazzino (magazzino di stoccaggio, di fabbrica e di distribuzione, di prossimità con stock o senza stock, fulfilment center in aree urbane). Aumentano la complessità dei network logistici, con il 47% del campione coinvolto nella ricerca che utilizza tutte e quattro le tipologie di magazzino, e la capillarità, con il 40% che dichiara una crescita dei magazzini di prossimità e dei centri di smistamento». Il Covid-19 spinge lo sviluppo dell’ultimo miglio, si trasformano i magazzini di prossimità e di smistamento e nascono i micro-fulfilment center, dove le operazioni di prelievo sono automatizzate e integrate con il trasporto nell’ultimo miglio, mentre crescono l’esigenza di una strategia omnicanale e l’attenzione alla sostenibilità dei magazzini anche attraverso il ricorso all’automazione. Ancora Tappia: «L’Osservatorio ha mappato 2,8 milioni di metri quadrati di magazzini, rilevando che i nuovi immobili logistici sono sempre più vicini a diventare carbon neutral, cioè a zero emissioni di anidride carbonica. La differenza di emissioni fra i magazzini progettati più di dieci anni fa e i nuovi immobili o quelli sottoposti a rinnovamento è risultata pari al 60%».
Le startup logistiche
Per Melacini sono molto interessanti e dirimenti acnhe «le direzioni di sviluppo intraprese dalle startup: nel perseguire l’innovazione infatti le imprese esistenti seguono diverse strategie, quali l’acquisizione di startup già consolidate, la creazione di una startup propria o lo sviluppo di una soluzione interna oppure il finanziamento di startup non appartenenti al proprio gruppo».
Veniamo dunque ai numeri: sono 501 le startup logistiche censite a livello internazionale dall’Osservatorio, in crescita del 57% rispetto al 2018, per un finanziamento complessivo pari 9,56 miliardi di dollari, quasi il doppio dell’anno precedente (+92%). Le startup più finanziate sono i fornitori di soluzioni hardware per le attività logistiche (85, +174%), con 3,28 miliardi di dollari raccolti (+913%), e i nuovi player della logistica che offrono servizi logistici innovativi in termini di area geografica, attività o tecnologie (160 startup, +45%), con quasi 3 miliardi di investimenti raccolti (+12%). Le più numerose sono le nuove imprese che sviluppano software per la gestione dei flussi logistici, con 168 startup nel 2020 (+115%), che hanno ricevuto 1,86 miliardi di dollari (+400%). Calano del 10%, invece, sia come numero sia come finanziamenti le piattaforme che incrociano domanda e offerta di servizi logistici (85 startup, 1,42 miliardi di dollari raccolti).
«Fra i nuovi player della logistica», chiarisce Melacini, «il 65% offre soluzioni per la distribuzione nell’ultimo miglio, proponendo la consegna a domicilio in nuovi settori come il farmaceutico e sperimentando servizi di ritiro e consegna a basso impatto ambientale attraverso mini-cassoni e bici elettriche, l’impiego di droni per il trasporto o di soluzioni automatizzate con la creazione di micro-fulfilment center. Il 29% propone soluzioni basate sulla digitalizzazione e l’integrazione delle informazioni fra i diversi attori coinvolti, sul modello Physical Internet, che prevede flussi modulari e la decentralizzazione delle decisioni, e sulla condivisione di mezzi di trasporto, spazi di stoccaggio e suolo pubblico».
Le piattaforme incrociano prevalentemente la domanda e l’offerta di servizi di trasporto e stoccaggio, confrontando le alternative disponibili e selezionando la migliore attraverso algoritmi che analizzano parametri quali il mezzo utilizzato, la distanza dal punto di spedizione, il volume e il peso del collo da trasportare. «Stanno esplorando nuovi ambiti applicativi, quali la gestione e movimentazione di container vuoti, il trasporto intermodale, o l’identificazione di aree di sosta per mezzi pesanti», aggiunge il responsabile scientifico, «la maggior parte dei fornitori di software offre soluzioni di Supply Chain Visibility (65 startup) e Inventory e Order Management (35 startup), che insieme raccolgono 460 milioni di dollari di finanziamenti».
In conclusione emerge che le nuove frontiere delle startup specializzate in soluzioni hardware «riguardano soprattutto i veicoli smart (31 startup) e la robotica di magazzino (21), che insieme rappresentano il 61% delle startup di categoria e hanno ricevuto il 97% dei finanziamenti hardware (3,18 miliardi di dollari)», sottolinea Melacini.
I Big Data Analytics nella logistica
[legacy-picture caption=”” image=”5720f292-c073-4c40-b014-48c22d916c8d” align=””]L’ultimo “segreto” che ha aiutato le imprese a reagire alle difficoltà durante l’emergenza sono big data analytics. Come? «Accelerando i tempi di adozione delle tecnologie e consentendo di reinventare i processi, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle scorte e la previsione della domanda:», spiega Melacini, «nella logistica possono trovare applicazioni nelle attività di magazzino, di trasporto e nei processi di filiera». Sono tre le funzionalità principali delle applicazioni di Big Data Analytics che possono migliorare i processi logistici per il responsabile scientifico: «Descriptive è la capacità di descrivere il processo analizzato, monitorarne l’andamento e identificarne le cause; Predictive è la funzionalità in grado di prevedere l’andamento di una variabile di interesse nel tempo; Prescriptive, infine, è la capacità di dare supporto a chi si gestisce una particolare attività fino a poterlo sostituire all’occorrenza».