Dimmi che rete hai e ti dirò chi sei. La chimica delle relazioni sociali secondo Marissa King
Nella vita personale, come sul lavoro, le relazioni interpersonali contano eccome. Ma soprattutto, conta il modo in cui le intessiamo e come le manteniamo nel tempo. Perché, oltre a dire molto di noi, possono costituire asset strategici in diversi momenti della vita. È quanto Marissa King, docente di Comportamento organizzativo alla Yale School of Management, spiega nel suo libro “Chimica sociale”, edito da Egea.
Le modalità con cui ciascuno costruisce e sfrutta le proprie connessioni personali, infatti, è un elemento centrale della vita delle persone, e può determinare in larga parte il benessere e il successo personale e lavorativo. Una rete sana costituisce sia una protezione che una fonte di stimoli e opportunità, consentendo di trarre beneficio e soddisfazione in molteplici direzioni.
«La qualità (non la quantità) delle vostre connessioni sociali è un forte predittore del vostro funzionamento cognitivo, della vostra resilienza e del vostro impegno sul lavoro», spiega l’autrice. «Inoltre, la struttura dei vostri contatti contribuisce a spiegare tutto, da quanto guadagnate alla qualità delle vostre idee».
L’idea alla base del libro è che esistono sostanzialmente tre tipi di socializzatori: espansionisti, intermediatori e aggregatori. «Se organizzaste una festa di compleanno, gli invitati si conoscerebbero già tra di loro per la maggior parte? Se sì, allora probabilmente siete degli aggregatori. Il vostro punto di forza è che il vostro network è caratterizzato da alti livelli di fiducia e benefit reputazionali. Lo svantaggio è che potreste vivere in una camera dell’eco», spiega a riguardo la docente.
Se invece «frequentate molte cerchie diverse e siete bravi a improvvisare conversazioni su argomenti di cui sapete poco, siete probabilmente degli intermediatori. Gli intermediatori sono creativi e innovativi, ma spesso sono visti con sospetto, per cui bisogna fare attenzione a essere anche empatici», dice ancora King.
Gli espansionisti, infine, «sono dei socializzatori nati. Conoscono migliaia di persone, mentre di solito le persone ne conoscono qualche centinaio. Questo dà loro influenza e potere, ma sorprendentemente li pone anche a rischio di solitudine».
La struttura dei vostri contatti contribuisce a spiegare tutto, da quanto guadagnate alla qualità delle vostre idee
Ciascun tipo di socializzatore (e ciascun tipo di rete) hanno caratteristiche diverse, per cui non è che un modello sia migliore di un altro a priori. Per testare la propria rete di conoscenze e capire che tipo di socializzatori si è, King ha messo a punto uno strumento online di valutazione: assessyournetwork.com. Un tool utile per sapere da che “base” si parte, tenendo a mente che le reti di ciascuno si modificano nel corso della vita, e in momenti diversi può essere utile appoggiarsi a reti diverse. Riuscire a mescolare diversi stili a proprio vantaggio, poi, può essere molto utile per raggiungere certi obiettivi personali od orientare meglio la propria vita.
«Fermatevi un attimo e cercate di rispondere alle seguenti domande: quanto ritenete importanti le vostre relazioni per il vostro benessere personale? Per la vostra carriera? Ora riflettete su quanto tempo dedicate intenzionalmente a sviluppare e a mantenere queste relazioni». Attraverso un approccio simile a un manuale di autoanalisi, King affronta le diverse sfaccettature e implicazioni del modo in cui ci relazioniamo agli altri, offrendo spunti di riflessione e di lavoro su di sé.
Riflettere attivamente sulla composizione della propria rete, infatti, è fondamentale. Se non vi si pensa con consapevolezza, «le nostre predisposizioni psicologiche, gli eventi della vita e i vari intrecci ci porteranno a percepire le nostre reti non come una scelta ma come frutto del caso, lasciandoci così impotenti, alla mercé del fato», scrive King. È utile rendersi conto di quanto una rete “chiusa” possa fornire supporto emotivo e psicologico, utile soprattutto in momenti di difficoltà, mentre una maggiore apertura sia utile nel momento in cui, per esempio, si cerca un nuovo lavoro.
La rete più appropriata è quella che corrisponde ai vostri obiettivi personali, alla vostra carriera e alle vostre necessità
Detto questo, intermediatori, espansionisti e aggregatori prediligono tipi di legami diversi (anche se, osserva King, non esiste un tipo «puro», ma il più delle volte si combinano elementi diversi). Gli intermediatori, che spaziano fra un certo numero di gruppi sociali, ad esempio, hanno qualche legame forte, ma «la forza della loro rete deriva dai legami deboli che contiene», scrive l’autrice. Gli aggregatori, d’altra parte, preferiscono concentrarsi in profondità su pochi legami, rafforzandoli molto, anche se questo comporta avere conoscenze meno estese. Di nuovo, un modello giusto e una rete «giusta» non esistono. «La rete più appropriata è quella che corrisponde ai vostri obiettivi personali, alla vostra carriera e alle vostre necessità», dice King.
Alla base di tutto, naturalmente, sta il principio cardine che «le connessioni con gli altri positive ed energizzanti sono vitali per la resilienza. Forniscono sostegno socio-emotivo, un sentimento di appartenenza e persone con cui condividere esperienze e idee. Infondono un senso di giocosità e ottimismo nelle situazioni più complicate, aumentando la capacità di apprendere ed eseguire correttamente. Le relazioni positive, sul lavoro come nella vita personale, promuovono la fiducia in sé stessi, l’autostima e la resilienza». Come regola di base per un buon equilibrio, King rammenta quella dei sei partner necessari. La regola prevede che almeno una persona all’interno della propria cerchia ristretta possa offrire: accesso alle informazioni; potere formale; feedback costruttivo; sostegno personale; senso dello scopo; contributo all’equilibrio tra lavoro e vita privata. Senza questi elementi, è molto più probabile che si finisca per sentirsi sopraffatti dal lavoro o isolati e privi di conforto.
La manutenzione delle proprie reti richiede un lavoro e un’attenzione costanti, ma in sostanza «l’obiettivo deve sempre essere quello di trovare una serie di pratiche che sono di aiuto, arricchenti e con cui ci si sente a proprio agio. Ciò che è importante capire è che anche i piccoli cambiamenti – come trascorrere 20 minuti al mese per risentire vecchie conoscenze – può avere un effetto trasformativo», spiega King.
Dalla creatività alla fiducia, l’autrice offre molti spunti di riflessione per meglio comprendere se stessi e il modo in cui ci si relaziona al mondo. Soprattutto in un momento come quello attuale, di ripartenza e di ritorno alla socialità, dopo il lungo periodo di fermo dettato dal Coronavirus, essere attenti alla cura dei propri contatti è di importanza fondamentale. «L’ultimo anno ci ha mostrato quanto importanti siano davvero le nostre relazioni», dice infatti King. «Nella mia ricerca, ho scoperto che durante la pandemia le nostre reti si sono ristrette del 16%. Non si tratta di reti che si ripareranno da sole, a meno che non facciamo un investimento per rinvigorirle. Prendetevi il tempo e fate uno sforzo: ne vale la pena».
Qualcosa che, naturalmente, vale anche in termini professionali. «I lavori trovati attraverso le proprie reti vengono trovati più velocemente, sono pagati meglio e sono più adatti. La maggior parte dei lavori viene trovata tramite conoscenze, non tramite gli amici né la famiglia», spiega la docente. Per chi si trova nella situazione di aver perso il lavoro per via del Covid, ad esempio, il consiglio migliore potrebbe essere il seguente: «Fate una lista di cinque persone e contattatele. Non dovete per forza chiedere loro un lavoro, anche solo chiedere consiglio su come cercare lavoro è un ottimo punto di partenza».