Il futuro secondo Nicholas Negroponte: Impareremo il francese ingoiando una pillola
Quando Nicholas Negroponte inventò il touchscreen (anni ’70), la stampa lo sommerse di critiche. Più o meno la stessa cosa accadde negli anni ’90, quando predisse che presto “avremmo comprato i libri direttamente da internet”. È per questo che quando qualcuno gli dà torto, Negroponte sorride e lo aspetta al varco qualche decennio dopo. Ed è per lo stesso motivo che, quando dice cose come “Impareremo il francese ingoiando una pillola”, vale la pena sospendere l’incredulità e starlo a sentire.
74 anni, cofondatore del MIT Media Lab e suo direttore per 20 anni, è stato ospite questo autunno al World Business Forum di Milano, dove ha tenuto un discorso che riassume efficacemente il percorso del proprio lavoro e gli obiettivi futuri, che senza timore di iperbole riguardano niente meno che “il futuro del mondo”. «Al Mit facciano cose che non sono ancora sul mercato e che sembrano ridicole – racconta -. Oggi tutti parlano di AI e machine learning, noi nei nostri laboratori la studiamo dai primi anni cinquanta». E infatti oggi la sua ossessione è il biotech, che «è il nuovo digitale». Soprattutto la biomeccatronica, cioè la tecnologia cibernetica usata per riprodurre e migliorare le capacità fisiche degli organismi viventi. Ed eccoci alla pillola per imparare il francese.
«Joseph Jacobson, l’uomo che al Mit Media Lab ha inventato l’e-ink (l’inchiostro elettronico degli e-book), ora studia come inviare al cervello intelligenza artificiale concentrata attraverso delle pillole (sì, quelle che prendiamo per farci passare il mal di testa). Si cercano modi per interagire direttamente con i neuroni, di arrivare al cervello dall’interno, e non attraverso gli occhi, che sono uno strumento ormai deteriorato».
Si cercano modi per interagire direttamente con i neuroni, di arrivare al cervello dall’interno, e non attraverso gli occhi, che sono uno strumento ormai deteriorato.
Chiaramente è consapevole della portata dell’affermazione: «Fa ridere, lo so, ma pensate se negli anni ’90 vi avessero chiesto di pensare a un mondo senza CD e senza videoregistratore, o senza negozi, uffici e periferiche», come sta effettivamente accadendo. «Immaginate un mondo senza nazioni, fatto solo di città, con una sola lingua. Le cose difficili da immaginare succedono. Ho chiesto ai miei studenti del Mit chi avesse intenzione di comprare un’auto. Nessuno ha alzato la mano. Negli anni Sessanta tutti volevano l’auto: era libertà».
E gli obiettivi più importanti di Negroponte sono in linea proprio con queste visioni di portata globale: educazione e accesso gratuito a internet per tutti nel mondo. Per lui «i bambini sono la nostra risorsa naturale più preziosa» e immagina una “Mathland” in cui i piccoli di sei anni imparano il coding, «non per trovare lavoro, ma perché la programmazione insegna a pensare, o meglio, fa pensare a come funziona il pensiero».
Infine, l’obiettivo più grande: la connettività, che secondo lui dovrebbe essere un diritto umano», e come tale, gratuito e garantito da un ente svincolato dalle singole nazioni. «È un progetto da 10 miliardi di dollari, non da 450 miliardi, ossia quanto tutte le industrie mondiali spenderanno nei prossimi cinque anni per le infrastrutture nel mondo». Insomma: si può fare. Parola di chi nel futuro c’è stato.