Pet Economy: un mercato che vale miliardi
Il settore dell’economia che ruota intorno agli animali domestici non sembra conoscere crisi. Questi vengono considerati spesso come membri della famiglia, e i consumatori sono sempre più disposti a spendere per gli amici a quattro zampe.
A loro vengono dedicati tempo, attenzioni e cure. Parallelamente il numero delle persone che possiede un animale è cresciuto fortemente negli ultimi anni. La somma di questi elementi ha fatto fiorire la cosiddetta pet economy, creando anche nuove occasioni lavorative.
I riflessi economici
Soltanto in Italia, secondo la rivista Altroconsumo, nel 2021 c’erano 62,1 milioni di animali domestici. Il più diffuso è il cane, che è l’animale da compagnia scelto in media dal 62 per cento dei proprietari, seguito dal gatto con il 56 per cento. La loro presenza diffusa nelle case degli italiani è anche dovuta alle caratteristiche della popolazione e ai cambiamenti degli stili di vita. L’invecchiamento della popolazione e una maggiore tendenza da parte dei giovani ad andare a vivere da soli, piuttosto che in coppia, favorisce la scelta di avere un animale domestico.
La diffusione degli animali da compagnia ha anche importanti riflessi economici, dato che gli analisti stimano che il mercato dei prodotti e dei servizi legati al mondo pet passerà dai 232 miliardi di dollari del 2020 a 350 miliardi nel 2027.
Il boom dell’economia legata agli animali si divide in varie sottocategorie come il cibo e i prodotti accessori. Per quel che riguarda il pet food, il fatturato è più che raddoppiato in Italia nel periodo 2007-2020, passando da 1.163 milioni di euro a 2.533 milioni, con un tasso di crescita medio annuo delle vendite che ha quasi raggiunto il 6 per cento, secondo il Rapporto Assalco – Zoomark 2022, Alimentazione e Cura degli Animali da Compagnia.
Anche la vendita dei prodotti accessori è aumentata recentemente, tanto che sono entrati nel settore molti importanti marchi di moda che hanno scelto di non rimanere indifferenti al business degli animali.
I grandi brand hanno avviato linee pet, spesso con un doppio obiettivo strategico: espandere l’offerta dei prodotti, ma anche fidelizzare ulteriormente il cliente. Fendi non si è limitata ai collari, creando anche cucce, cappottini e trasportini con la tipica doppia F. A questi prodotti Hèrmes ha aggiunto le ciotole per cani e dei frisbee.
Le professioni della pet economy
Ovviamente, la creazione di questi nuovi prodotti richiede anche il supporto di specifiche figure lavorative, quali disegnatori, grafici, pubblicitari.
Non solo: attorno al mondo del pet sono nate professioni e opportunità di lavoro nuove. E se un tempo si trattava principalmente lavori saltuari, pensiamo ad esempio al dog sitter, ora sono occupazioni molto più strutturate. È il caso di coloro che si occupano di toelettatura o erogano servizi di addestramento e pet therapy.
Proprio la pet therapy rappresenta un’offerta ancora giovane e poco nota, ma che sta diventando sempre più comune, data anche la presenza di veterinari e di psicologi specializzati nel mondo animale.
Non va poi dimenticato che alcuni animali sono molto importanti per le attività terapeutiche di persone disabili o con specifiche patologie. È frequente, ad esempio, che nelle residenze per anziani vengano organizzate attività con animali come cani e gatti. In questo modo, gli ospiti non vengono soltanto intrattenuti per qualche ora, ma traggono un diretto sollievo dall’interazione con gli animali.
Il settore pet ha poi un vantaggio estremamente raro e importante rispetto ad altri: è a prova di recessione. Poiché gli animali domestici sono considerati spesso parte integrante della famiglia, ricevono le migliori cure possibili anche nei momenti di stagnazione o difficoltà economica. Questo genera conseguenze positive non solo per le aziende, ma soprattutto per i lavoratori e le lavoratrici del settore, che sanno così di far parte di un mercato ben più resiliente di altri, come ha recentemente confermato la pandemia.