Il successo della psicologia positiva, dalle università alle aziende
Nelle università occidentali spopolano i corsi accademici di psicologia positiva e intelligenza emotiva. Questi insegnamenti, che spesso vengono sbrigativamente soprannominati “corsi sulla felicità”, aiutano gli studenti a condurre una vita più serena e soddisfacente.
Uno degli esempi più interessanti e di maggior successo è il corso “Psychology and the Good Life” della dottoressa Laurie Santos, professoressa di psicologia a Yale, una delle università più prestigiose d’America. Santos, nel 2018, ha avviato il corso di psicologia positiva, della durata di dieci settimane, con l’obiettivo di sfruttare le nozioni della scienza per aiutare i ragazzi a vivere in modo felice e appagante la propria vita.
Con lo stupore della stessa Santos, dopo poche lezioni, il corso si è trasformato da esperimento a corso più seguito della storia di Yale. Lo spropositato interesse dimostrato dagli studenti ha convinto l’università a offrire il corso gratuitamente sul portale Coursera: 3,8 milioni di persone di sono iscritte a “The science of well-being”. Ne è nato anche un podcast “The Happiness Lab”, che ha totalizzato oltre 65 milioni di download.
Le dimensioni del successo sono sorprendenti e i motivi della popolarità del corso sono gli stessi che avevano spinto Santos a crearlo. Leggendo alcuni report, infatti, si era accorta di quanto i giovani fossero colpiti da ansia e stati d’angoscia. L’esperienza diretta con i suoi studenti le confermava queste difficoltà. Nel podcast, Santos dice che un dato in particolare l’ha spinta ad agire: negli Stati Uniti il tasso di depressione nei ventenni è raddoppiato dal 2009.
«Il corso della professoressa Santos è stato un successo, ma la psicologia positiva è un’area emergente della psicologia che convince molto da alcuni anni», spiega Andrea Gaggioli, Professore di Psicologia generale all’Università Cattolica di Milano. «La ragione è che essa fonde insieme due aspetti importanti: da un lato affronta temi interessanti, che incuriosiscono quotidianamente tutti noi, come ad esempio il benessere; dall’altro lato la psicologia positiva si basa fortemente sull’evidenza scientifica e la ricerca, che contribuiscono a rendere tutto meno etereo e astratto. Questo forte legame con la scienza sicuramente ha aiutato anche a superare la diffidenza che molte persone nutrono verso la psicologia».
La psicologia positiva si occupa di tutte quelle cose per le quali vale la pena vivere.
Martin Seligman
La differenza rispetto alla psicologia tradizionale
Ma cosa si intende per psicologia positiva? «È una materia che si è sviluppata negli Stati Uniti a inizio anni 2000, grazie soprattutto a Martin Seligman, che è stato anche presidente della American Psychological Association. Essa si focalizza sull’esplorazione e la promozione delle risorse e delle potenzialità dell’individuo. Come diceva Seligman, “si occupa di tutte quelle cose per le quali vale la pena vivere”. In questo senso, si tratta di un approccio differente rispetto alla psicologia tradizionale, che invece si concentra soprattutto su ciò che è disfunzionale. Temi in precedenza trascurati, come l’emozione positiva, le passioni, l’entusiasmo, la creatività, tornano centrali. Senza dimenticare che tutto è fortemente legato alla ricerca scientifica psicologica».
Il successo del corso è anche legato al fatto che intercetta una difficoltà evidente nei ragazzi e nelle ragazze. «I giovani di oggi vivono con una forte base d’ansia e d’angoscia la loro quotidianità. Purtroppo, è un elemento persistente, la cui intensità è cresciuta negli ultimi anni per vari motivi, molto differenti tra loro». A questo va anche aggiunta la pandemia che, secondo il professor Gaggioli, «ha agito come catalizzatore peggiorando le cose. Non è un caso che ora la vera pandemia sia quella legata alla salute mentale. La vicenda del bonus psicologo introdotto dal governo lo conferma una volta di più».
Temi in precedenza trascurati, come l’emozione positiva, le passioni, l’entusiasmo, la creatività, tornano centrali.
Andrea Gaggioli, Professore di Psicologia generale all’Università Cattolica di Milano
La pandemia, non a caso, è anche stato un fattore che ha contribuito al successo del corso online della professoressa Santos. C’è stato il tempo per cercare e sperimentare nuovi contenuti digitali e le settimane di lockdown hanno dato a molte persone l’opportunità di riflettere sulla propria condizione di benessere, cosa che i ritmi serrati della vita normale rendevano molto complesso fare.
Gli esercizi
Secondo molti iscritti, sia al corso fisico sia al corso digitale, i benefici derivano soprattutto dai compiti a casa che vengono assegnati. Non si tratta precisamente di materiale da leggere o studiare (anche se non manca), ma di esercizi pratici.
La professoressa Santos è convinta che la felicità non scatti in un momento perché si è raggiunto il traguardo che si è sempre desiderato, come potrebbe essere ottenere il lavoro dei propri sogni, ma è un impegno quotidiano fatto di esperimenti, tentativi e abitudini, che si perfeziona nel tempo e che bisogna allenare.
Tra le tecniche per aumentare il proprio benessere c’è quella di scrivere ogni giorno cinque cose per cui si è contenti, per un periodo di alcune settimane. Un esercizio che può apparire banale, ma che la scienza dimostra funzionare.
L’eco creato dal corso ha spinto moltissime università, sia negli Stati Uniti sia in Europa, ad attivare insegnamenti simili. Tuttavia, alcuni corsi di psicologia positiva sono presenti già da alcuni anni nelle facoltà di psicologia delle università italiane.
Una delle prime iniziative accademiche di questo tipo è stato il corso “Psicologia per il benessere: empowerment, riabilitazione e tecnologia positiva”, avviato nel 2015 dall’Università Cattolica di Milano. Ma non sono solo le università a essere coinvolte. Sempre più aziende ricorrono a corsi di psicologia positiva per aumentare il benessere dei propri dipendenti sia nell’ambito lavorativo sia nella sfera personale. Un altro campo di applicazione di questa materia, che cerca di attivare il potenziale delle persone, è infine quello dell’insegnamento, dove può essere un utile elemento complementare alle strategie classiche di pedagogia.