Satispay, cosa c’è dietro il successo del nuovo unicorno italiano


Si stima che un’azienda abbia solo lo 0,00006 per cento di possibilità di diventare un unicorno. È praticamente impossibile. In tutto il mondo, oggi, le startup non ancora quotate in Borsa, ma che hanno già raggiunto la soglia del miliardo di valore di mercato sono, in tutto, circa mille. Rare come le leggendarie creature medievali, appunto.

Satispay, la fintech italiana del pagamento digitale, adesso è una di queste. L’applicazione, che consente agli utenti di effettuare pagamenti senza esibire una carta di credito, lo ha fatto battendo ogni record. Il maxi round di finanziamenti chiuso a fine settembre, pari a 320 milioni di euro, è il più alto mai raggiunto per una startup in Italia.

La raccolta di investimenti per la società nata nel 2013 si è rapidamente strutturata a breve distanza dal precedente round, con l’ingresso di Addition – colosso del venture capital americano – come lead investor e ha coinvolto anche Block (l’azienda guidata da Jack Dorsey), Mediolanum, Tencent, Coatue, Greyound Capital e Lightrock. Creando un azionariato che punta a configurarsi come una rete internazionale di sistemi di pagamento fintech.

Alberto Dalmasso, cuneese classe 1984, è il CEO e uno dei tre fondatori di Satispay. Dopo una breve carriera nella finanza, ha capito che poteva creare qualcosa di nuovo in quel settore cavalcando l’onda del superamento del contante molto diffuso tra i giovani.

Così è nata Satispay, che oggi vanta ben 3 milioni di utenti e ha una rete di 205mila negozi attivi. E ora si guarda ben oltre l’Italia. Come spiega Dalmasso: «Siamo molto soddisfatti perché, a seguito di questo round, sentiamo di avere tutti gli strumenti e le risorse necessarie per realizzare la nostra visione: creare il prossimo network di pagamento leader in Europa. Non solo sentiamo di avere i capitali necessari, ma anche esperienza e competenze».

Assumiamo con una media di una persona al giorno e contiamo in 12-18 mesi di raddoppiare il loro numero.

E la società cresce non solo sul fronte degli utenti. Oggi Satispay ha 300 dipendenti. «Ma assumiamo con una media di una persona al giorno e contiamo in 12-18 mesi di raddoppiare il loro numero», ha raccontato Dalmasso a Italian Tech. «Parliamo di sviluppatori, business developer, persone di marketing, risk manager, legal, risorse umane: veramente in tutti gli ambiti».

Un miraggio nell’Italia delle crisi industriali e delle aziende che chiudono schiacciate dalla crisi energetica. Ma qual è il segreto dietro l’enorme successo della startup italiana? Secondo lo stesso fondatore, tutto questo è stato possibile grazie al Santo Graal del fintech, come lo definiscono molti investitori internazionali, ovvero «la capacità di creare un super-network di pagamenti sia con il consumatore sia con gli esercenti, e senza dipendere dalle carte, permettendo perciò la completa autonomia».

La svolta fondamentale è stata la legge entrata in vigore a settembre 2012, che ha fornito alle startup un quadro normativo idoneo a crescere, tra agevolazioni fiscali e burocratiche che hanno permesso il lancio di queste imprese e un più facile accesso ai capitali, grazie a esenzioni e sconti sulle tasse da pagare per gli investimenti.

Ma in un mercato in cui la competizione sembra crescere ogni giorno, sono in realtà molto rari i casi di operatori davvero capaci di farsi strada, soprattutto in Italia. La novità di Satispay è quella di aver creato un nuovo circuito di pagamento, con una relazione diretta sia con i consumatori che con gli esercenti su ampia scala, riducendo le commissioni e semplificando la gestione del denaro.

I tre fondatori, Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta, alla fine del 2012 avevano notato che in Italia molte attività commerciali rifiutavano ancora i pagamenti con la carta di credito, specie per piccole somme, e costringevano quindi le persone a usare i contanti per effettuare i pagamenti.

Dobbiamo riuscire ad attirare i migliori talenti globali qui in Italia, a Milano, perché siano i trainer, i formatori, i mentor di una nuova generazione di professionisti del mondo tech in Italia.

Con l’introduzione, nel tempo, di numerosi servizi per i consumatori e opzioni di visibilità per i negozianti, la startup è cresciuta molto rapidamente. Il punto di svolta è arrivato con la pandemia da Covid-19: la app ha rappresentato un sistema efficace per accelerare i pagamenti nelle farmacie e nei supermercati. E nel 2021 è stato toccato il miliardo di euro di volumi processati, con 2 milioni di operazioni di pagamento ogni settimana e un fatturato netto di 15 milioni all’anno.

«Negli ultimi due anni siamo cresciuti moltissimo, più che raddoppiando la nostra customer base e lanciando i servizi in tre altri Paesi europei. Inoltre abbiamo coinvolto nel nostro team molti talenti che ci stanno aiutando a trasformare Satispay in una realtà più grande, strutturata e competitiva», racconta Dalmasso.

Tra capitale umano e capitale monetario, la startup si è trasformata così in unicorno. In Europa è presente in Germania, Lussemburgo e Francia. Una crescita costante, che con i nuovi capitali raccolti è destinata ad accelerare.

La quotazione in Borsa di Satispay non è una priorità per la società. «È sempre stato il nostro obiettivo, ma non è questo il momento di una quotazione. Guardando i mercati siamo ancora piccoli, e come team preferiamo evitare la pressione», dice Dalmasso.

Per Satispay è ancora ampio il margine di crescita del business, ad esempio estendendo la gamma dei suoi servizi «ai minorenni, ai professionisti, andare oltre al prepagato».

L’ambizione non manca. Per Dalmasso e il resto del management il breakeven societario non è ancora un paletto, perché i margini di crescita sono amplissimi: «Vogliamo assumere delle figure chiave da tutto il mondo, dobbiamo riuscire ad attirare i migliori talenti globali qui in Italia, a Milano, perché siano i trainer, i formatori, i mentor di una nuova generazione di professionisti del mondo tech in Italia, che con questo investimento, con questa valutazione e con questa validità può finalmente attirare i campioni, magari anche dal mondo Silicon Valley».

Di |2024-07-15T10:07:00+01:00Novembre 23rd, 2022|Economia e Mercati, Human Capital, MF|0 Commenti