L’innovazione va nello spazio
Spinge la digitalizzazione creando l’infrastruttura necessaria all’innovazione digitale in molti ambiti e contribuendo a ridurre il digital divide attraverso l’Internet satellitare. Innova i modelli di business, attirando un numero crescente di startup capaci di raccogliere 4,8 miliardi di dollari di finanziamenti a livello internazionale nel solo 2020. Consente di offrire nuovi servizi innovativi, con sperimentazioni in diversi settori tradizionali come sanità, agricoltura, utility, assicurazioni e logistica e trasporti, e in altri di frontiera, come lo space mining e il turismo spaziale. Cresce il numero di satelliti in orbita: circa 6.000, di cui quasi 2.800 operativi, il 54% a uso commerciale, il 16% governativo, il 13% militare, il 5% civile; la metà sono satelliti di telecomunicazione (49%), il 29% è attivo nel monitoraggio del pianeta e della sua atmosfera, il 12% nello sviluppo tecnologico e il 6% nella navigazione satellitare.
Oggi la space economy – che genera prodotti e servizi innovativi a valore aggiunto partendo da infrastrutture spaziali e tecnologie digitali – non è più solo frontiera dell’innovazione tecnologica, ma anche dell’innovazione di business, con importanti opportunità per imprese, istituzioni e cittadini. Ma le imprese che fanno parte dell’ecosistema dello spazio – la tradizionale industria spaziale, i fornitori di servizi digitali e le aziende End User interessate alle applicazioni finali – hanno appena iniziato a coglierne il potenziale.
«Un numero sempre maggiore e diversificato di attori guarda alla space economy con crescente interesse per l’impatto che può avere su svariati settori», spiega Paolo Trucco, docente di Impianti industriali e Organizzazione d'impresa al Politecnico di Milano.
[legacy-picture caption=”Paolo Trucco, docente al Politecnico di Milano” image=”5f4f4c0f-0fcd-4572-ba59-39c2f041219e” align=”right”]L’unione fra le tecnologie spaziali e digitali produrrà trasformazioni radicali a livello industriale, innovando processi, prodotti e servizi, modelli di business, e portando alla nascita di nuove imprese e all’ingresso di nuovi attori tradizionalmente non legati all’industria dello spazio. Le imprese che riusciranno a coglierne le opportunità aumenteranno la propria competitività sui mercati globali e saranno più capaci di rispondere ai bisogni futuri della società».
A livello globale gli investimenti governativi nella space economy sono pari a circa 90 miliardi di dollari, di cui poco meno della metà negli Stati Uniti. In Italia gli investimenti sono molto inferiori (1,13 miliardi nel 2018), ma lo spazio è al centro della strategia del Paese: è uno dei sette Paesi a essersi dotato di un’agenzia spaziale con un bilancio superiore al miliardo, è quinta al mondo e seconda in Europa per spesa in space economy in rapporto al PIL (0,55%) ed è il terzo contribuente dell’Agenzia Spaziale Europea nel 2020 con 665,8 milioni di euro, dietro a Germania (1311,7 milioni) e Francia (981,7 milioni). Per spingerne ulteriormente lo sviluppo il governo ha varato il Piano Strategico Nazionale space economy, del valore di 4,7 miliardi di euro.
[legacy-picture caption=”Angelo Cavallo, direttore dell Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano” image=”244c2215-2b6e-4072-9a7f-ffe34f5442bc” align=”left”]«Oggi la space economy non è più un tema per “addetti ai lavori” circoscritto all’industria spaziale. Parliamo di una vera nuova economia che coinvolge fornitori di servizi e aziende di settori molto diversi fra loro», sottolinea Angelo Cavallo, direttore dell’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano, «molte sono le sperimentazioni in atto, alcune anche in fase matura. Il mercato, però, si trova a uno stadio iniziale e il potenziale è ancora tutto da cogliere. Sono molte le imprese che oggi ancora non sanno di poter implementare dei servizi space-based: un modo per poter innovare la loro offerta ed essere più efficienti facendo leva sulle tecnologie dello spazio opportunamente combinate con tecnologie digitali».
Gli ambiti della space economy
I player che compongono l’ecosistema della space economy operano principalmente in quattro ambiti. La Earth Observation, l’infrastruttura e i servizi che consentono agli utenti di monitorare la Terra e la sua atmosfera grazie all’elaborazione di dati ottenuti da satelliti, con i quale si possono definire servizi a valore aggiunto in settori prima non toccati da queste tecnologie, come agricoltura, meteorologia, pesca, assicurazioni, finanza, energia, sanità. La Satellite Navigation, ossia l’infrastruttura e i servizi che permettono agli utenti di determinare la propria posizione, velocità e tempo attraverso i dati satellitari di posizione, particolarmente utilizzata nei trasporti. La Satellite Communication, cioè infrastruttura e servizi che permettono la trasmissione di segnali delle telecomunicazioni radio. L’Accesso allo Spazio, infine, è l’insieme delle attività per l’esplorazione spaziale, a partire dal lancio di satelliti e sonde fino al controllo delle operazioni.
Il mercato
Si conoscono i budget governativi dedicati allo spazio, ma stimare le dimensioni della space economy a livello globale è complesso perché gli studi condotti finora sono limitati. Secondo la Satellite Industry Association, i ricavi generati nel 2019 dalla space economy sono pari a circa 366 miliardi di dollari, di cui il 74% (271 miliardi) riconducibile all’industria satellitare. Nel dettaglio, quasi il 34% del totale (pari a 123 miliardi) è riconducibile all’erogazione dei servizi satellitari di telecomunicazione (di cui circa 92 miliardi della televisione satellitare), navigazione e osservazione della Terra (il valore generato tocca i 2,3 miliardi). Il 36% (130,3 miliardi) è legato ai prodotti relativi all’equipaggiamento a Terra per la gestione e l’erogazione dei servizi satellitari, come infrastrutture di rete a Terra o sensori e antenne, quali ad esempio il GPS installato sui dispositivi mobili. Il 26% (95 miliardi) è invece relativo ai ricavi generati dall’industria non satellitare e comprende principalmente il valore generato dagli investimenti finanziati con budget governativi: tra i più significativi figurano i 57 miliardi degli Stati Uniti, poi i 12 miliardi dell’Europa e gli 11 miliardi della Cina.
I servizi innovativi lungo la filiera dello spazio
La space economy è in grado di abilitare nuove applicazioni e servizi innovativi sia fra gli operatori della tradizionale industria spaziale sia fra i fornitori di servizi digitali basati su tecnologie spaziali. Nel primo segmento una delle principali evoluzioni è la maggiore accessibilità dello spazio, con nuove modalità di lancio in orbita e di costruzione di veicoli e satelliti che comportano un abbassamento dei costi per ogni kg mandato nello spazio, come l’impiego di nano-satelliti e di materiali più leggeri in fibra di carbonio. Altre tendenze sono semplificare il processo che precede il lancio, ad esempio consentendo di prenotare online la data, o introdurre logiche di sharing economy, lanciando un singolo veicolo contenente più satelliti che possono essere posizionati su orbite differenti e permettendo così di unire missioni con obiettivi diversi e abbassare i costi per l’azienda cliente. Sta prendendo piede anche l’offerta con un modello di ricavi ad abbonamento per l’accesso ai servizi, che consente di programmare in modo più efficiente e stabile gli investimenti. Si trovano ancora a uno stadio embrionale i servizi legati all’esplorazione dello spazio e allo sfruttamento delle risorse spaziali (space mining) e di turismo spaziale.
Nel secondo gruppo rientrano i servizi space-based, che usano dati satellitari rielaborati con tecnologie digitali, come artificial intelligence e data analytics. Nell’agricoltura di precisione, ad esempio, l’uso di immagini di Earth Observation permette di monitorare l’uso di pesticidi sulle colture e analizzare la fertilità del terreno, migliorandone la redditività, o di decidere quale coltura seminare basandosi sui dati raccolti. Le immagini satellitari sono utili anche per monitorare quasi in tempo reale le reti di distribuzione energetica, spesso collocate in zone poco accessibili, per prevenire eventuali danni ed evitare costose interruzioni di rete. Il monitoraggio continuo di merci e beni è fondamentale anche nel settore logistica e trasporti per valutare quali sono le tratte più brevi e remunerative e rendere più efficienti le fasi di carico e scarico merce. Le assicurazioni guardano con interesse ai servizi space-based per migliorare i modelli di previsione del rischio e poter offrire polizze personalizzate sul singolo cliente.
Le tecnologie satellitari
La space economy cresce anche in termini di satelliti in orbita, soprattutto di piccole dimensioni (sotto i 500 kg), che rappresentano l’80% di tutti i carichi lanciati nel 2019, anche se valgono solo l’11% della massa in orbita. Diverse aziende stanno sviluppando micro-lanciatori specificamente progettati per affrontare questo nuovo mercato. Nel 2019 sono stati effettuati 102 lanci, di cui il 33% da parte della Cina, seguiti dal 21% della Russia e il 20% degli Stati Uniti.
Fra le tecnologie più diffuse figurano quelle per il monitoraggio di aree del pianeta da satellite, basate su sensori SAR (Radar ad Apertura Sintetiche), utilizzabili anche in condizioni di scarsa luminosità, o su sensori ottici o multispettrali, di uso prevalentemente diurno. Le previsioni per le missioni future indicano un miglioramento della risoluzione e una riduzione del tempo di rivisita, grazie all’impiego di sistemi satellitari multipli e di “costellazioni” di satelliti.
In Europa circa un centinaio di aziende si occupa di data processing e sfruttamento dei dati satellitari, concentrate prevalentemente in Regno Unito e Francia. I settori più coinvolti da queste attività sono produzione e distribuzione di energia, agricoltura, trasporti terrestri e marittimi, protezione ambientale. Inoltre, molte aziende si occupano di consulenza specifica per sviluppare servizi ad hoc partendo dalle richieste del cliente, operando in maniera trasversale tra i diversi mercati.
[legacy-picture caption=”Antonio Ghezzi, docente al Politecnico di Milano” image=”c59b2fde-41ba-43c5-9da8-d841a9f9e886″ align=”right”]«Negli ultimi anni, il mondo delle applicazioni satellitari ha subito una notevole trasformazione», aggiunge Antonio Ghezzi, docente di Management Engineering al Politecnico di Milano, «lo spazio sta ormai diventando accessibile non solo al settore tradizionalmente legato alla space industry, ma ad una moltitudine di attori che oggi riescono a garantirsi il possesso e le prestazioni di un satellite, per quanto a volte piccolo o miniaturizzato. La sfida è quella di raggiungere un monitoraggio real-time e molte aziende ci stanno provando avvicinandosi al mondo delle costellazioni, per aumentare la disponibilità di dati e la loro frequenza».
Il futuro della space economy
I principali trend del futuro sono due. Il primo è il progressivo abbassamento dei costi per le aziende spaziali dovuto all’allungamento della vita utile degli asset spaziali e una loro maggiore interconnessione per migliorarne le performance, come nel caso delle costellazioni di satelliti. Il veicolo sarà sempre più riutilizzabile in missioni successive per renderlo sostenibile dal punto di vista economico e ambientale. La sostenibilità è un altro elemento che caratterizzerà la space economy in futuro: le tecnologie spaziali possono contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030, ad esempio aiutando a sviluppare l’internet satellitare che potrebbe creare opportunità di sviluppo inclusivo ed eliminare il divario digitale fra aree ad alta e bassa connettività. Connettività, disponibilità di dati e digitalizzazione sono un altro elemento fondamentale per spingere la crescita della space economy, molti dei cui servizi si basano sulla capacità di raccogliere e sfruttare i dati. Un altro aspetto della digitalizzazione è la creazione di servizi e interfacce user-friendly e accessibili anche a profili meno tecnici. Cogliere le opportunità offerte da questi trend, però, sarà possibile solo con una regolamentazione favorevole all’innovazione, che consenta alla filiera nazionale di operare in condizioni di vantaggio competitivo e di attrarre capitali.