Station F, nella partita dell’innovazione la Francia batte l’Italia
Più di mille startup, 60 sale riunioni, un auditorium da 370 posti, 4 cucine e 2 bar aperti 24 ore su 24, un fablab e un campo da tennis sul tetto: è Station F, l’incubatore di start-up più grande del mondo, inaugurato a Parigi questo 29 giugno.
Nato da un’idea del magnate svizzero Xavier Niel, il campus occupa tutti i 34.000 metri quadri dell’ex deposito ferroviario Halle Freyssinet, un edificio dei primi anni ’20 progettato dall’architetto Eugène Freyssinet. «L’abbiamo chiamato Stazione F come “Stazione Francia”, “Station Femmes”, “Station Founders” o “Stazione Freyssinet” – perché Freyssinet era un grande architetto e un grande imprenditore», ha spiegato Xavier Niel al presidente Macron, durante la sua visita al campus.
Nel 2016 la Francia ha investito 2,7 miliardi nella creazione di nuove imprese: quindici volte gli investimenti italiani
A dirigere il progetto la trentaduenne Roxanne Varsa, che è riuscita a coinvolgere nell’operazione niente meno che Facebook, Microsoft e Vente Privée. Secondo Varsa per la Francia si tratta di un’occasione d’oro per imporsi come punto di riferimento mondiale nel campo dell’innovazione. Il momento è favorevole: fattori esterni come la presidenza Trump, gli alti prezzi della Silicon Valley e la Brexit hanno spinto moltissime start-up verso la Francia, spiega Varsa, che però dichiara di non aver bisogno di strategie specifiche per sfruttare queste contingenze: «Vogliamo semplicemente che i grandi imprenditori provenienti da tutto il mondo arrivino al nostro campus perché è quello che vogliono».
Donald Trump e Brexit a parte, questo grande colpo messo a segno dalla Francia sorprende fino a un certo punto: non a caso è il Paese europeo in cui si può creare una start-up nel minor tempo e al minor costo. È inoltre uno dei Paesi con più incentivi finanziari ed esenzioni fiscali. Nel 2016, tanto per fare un esempio, ha investito 2,7 miliardi nella creazione di nuove imprese: ben quindici volte gli investimenti italiani (170 milioni). Dimostrazione lampante che la Francia ha saputo davvero credere nella start-up economy e non l’ha relegata a mero business trend per millennial disoccupati.
Anche l’Italia ci prova: il piano Industria 4.0 dell’ultima legge di stabilità prevede per esempio l’esonero dell’imposta di bollo per le nuove imprese e incentivi più alti fino al 30 % per gli investimenti in startup e Pmi. Gli incentivi però non bastano a far fronte alla mancanza di attori. Per creare un ecosistema realmente favorevole, infatti, occorrerebbe un mercato finanziario liquido più sviluppato, un sistema di venture capital in grado di far fronte a rischi in più, oppure la felice combinazione di investimenti pubblici e contributo di imprese private che negli ultimi anni ha fatto di Tel Aviv uno dei centri di innovazione più all’avanguardia nel mondo.
In Italia, insomma, l’approccio è ancora troppo timido. Occorre invece gettarsi nell’avventura con molta più convinzione e molto più coraggio: il progetto grandioso di Station F ci sta dicendo che non c’è più spazio per temporeggiare.