Tel Aviv, la città dell’innovazione
Che la città israeliana di Tel Aviv sia uno degli ecosistemi più smart del pianeta è cosa nota. Già nel 2014, in occasione della “Smart City Expo World Congress” di Barcellona, si era guadagnata lo Smart Cities Award, battendo la concorrenza di 250 città di tutto il mondo.
Oggi, nonostante la competizione con la stessa Gerusalemme, mantiene il passo e guida la “nazione delle startup” verso una fase più matura della propria evoluzione.
Sono passati quasi dieci anni da quando fu pubblicato il saggio Start-up Nation di Dan Senor e Paul Singer, che raccontava lo strano fenomeno delle piccole aziende tecnologiche che in Israele sembravano fiorire una dopo l’altra. Oggi molte di quelle imprese hanno trovato investimenti e si stanno strutturando sempre più come società mature. Israele sta diventando la “nazione delle scaleup” e Tel Aviv è il centro pulsante, dove le idee incontrano i capitali provenienti da tutto il mondo.
In fondo, la città stessa è nata come una startup, fondata dal nulla nel 1909 da 66 famiglie di Jaffa, guidate dal futuro sindaco Meir Dizengoff. Si riunirono sulla spiaggia ed estrassero a sorte il lotto di terra che spettava a ognuno. E negli anni trasformarono quell’area semidesertica della periferia di Jaffa in una città moderna, bella e funzionale.
Israele sta diventando la “nazione delle scaleup” e Tel Aviv è il centro pulsante, dove le idee incontrano i capitali provenienti da tutto il mondo.
L’architettura di Tel Aviv, la “Città Bianca”, è famosa: progettata inizialmente per essere una città giardino, negli anni Venti e Trenta, a seguito delle prime migrazioni dall’Europa, si è delineata come una sorta di campionario dell’architettura internazionale più all’avanguardia del XX secolo, con oltre 4.000 edifici costruiti in stile Bauhaus e secondo i principi del Movimento Moderno.
Dal punto di vista urbanistico è stata progettata per favorire il senso dell’orientamento ed evitare che ogni zona sia simile all’altra. E questo ci introduce a un’altra vocazione di Tel Aviv, che fin dall’inizio è nata per essere smart, continuamente tesa all’ottimizzazione e all’innovazione dei servizi pubblici. E di conseguenza sempre alla ricerca di nuove tecnologie che sappiano affrontare in maniera brillante i problemi gestionali di una città.
Non c’è da stupirsi che recentemente il ministro israeliano per l’Uguaglianza sociale Gila Gamliel abbia annunciato lo stanziamento di 19 milioni di dollari (70 milioni di shekelis) per sostenere le iniziative di smart city in tutto il Paese e permettere dunque ad altri centri urbani di seguire l’esempio della Città Bianca.
Ciò che rende una città davvero ottimizzata non è più l’illuminazione efficiente o gli schemi di traffico disciplinati, ma il coinvolgimento diretto dei cittadini.
Un esempio che anche per l’estero è sempre più appetibile: sono infatti numerosi i sindaci e gli investitori di tutto il mondo che visitano la città per prendere spunto dalle nuove tecnologie in termini di controllo dei rifiuti, di gestione traffico o dei parcheggi, o in materia di cyber-sicurezza.
La società di ricerca Gartner ha dichiarato che oggi ciò che rende una città davvero ottimizzata non è più l’illuminazione efficiente o gli schemi di traffico disciplinati, ma il coinvolgimento diretto dei cittadini, che devono essere al centro della trasformazione digitale del nucleo urbano. L’esperienza urbana dev’essere dinamica, vivace, ininterrotta. E infatti Tel Aviv, che tra le altre cose vanta la più alta concentrazione al mondo di cani per individuo, è anche all’avanguardia per quanto riguarda l’offerta destinata ai residenti giovani e single. E negli ultimi anni si è guadagnata anche l’appellativo di capitale del turismo gay friendly. Mentre la nuova promenade, dal design innovativo e dai materiali piuttosto pregiati, ribalta il tradizionale cliché secondo cui gli spazi pubblici devono essere realizzati a basso costo per timore di atti vandalici e generale incuria.
L’importanza dei cittadini nel rapporto città e innovazione a Tel Aviv era già chiara cinque anni fa, quando fu lanciata la rete di comunicazione digitale DigiTel, una piattaforma (dotata di smart card) in grado di offrire notizie, servizi e facilitazioni personalizzate in base al profilo dei singoli residenti. Fu proprio questo servizio, nel 2014, a farle guadagnare il primo «Smart Cities Award».