Volontariato d’impresa, ci guadagnano aziende e dipendenti
Aziende e dipendenti insieme in missioni di solidarietà sociale. Si chiama volontariato di impresa ed è una realtà sempre più consolidata anche in Italia, dove sono centinaia le associazioni e gli enti che hanno stretto accordi con le aziende per coinvolgere i lavoratori in progetti di sostegno ai malati, aiuti per i più poveri, tutela dell’ambiente e molto altro. Il tutto usufruendo anche dell’orario di lavoro, se necessario.
Alla fine, ci guadagnano tutti: l’azienda migliora la propria reputazione e si ritrova dipendenti più coesi e che hanno sviluppato la capacità di lavorare in squadra, mentre le associazioni benefiche – e dunque la società – possono contare sull’aiuto di migliaia di persone in più.
I dati sono sempre più confortanti. A diffonderli annualmente è Sodalitas, fondazione nata nel 1995 per volere di Assolombarda, che promuove la sostenibilità di impresa in Italia, anche attraverso lo strumento del volontariato. Nell’ultimo report, scritto in collaborazione con Gfk Italia, si scopre che il 61% delle imprese promuove o ha promosso attività di volontariato di impresa. A fare da traino sono state, soprattutto all’inizio dell’esperimento – importato dal mondo anglosassone – le grandi multinazionali, ma adesso anche le piccole e medie imprese sembrano essere sempre più convinte del progetto. Circa il 36% di chi aderisce a questo genere di programma ha meno di 250 dipendenti e tra queste il 19% ne conta meno di 50. Il tutto, come specifica la stessa Sodalitas, emerge da una ricerca condotta su un campione di ben 126 aziende di tutte le dimensioni che rappresentano oltre il 9% del PIL e impiegano circa 255.000 dipendenti.
Il 61% delle imprese promuove o ha promosso attività di volontariato di impresa.
Oltre al tempo di lavoro, il 90% delle aziende mette anche a disposizione delle organizzazioni e delle associazioni altri tipi di risorse: economiche (65%), prodotti (51%) e servizi, spazi e strutture (34%).
Tra le prime in Italia ad attivarsi in questo senso è stata Barilla: già nel 2009, in occasione del terremoto in Abruzzo, l’azienda ha predisposto una sorta di cucina mobile d’emergenza, un vecchio camion trasformato e attrezzato per servire in poco tempo un gran numero di pasti caldi in situazioni di difficoltà. A questo progetto, coordinato assieme alla Protezione Civile, partecipano circa 80 dipendenti del gruppo.
Addirittura 300 quelli impiegati qualche anno fa dall’azienda Alessi, nota fabbrica di oggetti di design, in un progetto di utilità sociale che prevedeva la ritinteggiatura di una scuola elementare vicino allo stabilimento di Omegna (Verbano-Cusio-Ossola), la pulizia delle aree verdi del territorio, l’accompagnamento di anziani e disabili. Visto il successo dell’iniziativa, progetti simili continuano tuttora a essere riproposti dall’azienda.
Le finalità rivolte all’esterno si concentrano su tre fattori: sostenere progetti di enti Nonprofit; sviluppare reti sociali sul territorio e migliorare la reputazione aziendale.
Nell’ultima parte della ricerca Sodalitas – Gfk c’è spazio anche per una dettagliata analisi degli obiettivi e dei benefici del volontariato d’impresa. “Dall’analisi delle finalità emergono due aree motivazionali, una verso l’esterno e una verso l’interno”, si legge nel rapporto. Le finalità che si rivolgono all’esterno si concentrano in particolare su tre fattori: contribuire a sostenere progetti di enti Nonprofit o di altre organizzazioni verso la comunità (64%); sviluppare reti sociali sul territorio di riferimento per portare valore di lungo periodo (34%) e migliorare la reputazione aziendale (49%). Quelle rivolte all’interno puntano invece sul favorire una forza lavoro motivata e coesa (47%) e sviluppare delle competenze dei dipendenti, seppure questo aspetto abbia un peso ancora marginale (14%).
I risultati si vedono: il 60% delle aziende rispondenti sottolinea infatti il maggior coinvolgimento dei dipendenti, il 49% il miglioramento del clima aziendale e il 38% un miglior lavoro di squadra. Se poi si considerano i vantaggi verso l’esterno, la ricerca evidenzia il miglioramento della reputazione aziendale, citato dal 57% dei rispondenti e il miglioramento delle relazioni nella comunità (49%).