“Yolo economy”, la spinta a cambiare vita (e lavoro)
Johann Wolfgang Goethe e il rapper Drake. Sembrano due mondi distinti ma in realtà sono entrambi uniti da una frase che hanno pronunciato almeno una volta: YOLO, o You Only Live Once, che tradotto significa «si vive una volta sola». Parole che oggi tornano vive per molti giovani che, con l’arrivo della pandemia, hanno deciso di cambiare vita e lavoro.
Una scelta che tanti Millennial e Gen-Z hanno intrapreso con la volontà di vivere il futuro in maniera radicalmente diversa rispetto al recente passato. «La yolo economy sta facendo reinventare la vita ai più giovani. La pandemia ha avuto un impatto, anche emotivo, su tutti. Tutto questo sta spingendo molti Millennial a rivalutare le proprie priorità. Alcuni stanno abbandonando lavori stabili per avviare nuove attività. Il rischio sembra essere il nuovo mantra, dopo mesi segnati da uno stato di ansia ed esaurimento», ha scritto Kevin Roose sul New York Times a proposito del fenomeno.
Il cambiamento
Più del 40% della forza lavoro globale intende lasciare il proprio datore di lavoro attuale nel corso del 2021. Per l’Italia la percentuale scende al 33%, ma tra i giovani uno su due sta valutando di cambiare. «Per me cambiare ha rappresentato una scelta di vita, un passaggio fondamentale», sostiene Irene Bosi, 28 anni, una carriera avviata nel mondo corporate prima della pandemia. Poi, la svolta. «In questo mondo ho lavorato per aziende importanti e, andando avanti, avrei potuto fare carriera. Ma non ero felice: mi alzavo ogni giorno alle 6.40 ed ero costretta a ore di fila in macchina per raggiungere il mio ufficio a Milano dove poi ero costretta a rispettare le regole del mondo corporate, come uscire sempre dopo il tuo capo, presenziare agli eventi e non socializzare con i colleghi», racconta. Così è nata una scelta improvvisa. «Mentre cercavo un nuovo lavoro ho scoperto Marketers, di cui conoscevo già il fondatore, Luca Ferrari. Quando ho capito che l’azienda cercava qualcuno che provenisse dall’universo corporate per avere una struttura più definita ho deciso di licenziarmi e cambiar vita, lasciando per giunta definitivamente Milano», conclude Irene.
La sua storia è molto simile a quella di Giuseppe Cardone, 29 anni, originario di Locorotondo, in provincia di Bari, che lo scorso luglio ha deciso di lasciare Parigi e la Francia, dove aveva un posto sicuro nel campo biomedicale, per tornare in Italia. «Non mi sono mai sentito a mio agio in Francia, nonostante abbia fatto tutti gli sforzi possibili per integrarmi. Avevo bisogno di tornare nel mio Paese, ben sapendo che sarei andato incontro a più difficoltà nel trovare lavoro e anche a uno stipendio inferiore. La pandemia è stata però la spinta di cui avevo bisogno per cambiare la mia vita», sottolinea Giuseppe, che adesso vive a Mirandola, una piccola città in provincia di Modena sede del più importante distretto biomedicale d’Europa e terzo nel mondo, dopo quello di Minneapolis e Los Angeles (non a caso è chiamata la “Silicon Valley” del biomedicale).
Un cambiamento meno rilevante a livello geografico è invece quella che ha coinvolto Alessio Marraffa, 29 anni, che ha deciso di lasciare il suo lavoro in un’azienda strutturata nel settore dell’automotive, sempre nel modenese. «Ero un tecnologo di processo che lavorava nello sviluppo del prodotto per clienti anche importanti, come la Ferrari. Un compito operativo insomma e, dopo quattro anni, gli stimoli cominciavano a scemare. Sentivo di svolgere un lavoro ripetitivo e di perdere tutti i dettagli del mondo meccanico: per questo ho deciso di lasciare l’azienda, che peraltro era vicino a casa mia, a Nonantola, in provincia di Modena, per allargare un po’ il mio sguardo».
Alessio adesso è tornato a occuparsi di meccanica per un’azienda di Castelnuovo, sempre nel modenese. «Magari il cambiamento può non sembrare eccezionale», dice, «ma le ragioni forse lo erano di più. Per me ha significato tanto, visto che nella precedente azienda non mi sentivo valorizzato e sono stato lasciato solo durante l’epidemia di Covid», ricorda. Adesso la storia è decisamente cambiata.
Le prospettive
Scegliere una nuova strada non è sempre semplice ma, alcune volte, è la decisione migliore. «Il mondo corporate è molto rigido: quello che ti dice il capo lo devi fare senza pensare. Non c’è spazio per le interpretazioni personali o per versioni alternative», evidenzia Irene. Adesso però le sue giornate dentro Marketers, e più specificatamente dentro Yoga Academy, scuola di yoga online dove svolge il ruolo di Head of Marketing, sono decisamente cambiate. «La libertà di cui godo adesso è davvero incredibile. Se prima non avevo tempo di vivere la mia vita adesso posso muovermi liberamente tra la Liguria, la Toscana, a volte il Portogallo e, quando serve lavorare in ufficio, torno a Bologna, che poi è anche la mia città. Sono tornata a viaggiare, a sentirmi libera e a seguire anche le mie passioni: per esempio in questi mesi ho imparato a surfare», racconta.
È quello che racconta anche Giuseppe. «Se in Francia ero un ingegnere biomedico a capo dei test di ecocompatibilità, adesso faccio più ricerca sempre sui prodotti del settore, come i dispositivi ECMO (ossigenazione extracorporea a membrana) e CPB (bypass cardio polmonari) utili anche nei trattamenti Covid». Il passaggio da Parigi a Mirandola non è stato semplice ma in fondo – dice – è stata una scelta giusta. «Il costo della vita è decisamente inferiore ma ne sono subentrati altri importanti, come per esempio l‘acquisto dell’automobile, per potermi spostare tranquillamente e andare a lavoro. In fondo però non me ne pento: alla fine ero destinato a tornare in Italia».
Alessio interpreta invece la sua scelta come quella giusta per la crescita personale. «Ho deciso di cambiare perché volevo crescere maggiormente nel campo della meccanica. Adesso lavoro in un’azienda di produttori di stampi, dove il cliente ti chiede un pezzo e tu lo devi progettare e realizzare. Anche se è un’impresa più piccola, mi sento perfettamente responsabilizzato e ho il supporto dell’azienda: non potevo chiedere di meglio».