Alessandro Ossola, quando lo sport abbatte ogni barriera
Forza di volontà, determinazione, equilibrio fisico e mentale. Alessandro Ossola, atleta paralimpico della nazionale italiana di atletica leggera, finalista dei cento metri alle Paralimpiadi di Tokyo e tra i protagonisti dei Mondiali Paralimpici di Atletica Leggera 2023 a Parigi, ha reso questi valori i suoi punti cardinali, capaci di orientarlo in un percorso con non pochi ostacoli. Lo sport è sempre stato parte della sua vita, ma ha acquisito ulteriore importanza dopo un grave incidente motociclistico nel 2015. L’amputazione della gamba sinistra e l’uso di una protesi l’hanno costretto a mettere in discussione tutto ciò che prima era una certezza. E a ventisette anni si è trovato a dover gestire una quotidianità che non conosceva e che l’ha costretto a ripartire da zero.
«La prima difficoltà è stata imparare a camminare. Era una realtà completamente nuova. Ho dovuto capire che sarebbero cambiati i miei equilibri dal punto di vista fisico, mentale e lavorativo», dice Alessandro Ossola. Nell’attraversare la fase di adattamento, è la testa a giocare un ruolo fondamentale. «Se sei uno sportivo, in uno o due mesi ti abitui all’equilibrio della protesi. Nessuno però ti spiega come accettarti di nuovo come persona».
Se sei uno sportivo, in uno o due mesi ti abitui all’equilibrio della protesi. Nessuno però ti spiega come accettarti di nuovo come persona.
Lo sport, per Alessandro, è stato sicuramente un forte alleato anche prima dell’incidente. Grande appassionato di calcio, dal 2015 in poi si è dedicato anche al golf, allo snowboard e, ovviamente, all’atletica. «Mi fa stare bene, è un ottimo metodo di aggregazione sociale, utile per conoscere altre persone e imparare a stare in compagnia. Trasmette valori fondamentali e aiuta a porsi obiettivi importanti», dice. Quella che una volta era solo una passione si è trasformata nel fulcro della vita dell’atleta torinese.
Ossola, che ricopre il ruolo di DE&I Ambassador di The Adecco Group, è anche organizzatore di un torneo di padel inclusivo. Ha iniziato a giocare nel 2021, al rientro dalle paralimpiadi di Tokyo, ed è stato amore a prima vista. «Ho capito subito che aggiungendo una sola regola, cioè permettendo alla pallina due rimbalzi al posto che uno solo, si poteva giocare con chiunque», racconta.
L’associazione Bionic People, creata insieme a Riccardo Cotilli e Chiara Bordi per supportare le persone con disabilità fisiche, sta cercando di rendere il padel uno sport paralimpico. Prima il padel per persone con disabilità non esisteva. Sono partiti con sei coppie di “bionici” e normodotati, ora i “bionici” in Italia sono diventati ventisette e la voce si sta spargendo anche all’estero. Presto arriveranno in Italia persone da Spagna, Svizzera e Cile per praticare padel inclusivo.
Ma l’obiettivo dell’associazione Bionic People parte dalle radici e tenta di scardinare alcuni costrutti mentali diffusi. «Vorremmo cambiare il modo in cui si guarda alla diversità e far acquisire alle persone con disabilità maggiore consapevolezza di ciò che possono o non possono fare», spiega Alessandro Ossola. «È un obiettivo ambizioso perché non è facile cambiare l’idea di disabilità insita in ciascuno, ma un passo alla volta si può e si deve fare».
In questo senso, lo sport è un alleato fondamentale per abbattere le barriere che, nonostante i progressi degli ultimi anni, persistono. Tanti rimangono, infatti, gli ostacoli ancora da superare.
Alcuni sport possono essere praticati da tutti, ma chi ha una disabilità spesso non lo sa. Per questo ci stiamo battendo per far sapere che esistono anche sport inclusivi.
In alcuni casi si tratta di impedimenti fisici. «Le protesi hanno costi importanti e in numerosi luoghi ci sono barriere architettoniche che non sono valicabili da chi è in carrozzina», dice Alessandro. Altri sono insiti nella cultura di ognuno e, più in generale, nella società. Molti di questi sono frutto di un pensiero inconscio, di una mente abituata a vedere limiti ovunque, anche quando nella realtà non ci sono. «C’è un grave problema di informazione. Alcuni sport possono essere praticati da tutti, ma chi ha una disabilità spesso non lo sa. Per questo ci stiamo battendo grazie ai telegiornali, alle interviste, al mondo dell’informazione in generale, per far sapere che esistono anche sport inclusivi», continua Ossola.
Importante, dal suo punto di vista, è anche la formazione sul luogo di lavoro e di studio. Bionic People cerca di portare l’idea del cambiamento nelle persone, in particolare nei giovani, perché hanno meno preconcetti mentali. «Andiamo nelle scuole e nelle università, ma anche le aziende hanno bisogno di percorsi legati alla Diversity, Equity & Inclusion, in modo da valorizzare le disabilità e non vederle solo come un limite. È importante far capire alle persone che è possibile riprendersi anche di fronte a un grande ostacolo, anche davanti a qualcosa che ti sconvolge la vita per sempre. Anzi, spesso è l’unica strada percorribile».
Accanto al necessario intervento delle istituzioni, il primo passo per abbattere le barriere nello sport, e anche nella vita, è cambiare le proprie attitudini. «Ho capito che, se vuoi, puoi davvero fare qualunque cosa, l’importante è crederci profondamente», dice Ossola.
Ma il desiderio da solo non basta. Ci vogliono disciplina, autocontrollo e caparbietà. «Bisogna provare a migliorarsi ogni giorno e non mollare di fronte alle difficoltà. È necessario porsi degli obiettivi e cercare di raggiungerli con molta dedizione. Nulla avviene se dietro non c’è un grande lavoro di tenacia e costanza. Quello è il segreto».