Brother: il robot umanoide che traduce il linguaggio dei segni in braille per non vedenti
Sono stati i ragazzi dell’I.I.S. Volta di Frosinone ad aggiudicarsi la finalissima della decima edizione di TecnicaMente, il progetto di Adecco nato con l’obiettivo di mettere in contatto i giovani provenienti da istituti superiori di estrazione tecnica con il mondo delle aziende.
Il team di cinque studenti, attraverso il supporto del laboratorio di ricerca e sviluppo DigiLAB Volta presente nella scuola, ha realizzato Brother, androide cognitivo con sembianze umane, realizzato in polimeri plastici, dotato di capacità decisionali e d’interazione con il mondo esterno, basate sul riconoscimento di eventi con il supporto dell’intelligenza artificiale. Il robot è stato progettato per riconoscere oggetti, persone e volti archiviati nel suo database ed è in grado di riconoscere il Linguaggio italiano dei segni (LIS), in tempo reale, eseguito da un umano se si trova nel suo campo visivo, traducendone le frasi e fornendo l’audio della traduzione. L’output, poi, può anche essere inviato a un tablet braille appositamente costruito, per permettere quindi alle persone non vedenti di leggere il linguaggio LIS.
«È un’idea nata come progetto didattico», racconta Valerio Calcagni, membro del team. «Nel laboratorio facciamo cose pratiche che a scuola impariamo a livello teorico sui libri. In questo modo mettiamo in pratica le conoscenze per trasformarle in competenze». Il progetto è nato implementando «un algoritmo che permette di interpretare i segni della LIS. Piano piano abbiamo addestrato questo modello di intelligenza artificiale per fargli conoscere i vari segni. E, tramite un dizionario della LIS, siamo riusciti a integrare più segni nel robot».
L’obiettivo è far sì che questa tecnologia possa diventare un supporto utile per progetti di inclusione sociale destinati a persone con disabilità. «Ci sono diverse persone che usano la LIS», spiega Valerio. «Dalle persone mute fino ai bambini con autismo. Brother riconosce i segni della LIS, li traduce sullo schermo per iscritto e anche in audio attraverso uno speaker, e li invia a un altro prototipo, che li riproduce su una matrice braille, in modo da poter comunicare anche con persone che non potrebbero vedere con i propri occhi i segni della LIS».
I cinque ragazzi di Frosinone hanno così convinto la commissione composta da Casartelli Srl, A. Agrati Spa, Feralpi Group, Yamaha, Emerson Automation Solutions, Roechling Automotive Filters Srl e Siemens. Arrivando primi tra le dieci scuole finaliste su 40 istituti partecipanti, da Nord a Sud.
«È un progetto complesso, frutto di un grande lavoro di team», spiega Antonio Iafrate, docente di informatica dell’I.I.S. Alessandro Volta e responsabile del DigiLAB Volta, il laboratorio dove Brother è stato ideato e creato. «Qui ci concentriamo su due competenze principali: il lavoro in team e le soft skill, per sviluppare quelle capacità relazionali e di risoluzione di problemi che oggi le aziende chiedono».
Il progetto TecnicaMente nasce per allenare i ragazzi alle dinamiche del mondo del lavoro. Ogni istituto è chiamato a realizzare un prototipo per la risoluzione di uno specifico problema legato all’ambito produttivo. Gli studenti, durante l’elaborazione del progetto, hanno la possibilità di vistare le imprese e di beneficiare del mentoring di responsabili tecnici dell’azienda che fornisce loro il materiale necessario per l’elaborazione del progetto.
Da un lato, dunque, i ragazzi e le ragazze hanno l’opportunità di vivere un’esperienza molto concreta, di toccare con mano la realtà del mondo del lavoro. Dall’altro, le aziende hanno la possibilità di conoscere giovani talenti, anche nell’ottica di valutare eventuali inserimenti in organico, e di confrontarsi con le loro idee innovative
«Abbiamo scelto il progetto Brother principalmente per due motivi», spiega Chiara Armani, Talent Acquisition Specialist del gruppo siderurgico Feralpi, tra le aziende presenti in giuria. «Il primo è che i ragazzi sono stati molto abili nell’utilizzare tecnologie già esistenti e assemblarle per creare il loro prototipo innovativo. Il secondo è che si tratta di un progetto tecnicamente molto complesso, ma che ha al centro un fine nobile per l’inclusività vera».
L’istituto Volta si è aggiudicato ora un percorso di coaching per prepararsi ad affrontare il mondo del lavoro. Intanto, il team continua a lavorare su Brother per migliorarlo. Durante la finale organizzata da Adecco a Milano, infatti, diverse aziende hanno mostrato grande interesse per il progetto, consigliando ai ragazzi possibili strade di evoluzione. Ecco allora che Carlo Borriello sta studiando la possibilità di farlo muovere, seguendo la persona che ha bisogno della traduzione tramite un supporto a motore fissato sulle gambe. Fabrizio Bartolomeo, invece, lo sta allenando per riconoscere anche il labiale e i movimenti facciali, per quelle persone che non sono in grado di emettere suoni.
«Noi, nel DigiLAB Volta della nostra scuola, facciamo il 99% di autoformazione e possiamo metterci alla prova», spiega Carlo. «Devo far muovere il robot? Non c’è nessuno che mi dice come fare. Devo capirlo io, anche sbagliando a volte, ma questo mi permette di imparare facendo».