Il mondo nuovo di Brunello Cucinelli
Abbiamo attraversato trent'anni di crisi delle emozioni. Trent'anni di crisi di civiltà. Abbiamo più che mai bisogno di emozioni e tra queste emozioni c’è il futuro.
Proviamo a immaginare cosa significa guardare il mondo, un mondo nuovo cambiato da internet e dal digitale, sostituendo la speranza alla paura. Per farlo, dobbiamo ridisegnare la mappa mondiale del lavoro. In questa mappa mondiale l’Italia ha tantissime occasioni da giocarsi, soprattutto in manufatti di medio, alto livello.
Quanti di noi hanno fatto l’operaio? Io l’ho fatto, ma per un solo giorno. Con mio fratello che faceva l’idraulico. Un solo giorno, perché poi non sono andato più. Stavo al bar a giocare a carte e a mio fratello che mi diceva «vieni, dammi una mano», rispondevo «no, l’idraulico non è propriamente un bel mestiere».
Sbagliavo. Quello che voglio dire è che lavorare è una cosa difficile. Difficile fare l’operaio per mille euro al mese. Difficile lavorare al freddo e in situazioni complicate. Ecco il vero tema. Un tema che ho vissuto nella mia famiglia, dove erano tutti contadini. Che cosa sognavano nella mia famiglia? Sognavano di lavorare in posti che erano leggermente migliori. I luoghi sono importanti, danno il segno del cambiamento.
[legacy-picture caption=”” image=”17f27f1c-eada-4e34-aacd-fc06e11ae872″ align=””]Abbiamo bisogno di persone perbene. Abbiamo bisogno di abbandonare la paura che ci è stata trasmessa e tornare alla speranza.
Jean Jacques Rousseau dice che l’essere umano è creativo quando tutto intorno a lui è in pace con il creato. Ripartiamo da questo concetto: se io ti do dignità e rispetto tu il giorno dopo sei più creativo. Perché così è l’essere umano.
Se vogliamo essere veri e credibili, prima di tutto dobbiamo essere sempre noi stessi. Quando abbiamo paura, quando le cose vanno bene, quando vanno un po’ meno bene: sempre.
Andiamo verso un mondo completamente nuovo, fatto di trasparenza. Di che cosa e di chi abbiamo bisogno per affrontarlo? Abbiamo bisogno di persone perbene. Abbiamo bisogno di abbandonare la paura che ci è stata trasmessa e tornare alla speranza. Abbiamo bisogno di tornare a studiare. Non ripetiamo l’errore di quando, a chi non voleva studiare, rispondevamo: «Allora vai lavorare». Al lavoro abbiamo addebitato le colpe per non aver studiato.
Viviamo un tempo dove i mali dell’anima si fanno sentire. Il rumore informatico di fondo che condiziona la nostra vita quotidiana. Siamo tutti troppo connessi. Connessi il sabato, connessi la domenica, non alziamo gli occhi al cielo e con le nostre mani ci rendiamo la vita difficile.
Non si può lavorare dopo le cinque di sera e non si può essere connessi né la sera, né il sabato, né la domenica. In azienda ho sempre voluto che entrassimo tutti alle otto, all’una c’è una pausa pranzo. Ma serve anche una pausa dalle troppe email che, scusatemi il termine, ci rendono stupidi. Non parliamo più e se abbiamo bisogno di qualcosa non telefoniamo, mandiamo una email. Ma con una telefonata posso capire il tuo stato d’animo, le tue emozioni. Con una email no. Parlando, in un attimo, comprendo se hai un problema. Capisco la tua paura. Ma posso, con te, iniziare a coltivare una speranza.
Questo testo è tratto dall'intervento di Brunello Cucinelli che ha aperto la XIII Convention del consorzio Cgm intitolata "Tutta un’altra impresa – Sociale, creativa e sostenibile".