L’impresa secondo Claudio Domenicali: La mia Ducati è una comunità di persone


«Il made in Italy per un'impresa di media dimensione è un valore importante, per ciò che ad esso è connesso: per la bellezza e per la creatività, certo. Ma anche per la capacità di creare un rapporto con le persone». In poche parole, pronunciate a margine del Forum per le Medie Imprese promosso dalla Cdo che si è tenuto lo scorso dicembre a Milano, c’è tutta la filosofia di Claudio Domenicali e dell’azienda di cui è Amministratore Delegato, quella Ducati che ormai è il simbolo della moto italiana quanto la Ferrari lo è delle auto sportive.

La bellezza, innanzitutto. Che quando Domenicali entra nella fabbrica di Borgo Panigale, nel 1990, è un ricordo del passato. Al punto che lui stesso, bolognese doc, laureato ingegnere meccanico nel 1990 con una tesi di laurea proprio sulla Ducati, ha una moto «della concorrenza». Ma è dalla passione e dal desiderio di quel piccolo manipolo di ingegneri che la bellezza rinasce. Molto banalmente, perché Domenicali e gli altri volevano guidare motociclette belle, «come piacevano a noi». Eccolo, in nuce, il primo embrione di comunità, quel filo rosso che unisce tutti i ducatisti: chi progetta, chi costruisce, chi vende, chi compra e chi corre.

«Abbiamo i congedi parentali per l’assistenza ai figli, un bonus economico per il nido e altre misure: per noi la famiglia è la pietra angolare della società»

Claudio Domenicali, AD Ducati

La società passa di mano parecchie volte, nel frattempo. Da Cagiva a Texas Pacific Group, da Investindustrial ad Audi, ma i molteplici cambi al vertice non incidono minimamente sull’identità del gruppo, che come spiega Domenicali stesso durante il Forum, «si fonda su un set di valori che tutti condividiamo, dall’ultimo dei meccanici al primo dei manager e che cerchiamo di trasferire in ogni singola attività della nostra azienda» e che si spinge fuori dai cancelli di Borgo Panigale, sul territorio in cui operano i fornitori – «sei su dieci sono italiani» – che producono il 90% della Ducati: «Molti dei nostri fornitori erano meccanici che lavoravano qua da noi – racconta -. Andare nelle loro aziende significa toccare con mano ciò che abbiamo trasmesso loro sia come conoscenza, sia come attitudine al lavoro, sia come cura dei rapporti umani:«Non è un caso che nel codice etico di cui ci siamo dotati e che rispettiamo quasi fosse una religione – continua Domenicali – c’è scritto che i fornitori debbano porre in essere comportamenti etici nei confronti dell’ambiente, dei diritti umani, della sicurezza e della salute dei propri lavoratori».

Lo stesso vale per i dipendenti, per ognuno dei quali si valuta, ad esempio, la qualità dello spostamento per arrivare in azienda, favorendo l’utilizzo dei mezzi pubblici e del car sharing. Così come in relazione di un welfare aziendale che fa dell’azienda di Borgo Panigale una delle eccellenze italiane nell’assistenza sanitaria complementare, estesa anche ai famigliari dei lavoratori. O ancora, racconta Domenicali, «abbiamo i congedi parentali per l’assistenza ai figli, anche su base oraria, i permessi retribuiti in caso d nascita di un figlio, l’assistenza all’infanzia con un bonus economico per iscrivere i bambini all’asilo nido, borse di studio erogate per merito in caso di diploma o laurea dei figli dei dipendenti. Per noi la famiglia è la pietra angolare della società. E siamo consapevoli che il benessere di un dipendente, per essere tale, si deve estendere anche a ciò che ha di più caro».

Di |2024-07-15T10:04:51+01:00Gennaio 24th, 2018|Human Capital, MF, Welfare|0 Commenti
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