Professionisti della cyber security cercansi


Un tasso medio di crescita annua composita (CAGR) del 10,2% nel quinquennio e boom di investimenti soprattutto nei settori finanziario e PA. Sono i dati relativi agli investimenti nel mondo in cyber security secondo l'analisi di Worldwide Semiannual Security Spending Guide che prevede per l'industria della sicurezza informatica investimenti per 120 miliardi di dollari nel 2021 (saranno 83,5 a fine 2017).

Una crescita che si spiega con l'emergenza economica delle aziende legata al tema della cyber security: nel 2016, secondo dati della Banca d’Italia, il 47% delle PMI ha subito almeno un attacco. Per non parlare di utility, grandi realtà del manufacturing, banche ed enti della PA, bersagliati quotidianamente da migliaia di attacchi cyber.

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È da questa consapevolezza che prende corpo l'idea secondo cui l'innovazione digitale non sarà quello tsunami lavorativo di cui si parla sempre con insistenza. La tesi più gettonata è che una grande quantità di professioni è al tramonto, pronta per essere sostituita da software e intelligenze artificiali.

Non la pensa così Giorgio Mosca, Presidente Cybersecurity Steering Committee Confindustria Digitale e Responsabile strategie e tecnologie della Divisione Security & Information Systems di Leonardo Finmeccanica. «La trasformazione digitale significherà certamente un cambiamento rilevante nell'organizzazione del lavoro. Penso alla diversa professionalizzazione, alla capacità di operare in ambiti più ampi e di confrontarsi con un numero di interlocutori sempre maggiore. D'altra parte però questi cambiamenti radicali dell'ambito lavorativo ci sono già stati nella storia».

Ogni trasformazione sociale e tecnologica porta trasformazioni nel lavoro. Assisteremo alla nascita di nuove professionalità e figure lavorative.

Giorgio Mosca, Leonardo Finmeccanica

Per Mosca quindi «ogni trasformazione sociale e tecnologica porta trasformazioni nel lavoro. È successo così anche nelle rivoluzioni industriali precedenti. E guardando a quelle esperienze direi che si sono aperte opportunità che prima non esistevano più che chiudersi». Per questo «assisteremo alla nascita di nuove professionalità e figure lavorative».

Una delle nuove figure professionali, ad esempio, sarà proprio l'esperto di cyber security.

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«Una delle novità che esprime meglio questo fiorire di opportunità è la Cyber Security Challenge», sottolinea Roberto Baldoni, direttore CIS Sapienza Università di Roma e Direttore Laboratorio Nazionale di Cyber Security (CINI). «Un percorso cui accede un numero limitato di talenti tra i 16 ai 21 anni con spiccate capacità informatiche. Noi li inseriamo all'interno di una classe dove trasferiamo loro competenze molto tecniche su come proteggere un sistema. Finito il corso si va ad una sfida, una sorta di gioco di ruolo, che vedrà i ragazzi divisi in squadre sfidarsi con attacchi e difese nel mantenere sicuro un sistema a loro affidato».

Grazie alla Cyber Security Challenge e all'introduzione della figura del Data Protection Officer, assistiamo alla nascita di un nuovo mercato del lavoro tutto da scoprire.

Roberto Baldoni, Direttore CIS e CINI

L'anno scorso la prima edizione della Cyber Security Challenge fu una fase test condotta esclusivamente all'Università Sapienza e quindi limitata al territorio di Roma. «Abbiamo avuto 800 iscrizioni e abbiamo dovuto chiudere le selezioni dopo appena un mese. Dal totale degli iscritti abbiamo selezionato 20 finalisti di cui solo 8 sono stati scelti per rappresentare l'Italia ai giochi di Malta di Enisa (European Union Agency for Network and information Security)», spiega Baldoni. Quest'anno invece la selezione è a livello nazionale e coinvolge 20 università. «In questo modo noi produciamo talenti e creiamo una nuova figura professionale», ci tiene a sottolineare Baldoni, «quella prevista e introdotta anche dal nuovo regolamento europeo (GDPR) che entrerà in vigore dal 25 maggio 2018: il Data Protection Officer». Ma è ancora tutto da costruire: «Oggi non esistono percorsi codificati per diventare professionisti della cyber security. Ma nasceranno nei prossimi anni con grande velocità. Le aziende non possono permettersi di non presidiare quello che sta diventando a tutti gli effetti il nodo cruciale del loro essere competitivi: mantenere la sicurezza rimanendo in rete», aggiunge Baldoni.

Ed è per questo che per il direttore di Cis e Cini lo sguardo nei confronti della digital innovation non deve essere così spaventato e diffidente: «Non ci sarà una perdita di lavoro ma solo un cambiamento radicale nella forma. Significa che il lavoro diventerà ad alto tasso tecnologico e culturale. Banalmente anche l'agricoltura sarà tecnologica. Non verrà meno il lavoro nei campi ma sarà fatto con droni, sensori e software dedicati».

Insomma fra 10 anni «avremo tantissimi nuovi lavori, che prima non c'erano, e lavori tradizionali convertiti e tecnologizzati. Ci sarà più lavoro, non meno», conclude Baldoni.

Di |2024-07-15T10:04:47+01:00Dicembre 13th, 2017|futuro del lavoro, Innovazione, MF|0 Commenti