Dal Data Analyst all’IT Service: ecco quali sono i dieci lavori del futuro
Alla vigilia del World Economic Forum di Davos, i leader dell’economia mondiale impegnati a tratteggiare il lavoro del futuro avevano di fronte a sé tre possibili scenari: l’automazione come canale di ottimizzazione, la cooperazione con le macchine, la trasformazione della forza lavoro trainata dal digitale. Queste tre diverse prospettive si sono concretizzate in alcuni profili professionali. E se, attualmente, alcuni di questi rappresentano solo una nicchia del mercato del lavoro, altri stanno rapidamente scalando la vetta in un contesto che continua a cambiare. A dipingere il quadro da qui al 2022 ci ha pensato il report The Future of Jobs 2018, una ricerca che ha coinvolto manager e imprenditori di 313 imprese globali (di cui nessun italiano) che in totale occupano 15 milioni di lavoratori.
Prima di stilare l’elenco, però, è utile cogliere alcuni dati significativi sulle tendenze in atto. Secondo il report del World Economic Forum, sono quattro i driver principali del cambiamento, e hanno tutti a che fare con la tecnologia: una diffusa presenza dell’internet mobile super veloce, l’intelligenza artificiale, l’adozione sempre più ampia di strumenti di big data analysis e il ricorso al cloud computing. Certo, questi driver dovranno interfacciarsi con condizioni esterne (crescita dei Pil nazionali, espansione e miglioramento dell’educazione, aumento degli appartenenti alla classe media, ecc.) che, a loro volta, ne determineranno l’impatto sia a livello sociale che economico e politico.
Nonostante ciò, l’85% dei rispondenti è praticamente certo che entro il 2022 avranno adottato le tecnologie menzionate, mentre più lenta (dal 23 al 37% a seconda del settore considerato) è l’introduzione della robotizzazione (prettamente statica, quindi senza umanoidi che girano per l’ufficio). Le conseguenze di questi nuovi processi porteranno a un cambiamento della geografia produttiva (il 50% cambierà la propria sede nei prossimi quattro anni mentre il 59% agirà sulla value chain per ottenere rendere più efficace la distribuzione e la produzione) con il 74% dei rispondenti che andranno a cercare i talenti nelle comunità più interessanti e il 64% che cercherà mercati più economici. Per chi rimarrà nel proprio orticello, invece, a cambiare sarà principalmente l’orario di lavoro e la mansione dei dipendenti: per il 38% dei manager intervistati questo si tradurrà in un potenziamento complessivo della forza lavoro capace di assegnare alle macchine una mole di compiti maggiore (dal 29 al 58% delle ore lavorate) liberando energie per lanciarsi in nuove opportunità. In generale, quindi, la valutazione per il mercato del lavoro del futuro è positiva: la crescita della quota per quelle che sono considerate le professioni emergenti salirà del 11%.
I quattro i driver principali del cambiamento hanno tutti a che fare con la tecnologia: una diffusa presenza dell’internet mobile super veloce, l’intelligenza artificiale, l’adozione sempre più ampia di strumenti di big data analysis e il ricorso al cloud computing
Ma quali sono queste nuove professioni emergenti?
Al primo posto della Top 10 c’è il data analyst e scientist, ossia quella figura professionale che interroga gli archivi di nuovi dati per scoprire trend ricorrenti e significativi con cui costruire modelli interpretativi e di calcolo alla base di software adattabili a diversi device e situazioni. Per farlo, molto spesso si affida all’esperienza della seconda figura professionale emergente: l’AI e machine learning specialist. In sintesi, colui che, “educa” la macchina a imparare. Data una serie di dati grezzi, questo profilo professionale riesce a dare i giusti codici d’accesso a un software affinché li scandagli in modo autonomo, imparando a capire quali sono quelli validi e significativi e quali no. Con un bel risparmio di tempo ed energie per l’operatore umano.
Al terzo posto, troviamo il general e operation manager. Si tratta di una figura che fa da collante fra le diverse aree di specializzazione, ne conosce le specificità e sa metterle a sistema producendo standard operativi, policy di gestione, ordinativi, eccetera. Giù dal podio il big data specialist e il digital transformation specialist che lavorano affinché l’azienda che li assume sia sempre rifornita di dati e report da utilizzare per le proprie ricerche, decisioni strategiche, implementazioni tecnologiche e infrastrutturali.
Fuori dalla Top 5, troviamo il sales & marketing professional: detto altrimenti l’agente di commercio 2.0, ossia colui che ottimizza i processi di vendita di un determinato prodotto agendo da intermediario fra produttore e cliente assicurandosi che ognuno abbia le informazioni necessarie per il posizionamento migliore dell’articolo.
A seguire, il new technology specialist e l’organizational development specialist, due ruoli di supporto interni all’azienda che si occupano, nel primo caso, della manutenzione e del corretto funzionamento di tutto l’apparato tecnologico aziendale e, nel secondo caso, risolvono questioni organizzative e formative che riguardano le risorse umane. Chiudono la classifica il software e application developer analyst, che si occupa dell’equipaggiamento applicativo, e l’IT service, che mantiene online i sistemi di telecomunicazione aziendale.
Nomi non semplici da ricordare, ma che – a quanto pare – popoleranno presto il mondo futuro del lavoro.