Federica Segato e la piattaforma che ispira le donne a dare il meglio di sé
Prima ha cercato modelli di ispirazione per la sua carriera e poi ha provato lei stessa a essere fonte d’ispirazione. Federica Segato ha 27 anni e ha fondato Career Leadhers, piattaforma che aiuta le donne nel mondo del lavoro offrendo masterclass e incontri tenuti da grandi professioniste su vari temi: mindset, personal brand, soft skill, lavoro in azienda e da freelance.
Originaria di Padova, a gennaio 2019 Federica Segato è stata inclusa da Shetech nella lista delle dieci giovani donne all’interno di #MeetTheFifty, mentre un anno dopo in quella dei migliori under 30 da Forbes Italia.
Dalla passione per l’inglese e il tedesco (liceo linguistico a Padova, laurea in lingue a Venezia), Federica Segato è diventata imprenditrice un po’ per caso. Dopo essersi laureata, si è trovata catapultata nel mondo del lavoro, sentendosi disorientata come molti giovani italiani e provando a cercare ispirazione nelle storie di altre donne che nonostante tutti gli ostacoli erano riuscite a realizzare ciò che volevano.
Di storie di questo tipo, Federica ne ha trovate diverse, condividendole sul suo profilo Linkedin: dalla celebre conduttrice statunitense Oprah Winfrey fino a Whitney Wolfe Herd, co-fondatrice di Tinder e Bumble. Intorno ai suoi post, via via, si sono raccolte decine di commenti e condivisioni. Con una community che è cresciuta nel tempo. Fino a convincere Federica a licenziarsi dall’ufficio marketing in cui lavorava, per creare con Riccardo Secco, suo socio e compagno, la piattaforma Career Leadhers.
Federica, nel suo percorso professionale precedente alla fondazione di Career Leadhers, quali sono gli ostacoli e le difficoltà che ha affrontato?
Dopo la laurea ho attraversato un periodo di difficoltà: tutti i miei amici e compagni sembravano avere chiaro il proprio futuro, mentre io non avevo idea di chi volevo essere. Inoltre, in questo periodo ho avuto dei problemi di salute che hanno avuto un grosso impatto sulla mia salute mentale. I miei genitori hanno sempre insegnato a me e ai miei fratelli il valore dell’indipendenza. Ed essendo la mia una famiglia numerosa (siamo in cinque fratelli), ho sempre fatto dei lavoretti per mantenermi, anche durante gli studi, per cercare di non pesare sui miei genitori. Prima di fondare Career Leadhers ho lavorato nell’ambito della comunicazione, in agenzia e poi come freelance. Mio papà, che ha sempre creduto in me, ha giocato un ruolo molto importante nelle mie scelte lavorative, in particolare nel passaggio a libera professionista.
Come nasce Career Leadhers?
Nella mia ricerca di ispirazione e modelli da seguire, ho iniziato a cercare e leggere biografie di donne di successo. Era un periodo davvero difficile per me e queste storie hanno avuto un impatto importante sul mio mindset e sulla mia voglia di fare, soprattutto perché alcune di queste raccontavano di donne che avevano attraversato grandi difficoltà prima di diventare le donne che oggi conosciamo. Questo mi ha aiutata a mettere in prospettiva la mia vita e mi ha dato la forza di affrontare quel periodo. Career Leadhers è nata così: dalla mia voglia di condividere queste storie con altre donne che, come me, si potevano trovare in un momento di difficoltà o che cercavano a loro volta ispirazione. Da lì si è poi sviluppato tutto il resto: la nostra community gratuita, che oggi conta oltre 46mila donne, e i nostri percorsi formativi che negli ultimi anni hanno aiutato più di 3.000 donne.
Dopo la laurea ho attraversato un periodo di difficoltà: tutti i miei amici e compagni sembravano avere chiaro il proprio futuro, mentre io non avevo idea di chi volevo essere.
Con suo marito e socio Riccardo Secco, avete aperto una società in Inghilterra, poi avete spostato la residenza negli Emirati Arabi e infine avete chiuso la società inglese. Alle donne sconsiglia di fare impresa in Italia e in Europa?
Io e Riccardo Secco al momento stiamo testando la vita da nomadi digitali, vivendo in diversi Paesi e scoprendo altre culture, e al contempo gestendo un team di dieci persone completamente da remoto. Non nascondo che non è sempre facile, soprattutto perché abbiamo una bambina piccola, ma siamo una squadra molto affiatata che ogni giorno si impegna per lasciare un impatto positivo su quante più persone possibile. Alle donne non sconsiglio assolutamente di fare impresa, anzi, quando ne ho la possibilità le incoraggio. Sta poi alla singola persona scegliere in quale Paese vivere e lavorare, in base anche a quale posto la fa più sentire a casa e valorizzata. La sede della nostra azienda – CL Global LLC – ad oggi è negli Stati Uniti (in Delaware) perché stiamo lavorando per espanderci Oltreoceano.
Consiglio di non mettere mai in dubbio se stesse e le proprie capacità, e continuare a lavorare ogni giorno per crescere e migliorarsi professionalmente.
Che consigli darebbe a una ragazza all’ultimo anno delle superiori? E, invece, quali alle donne che si stanno per laureare?
Il consiglio che darei alle più giovani è di non preoccuparsi se non hanno ancora capito chi vogliono diventare e cosa fare nella vita. È normalissimo. Io per anni mi sono sentita sbagliata per questo, e avrei tanto voluto che qualcuno me lo dicesse. A chi è già nel mondo del lavoro da qualche anno consiglio invece di non mettere mai in dubbio se stesse e le proprie capacità, e continuare a lavorare ogni giorno per crescere e migliorarsi professionalmente.
Lavorare su quello che possiamo controllare ci permette di diventare la migliore versione di noi stesse e ci dà più possibilità di superare gli ostacoli che possiamo incontrare durante il nostro percorso lavorativo.
Cosa possono fare le istituzioni e la politica per la parità sul lavoro tra uomini e donne?
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un interessamento crescente da parte di istituzioni e politica sulle tematiche di genere a livello mondiale. È senza dubbio la strada giusta, ma c’è ancora davvero molto da fare per una maggiore parità di genere sul lavoro. In attesa di cambiamenti a livello sistemico, che non sempre sono purtroppo sotto il nostro controllo, quello che promuoviamo in Career Leadhers è di dedicarsi in prima persona al proprio sviluppo personale e professionale. Lavorare su quello che possiamo controllare ci permette di diventare la migliore versione di noi stesse e ci dà più possibilità di superare gli ostacoli che possiamo incontrare durante il nostro percorso lavorativo.
Sul sito di Career Leadhers ci sono diversi “percorsi premium”, tra questi leadership, charisma e money. Quanto costa partecipare?
Oltre alla community gratuita, abbiamo sviluppato dei percorsi formativi per chi volesse accelerare il proprio sviluppo professionale. Li abbiamo creati in collaborazione con grandi professioniste: da manager a imprenditrici e consulenti, in modo da poter trasmettere diversi punti di vista e condividere esperienze variegate. I percorsi prevedono una parte di formazione online e delle consulenze one-to-one, quindi il prezzo varia anche in funzione del livello di personalizzazione che si cerca. Indicativamente da qualche centinaia di euro fino a circa un migliaio.
Quali sono i percorsi più scelti?
I percorsi che vengono scelti di più sono quelli legati allo sviluppo di soft skill sempre più richieste nel mondo del lavoro, come la leadership, l’intelligenza emotiva e la comunicazione efficace. Per noi il successo è qualcosa di estremamente personale: l’importante è sentirsi felici e realizzate con il proprio lavoro, sia esso un ruolo manageriale di responsabilità o una piccola attività in proprio. È anche per questo motivo che i nostri percorsi si basano sullo sviluppo delle skill e non su percorsi di carriera già pre-confezionati.
Due anni fa aveva consigliato di tenere d’occhio Whitney Wolfe (fondatrice di Tinder e Bumble), Melanie Perkins (ceo di Canva) e Daphne Koller (creatrice di Coursera). E per il 2023 quali donne potrebbero sorprenderci?
Per il 2023 non mi sento di consigliare una donna nello specifico. Quello che mi sento di dire è di guardare ognuna al proprio percorso e iniziare, o continuare, a puntare su sé stesse.