Fintech, come il digitale sta cambiando il mercato finanziario


Nel 2014 fu lanciata in Rete OneCoin, uno schema Ponzi spacciato come criptovaluta da Ruja Ignatova, truffatrice bulgara, ancora oggi ricercata dalle autorità di tutto il mondo, FBI compresa. Il quotidiano britannico The Times l’ha definita una delle più grandi truffe della storia, con i suoi 4 miliardi di dollari sottratti a milioni di investitori in 175 Paesi. La Missing Criptoqueen, come recitava il titolo di un podcast della BBC a lei dedicato, li aveva convinti ad acquistare token digitali e pacchetti di materiali educativi per centinaia di migliaia di dollari. La promessa, come da copione, era sempre la stessa: un guadagno facile, immediato e a zero rischi.

A questa sono seguite moltissime altre truffe; ultima per ordine di tempo, il CoronaCoin, una speculazione finanziaria sulle vittime di Covid, la cui ampiezza è al momento difficile da misurare. Lo schema è semplice e macabro: nel mondo ci sono 7,8 miliardi di persone, a ciascuna di esse si fa corrispondere un token, che aumenta di valore ogni qualvolta si registra un’infezione o un decesso e, dunque, diminuisce la popolazione.

Le frodi finanziarie ovviamente sono sempre esistite, lo dimostra la storia incredibile di Charles Ponzi che, con soli due dollari, arrivò a guadagnarne 15 milioni in pochi mesi, truffando almeno 40 mila persone. Era il 1920. A cambiare sono le modalità, la lettera inviata per posta, la telefonata di un sedicente broker, la mail della finta banca, oggi la falsa criptovaluta. Quello che sembra legare tutte le truffe e che ancora oggi le rende possibili è l’assenza di un’adeguata informazione ed educazione, di una solida alfabetizzazione tanto ai temi economici quanto alla digitalizzazione che li sottende. E questa assenza di conoscenza può condurci facilmente a cadere in trappola o, di contro, a diffidare di tutto ciò che è nuovo e sconosciuto.

Quanto, allora, sappiamo davvero della nuova realtà finanziaria, dei suoi strumenti, dei rischi e delle possibilità? Quanto siamo preparati ad affrontare l’economia del futuro? Per scoprirlo, abbiamo seguito, durante la Phygital Week, il talk di PHYDThe disruptive influence of fintech”, condotto da Paolo Piva, con Riccardo Carnevale, Partner & Head of events di Starting Finance, la più grande community italiana di giovanissimi appassionati di economia e finanza, Gianluca Comandini, membro della task force blockchain per il Mise, e Ivan Mazzoleni, CEO di Flowe, società benefit del Gruppo Mediolanum dedicata all’innovazione e alla sostenibilità nel campo dei servizi bancari digitali.

Blockchain, una tecnologia anti-fragile

Oggi nel mondo si stima ci siano circa 1500 criptovalute o monete virtuali; la più celebre tra queste, nata nel 2009 in piena crisi economica, è il Bitcoin.  Parliamo di valute virtuali, che esistono e si scambiano in modalità peer-to-peer solo per via telematica e solo conoscendo le chiavi di accesso per il loro decriptaggio. Questi nuovi metodi di pagamento internazionali pongono le basi per una trasformazione radicale dell’attuale sistema economico. Il perché lo spiega Gianluca Comandini: «In 10 mila anni abbiamo usato sempre lo stesso sistema monetario e abbiamo sempre avuto bisogno di infrastrutture fiduciarie. Oggi, invece, ci stiamo spostando verso una progressiva decentralizzazione e disintermediazione. È possibile che fra qualche anno, quindi, le criptovalute e la blockchain facciano sparire tutti quei lavori, e sono il 60%, che si basano su sistemi di intermediazione fiduciaria. In pratica, però al loro posto ne creeranno di nuovi.»

Seppure la tecnologia blockchain esista da più di un decennio, solo adesso ne comprendiamo davvero le funzionalità e potenzialità future. In questo, la pandemia è stata un incredibile acceleratore, portando molte aziende (non solo start up) a investire risorse in questo nuovo e, in parte ancora inesplorato, mondo. Per questo, ci dice Comandini, possiamo definire la blockchain come espressione perfetta dell’anti-fragilità, della capacità di trasformare una crisi in opportunità.

Studiare è la parola d’ordine

Riccardo Carnevale cita il Rapporto Consob del 2019, secondo il quale il 54% degli italiani non sa calcolare una percentuale e il 30% ignora del tutto strumenti come conti correnti, obbligazioni, fondi comuni e, naturalmente, Bitcoin. Gli italiani, inoltre, non sono capaci né di riconoscere un buon investimento né di soppesarne il conseguente rischio. È evidente, ci dice, che a mancare nel nostro Paese è una solida cultura e formazione finanziaria. Ma come intervenire dalle fondamenta? La soluzione è una sola: studiare, ma forse sarebbe più corretto dire, dotarsi di un nuovo mindset.

Per Ivan Mazzoleni l’educazione è una keyword imprescindibile del cambiamento ed è alla base di Flowe: «Vogliamo educare la Next Generation ai temi dell’innovazione e della sostenibilità, vogliamo così accrescere la consapevolezza nella gestione delle proprie risorse, con il fine ultimo di promuovere lo spirito imprenditoriale. Bisogna diventare imprenditori di se stessi, per non dipendere da nessuno, per essere i piloti e non i passeggeri delle proprie vite.»

E qual è, al riguardo, il ruolo della scuola e dell’università? Per i relatori c’è un profondo divario tra la realtà, il suo ritmo, e l’attuale sistema scolastico, definito provocatoriamente da Mazzoleni come “la fabbrica della disoccupazione”. Anche secondo Comandini la scuola è indietro rispetto alla società, occorrerebbe, dunque, trovare nuovi canali e una nuova metodologia che concretamente prepari i giovani al futuro, non solo ad affrontarlo, ma anche a riconoscerne i prodromi nel presente.

Più che insegnare il problem solving, si dovrebbe insegnare il probelm finding. Quello che conta è porsi le domande giuste.

Ivan Mazzoleni, CEO di Flowe

L’economia del futuro sarà migliore

Come sarà il futuro? È Gianluca Comandini a raccontarlo: «Oggi non abbiamo più la certezza della scarsità naturale cui attribuire valore, l’unica cosa realmente scarsa è quella che è artificialmente scarsa, come il Bitcoin, creato matematicamente per essere scarso. E cos’altro? Una canzone, un quadro, un’opera dell’ingegno. Credo in un nuovo Rinascimento in cui i nostri standard valutari, i nostri beni rifugio, saranno l’opera d’arte. Probabilmente un domani, mio figlio o mio nipote investiranno i loro risparmi sul catalogo musicale di Lucio Battisti o, se vogliono rischiare, sceglieranno un artista di nicchia».

Dobbiamo cercare nuovi punti di riferimento, la blockchain, l’AI o altro ancora. Dobbiamo chiederci cosa accadrà non domani, ma dopodomani, solo questo ci permetterà di andare e vedere oltre.

Gianluca Comandini, membro della task force blockchain per il Mise

Ma la scarsità più grande, dice Mazzoleni, la valuta più preziosa è la felicità. Crede nella better being economy, in un’economia non finalizzata al profitto, ma a uno stile di vita più sostenibile e con un forte impatto sociale, che metta al centro l’individuo, il suo talento, la sua ragione d’essere – espresso perfettamente dal concetto giapponese, ormai noto, dell’Ikigai – la sua felicità.

Scopri quello che ami fare, diventa bravo, fai diventare il tuo lavoro redditizio e fai in modo che abbia un impatto sul mondo.

La nuova economia non è quella delle truffe come OneCoin, non si esaurisce dentro app che ridisegnano la nostra esperienza di clienti e consumatori e non è neanche l’intangibilità delle criptovalute. La nuova economia, grazie al digitale e, soprattutto, a un diverso modo di guardare al dopodomani, come direbbe Comandini, è molto più vicina alla sua etimologia originaria, quell’οἰκονομία, che nell’antica Grecia indicava l’“amministrazione della casa”, di un luogo cioè che conosciamo, abitiamo, che abbiamo disegnato secondo i nostri bisogni e nel quale poter vivere felici. Un luogo come casa o come il mondo intero.

Per guardare il talk e approfondire queste tematiche, è sufficiente registrarsi al sito di PHYD.

Di |2024-07-15T10:06:41+01:00Novembre 24th, 2021|Formazione, Innovazione, MF|0 Commenti
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