I giovani italiani stanno innovando l’agricoltura
Ottobre è il mese in cui la vendemmia si avvia verso la conclusione. Il settore vitivinicolo oggi si trova ad affrontare nuove sfide: l’emergenza climatica cambia i fattori, modifica l’aria, la terra e la quantità d’acqua a disposizione. I vitigni rispondono a condizioni diverse rispetto a venti, quindici o anche solo dieci anni fa. Ecco che le imprese vitivinicole, soprattutto le nuove, devono imparare a fare di necessità virtù, adattarsi alla nuova realtà più che modificarla. E pare che lo stiano facendo piuttosto bene. Lo si legge anche nei numeri dell’ultima analisi Coldiretti su dati Divulga: le imprese vitivinicole condotte da under 35 erano 5.700 nel 2021, in crescita del 2% rispetto all’anno precedente. Insomma, il nuovo clima non spaventa i giovani imprenditori.
«I giovani scelgono questa strada perché nell’ultimo quinquennio quello agricolo è l’unico settore in crescita come numero di attività», dice Danilo Scenna, che ha appena compiuto 35 anni ed è titolare della Azienda agricola D.S. bio, avviata da lui dieci anni fa.
I giovani scelgono questa strada perché nell’ultimo quinquennio quello agricolo è l’unico settore in crescita come numero di attività.
Danilo Scenna, titolare della Azienda agricola D.S. bio
La sua azienda si trova a Pescosolido, in provincia di Frosinone, nel versante laziale del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise. Coltiva vitigni autoctoni della Valle di Comino e media Valle del Liri: Maturano, Pampanaro, Lecinaro e Uva Giulia. L’approccio di coltivazione vuole preservare e arricchire la vitalità del suolo, e in cantina la vinificazione avviene con fermentazioni spontanee, senza l’aggiunta di additivi chimici.
Il lavoro dell’Azienda agricola D.S. bio è rappresentativo di un cambio di paradigma avvenuto nell’ultimo decennio nel settore agricolo, e in particolare nel segmento vitivinicolo: il lavoro nell’impresa agricola è fatto di tecnologia, conoscenze, lauree specialistiche, non solo mani sporche di terra, sudore e ore spese sotto al Sole.
«È il passaggio dalla figura del coltivatore a quella dell’imprenditore agricolo, che è un imprenditore a tutto tondo, deve conoscere le tecnologie, amministrare le risorse, conoscere la terra e il territorio. Le aziende in questo campo si moltiplicano perché la nostra generazione ha preso coscienza del potenziale di questo settore, a livello economico e non solo. Abbiamo un patrimonio di biodiversità da valorizzare e la materia prima: dobbiamo apportare tecnologie e know-how innovativo per potenziare questo settore».
Il lavoro in un’impresa agricola, in generale, è fatto prima di tutto di conoscenza, ricerca costante, capacità di interagire con la tecnologia. È per questo che è sempre più un lavoro per giovani.
Abbiamo un patrimonio di biodiversità da valorizzare e la materia prima: dobbiamo apportare tecnologie e know-how innovativo per potenziare questo settore.
Danilo Scenna
La conferma arriva ancora dall’analisi Coldiretti. L’indagine rivela che sono quasi 56mila i giovani in Italia che hanno scelto di costruirsi un futuro da imprenditori agricoli investendo nella terra, dalla coltivazione all’allevamento, dall’agriturismo alle vendite dirette fino alle bioenergie e all’economia green.
Le condizioni del mercato del lavoro, la crisi costante di quest’epoca e le emergenze più recenti legate a pandemia e guerra stanno spingendo verso uno storico ritorno delle nuove generazioni nelle campagne, dove possono esprimere creatività e garantire l’approvvigionamento alimentare dei cittadini.
L’intero comparto agricolo si conferma quindi nelle prime posizioni per imprese under-35 nate nell’ultimo anno, con una crescita del 6% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi cinque anni assistiamo complessivamente a una crescita del 2% delle realtà imprenditoriali agricole guidate da giovani, mentre tutti gli altri comparti produttivi segnano una marcata battuta di arresto con una contrazione del 10%, sulla base dei dati del centro Studi Divulga.
Inoltre, le aziende guidate da under-35 hanno una superficie superiore di oltre il 54% rispetto alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più. È evidente che ci sia anche un nuovo modo – più produttivo, efficace, efficiente – di lavorare.
I giovani hanno rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore impegnandosi in attività multifunzionali.
Coldiretti
L’Italia spicca anche rispetto al resto d’Europa. Il valore della produzione generato dagli under-35 italiani è pari a 4.964 euro ad ettaro, oltre il doppio di quello generato dai giovani agricoltori francesi (2.129 euro/ettaro), spagnoli (2.008 euro/ettaro), tedeschi (3.178 euro a ettaro). Nel complesso, secondo gli ultimi dati Eurostat, la produzione standard dei giovani in Italia è poco meno del doppio della media europea (2.592 euro a ettaro).
Allora il discorso anticipato da Scenna in merito alle imprese vitivinicole può essere ampliato a tutto il settore agricolo. «I giovani – fanno sapere da Coldiretti – hanno rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore impegnandosi in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasili, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili».
Oltre alla tradizione e alla biodiversità del territorio, una spinta deve essere arrivata anche dal mondo accademico. Gli studenti italiani sono orientati verso indirizzi agricoli delle scuole superiori, con un incremento negli ultimi due anni del 36% delle iscrizioni agli istituti professionali rispetto al 2019, prima della pandemia (dati Miur).
«È nata la convinzione – dicono ancora da Coldiretti – che le campagne siano oggi capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo. Un profondo cambiamento che si legge nel boom di iscrizioni degli studenti agli istituti professionali in Agricoltura, Sviluppo Rurale, Valorizzazione dei Prodotti del Territorio e Gestione delle Risorse forestali e montane».