Così l’innovazione digitale cambia faccia all’impresa
Negli ultimi anni stiamo assistendo a una trasformazione epocale nei paradigmi competitivi delle imprese, effetto soprattutto della digital disruption che ha trascinato molte imprese verso il successo e molte altre verso il declino. Tutte, però, hanno dovuto prendere coscienza di un inesorabile cambiamento culturale in atto (nei comportamenti del cliente, negli stili di leadership aziendali, nella velocità delle decisioni) e della necessità di saper perseguire l’innovazione, in primis digitale, in modo agile e veloce, in un contesto che permane di risorse limitate. Questa trasformazione sta cambiando le organizzazioni, i sistemi di governance, le metodologie di progetto e i modelli di sourcing verso un approccio sempre più agile e aperto.
In questo quadro, nelle strategie e nelle decisioni di spesa delle imprese italiane l’innovazione digitale sembra avere un peso sempre più rilevante. Lo dimostra la costante crescita del budget ICT per oltre un’impresa italiana su tre (36%), con un tasso di crescita fra l’1,8% e l’1,9% nel 2018. Sono questi i dati più rilevanti della ricerca di recente realizzata dagli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence del Politecnico di Milano che, attraverso le risposte di oltre 270 tra Chief Innovation Officer e Chief Information Officer e interviste dirette, ha fotografato l’innovazione digitale in termini di risorse impiegate e modalità di governance, studiando il livello di adozione di modelli di Open Innovation e il relativo grado di soddisfazione.
Il digitale sta trasformando l’intero ecosistema di interlocutori delle imprese italiane. Ma se da una parte cresce l’interesse per l’Open Innovation, contemporaneamente aumenta il ricorso a fonti di innovazione finora poco utilizzate come startup, centri di ricerca, università, clienti esterni e aziende non concorrenti. Tra i dati svelati dalla ricerca dei due Osservatori interessante è notare che il 55% per cento delle imprese ha attivato azioni di sensibilizzazione per modelli di imprenditorialità interna e che il 38% collabora già con startup. Se la percentuale di aziende che hanno avviato progetti di Open Innovation appare ancora limitata (il 28%), chi lo ha fatto ne è soddisfatto e adotta metodi sempre più completi e sistematici, un altro 32% è intenzionato ad avviarli a breve, mentre il 20% non conosce il fenomeno e un ulteriore 20% non è interessato a sviluppare questa tipologie di iniziative.
Fra le imprese che adottano iniziative di Open Innovation, il 23% pratica la cosiddette Inbound Open Innovation
Fra le imprese che adottano iniziative di Open Innovation, il 23% pratica la cosiddette Inbound Open Innovation, il modello di innovazione aperta che incorpora stimoli esterni di innovazione all’interno dei processi. Il 73% di queste imprese sviluppa collaborazioni con università e centri di ricerca, il 56% svolge azioni di startup intelligence, il 48% realizza Call4Ideas e contest esterni, il 34% compie azioni di partner scouting su fornitori tradizionali o conduce hackathon, datathon e appathon, mentre solo il 14% fa crowdsourcing.
Meno seguita è la strada di leve strategico-finanziarie come i corporate incubator e accelerator (20%), delle acquisizioni (19%) o dell’istituzione di Corporate Venture Capital per entrare nell’equity di iniziative imprenditoriali (12%). Molto meno diffuse (9%), infine, sono le azioni di Outbound Innovation, il modello che esternalizza stimoli di innovazione interna. Il 22% per cento di queste imprese sviluppa joint venture con altre realtà imprenditoriali, il 12% modelli di business a piattaforma, l’8% pratica il licensing dei propri prodotti, mentre il 3% sceglie rispettivamente le attività di donazione o la vendita di brevetti e spin-off.
«I trend di crescita nell’innovazione digitale accelerano per il 2018 anche in Italia con budget in aumento nelle nostre imprese e con la presenza di interessanti investimenti digitali anche nelle Line of Business», commenta Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital Transformation Academy. «Gestire efficacemente l’innovazione digitale significa ripensare l’organizzazione nel suo complesso, dalle strutture ai processi fino ai meccanismi di coordinamento. Le imprese, nonostante si ritrovino spesso imbrigliate in inerzie organizzative e culturali, ostaggio di modelli operativi burocratici e lenti, si stanno impegnando in questa trasformazione, da un lato sperimentando organizzazioni interne collaborative, coinvolgenti e interdisciplinari, dall’altro aprendosi a un nuovo ecosistema di partner, come startup o centri di ricerca, capaci di rispondere in modo flessibile e veloce al bisogno di innovazione».
Nelle imprese, insomma, sta crescendo la cultura dell’innovazione e la consapevolezza della necessità di rivedere l’organizzazione in termini di ruoli, competenze e processi per migliorare la capacità di cogliere opportunità di innovazione, assorbire conoscenza dall’esterno e aumentare la partecipazione del top management alle diverse direzioni aziendali. Questo perché oggi non esiste più un modello organizzativo dominante per la gestione dell’innovazione, ma è fondamentale soprattutto la capacità di interiorizzare la nuova cultura di imprenditorialità a tutti i livelli.