In Italia l’impresa che parla al femminile è più innovativa
Sono donne italiane a guidare le imprese ad alto tasso di innovazione, quasi tutte made in Italy. Accade all’Università di Trieste, dove lo spinoff PicoSats lavora per creare satelliti compatti che rendano lo spazio economicamente più accessibile. Accade in una azienda in cui si reinterpretano agricoltura e cultura contadina in modo innovativo e sostenibile, come nel caso dell’azienda Agricola Cecchetto. Ma si fa tappa anche a Dubai, dove Auge International fa impresa combinando lo studio delle lingue con tecniche di mentoring e coaching, mentre a Torino Syndiag applica l’intelligenza artificiale all’ecografia per facilitare la diagnosi precoce del cancro ovarico. In provincia di Biella, la B-Corp Ricehouse costruisce case utilizzando i prodotti secondari dell’industria del riso: un esempio virtuoso di economia circolare che garantisce prestazioni elevatissime in termini di efficienza termica e acustica, comfort abitativo, salubrità degli ambienti ed eco compatibilità.
In comune queste storie imprenditoriali di successo hanno un alto tasso di innovazione, e sono rigorosamente guidate da donne. GammaDonna, la storica associazione che da vent’anni lavora per ridurre il gender gap in campo socio economico, quest’anno ha presentato la sua prima FAB50: «L’obiettivo di questa selezione è confermare ancora una volta, numeri alla mano, che il merito è genderless e crea valore e lavoro per la collettività – spiega Valentina Parenti, presidente GammaDonna –. Quando le differenze di genere diventeranno irrilevanti, e intendo lungo tutta la catena del valore: dall’idea passando per il funding fino alla gestione strategica stileremo la nostra FAB50 ancora più soddisfatti, perché sarà finalmente quello che già oggi vorremmo che fosse».
Tra le protagoniste di FAB50 c’è Rosilari Bellacosa che si occupa di tecnologia, ricerca e sviluppo in Syndiag, una startup che nasce ufficialmente nel 2019 e che applica l’intelligenza artificiale alle immagini ecografiche al fine di facilitare la diagnosi precoce dei tumori e lo fa restituendo una descrizione accurata e oggettiva del tumore preso in esame. Partendo dal campo ginecologico, in cui i tumori spesso vengono diagnosticati in ritardo, l’obiettivo è quello di estendere questo approccio ad altri distretti anatomici, progettando dispositivi medicali altamente avanzati e digitalizzati e rivoluzionando l’accesso alla diagnosi già dal punto di cura.
«Ad oggi il team di Syndiag è composto da 8 persone e ha relazioni consolidate con ospedali sul territorio nazionale e internazionale oltre a una rete di advisor su vari ambiti: commerciale, medicale e di laboratorio», spiega Bellacosa. Nel 2022 Syndiag ha debuttato nel campo medicale imparando tutto ciò che c’era da sapere su un’impresa e Rosilari ha potuto sviluppare la sua idea di innovazione ponendo la tecnologia al servizio della società per creare un impatto positivo.
«Aiutiamo i medici nella diagnosi precoce, per garantire un percorso diagnostico migliore ai loro pazienti. Lo facciamo con la tecnologia: applicando l’intelligenza artificiale alle immagini ecografiche», ha raccontato Rosilari Bellacosa. «Un tumore per il quale tre quarti delle diagnosi sono tardive e causano un’elevata mortalità. La diagnosi precoce è l’elemento chiave per riportare le probabilità di sopravvivenza sopra al 90%».
Sara Cecchetto è una giovane imprenditrice che inizia a lavorare nell’azienda vitivinicola di famiglia, la Agricola Cecchetto. Nel 2018 la porta ad avere la prima certificazione ambientale, assumendo il ruolo di responsabile della sostenibilità. «Oggi tutti i nostri progetti di azienda nascono dalla volontà di tutelare e valorizzare il capitale naturale, assumendosi la responsabilità in ambito ambientale e sociale, e coltivando la relazione con il territorio e le comunità locali», spiega. Nel 2017 ha iniziato a misurare le performance ambientali sviluppando piani di miglioramento volti a diminuire il consumo delle risorse e utilizzare solo fonti rinnovabili e dando vita al progetto Climate Positive 2026 che punta a portare l’azienda entro quell’anno a trattenere più CO2 rispetto a quelle che emette. Un obiettivo a cui affianca altri progetti di inclusione, come la tradizionale vendemmia del Raboso del Piave, a cui partecipano ragazzi affetti dalla sindrome di down che si trasformano in vignaioli per un giorno. «Credo che essere un’azienda sostenibile non significhi solamente adottare dei protocolli di produzione più responsabili. Come aziende dobbiamo preoccuparci di selezionare attentamente i nostri produttori in modo che condividano le nostre idee. Noi ad esempio ne abbiamo selezionati due con i quali abbiamo attuato dei processi di riciclo. La sostenibilità deve partire dai nostri fornitori, concretizzarsi nell’azienda e continuare poi con il consumatore», conclude Cecchetto.
Laura Basili è invece la founder di Women at Business, startup nata per dare un contributo concreto proprio rispetto al problema dell’occupazione femminile in Italia e per contribuire al raggiungimento delle pari opportunità. «La difficoltà delle donne nel trovare un progetto professionale in linea con le proprie esigenze e competenze, a causa degli stereotipi culturali, è qualcosa che ho vissuto direttamente nel 2019 quando sono tornata in Italia. La soluzione è stata quella di creare la piattaforma Women at Business che prevede degli incontri professionali tra donne che cercano un progetto e aziende che cercano tali competenze», spiega Basili. La combinazione avviene tramite un algoritmo di matching inclusivo in cui non vengono considerati i bias che ostacolano l’ingresso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro. L’innovazione è la tecnologia per superare i limiti di un sistema farraginoso e lento, lavorando in modo oggettivo, bypassando gli stereotipi culturali e creando un valore sostenibile a lungo termine senza dover scegliere tra lavoro e famiglia. «Dal nostro osservatorio di raccolta di dati sensibili al riguardo, riteniamo che il cambiamento debba avvenire in un’ottica di maggiore progettualità da parte delle singole aziende. Dovrebbe cambiare, inoltre, la lettura del concetto di flessibilità che non deve essere letto a senso unico, ma con il pieno vantaggio delle due forze in campo: l’azienda e il lavoro femminile. Un sistema più meritocratico basato sulle competenze e sugli obiettivi, affiancato da progetti stimolanti all’interno delle strategie e dei comportamenti virtuosi aziendali, permetterebbe a molte donne di trovare la propria opportunità e alle aziende di raggiungere livelli di produttività ed efficienza migliori. Inoltre, la flessibilità vissuta in chiave sociale potrebbe diventare una leva importante di svolta per il sistema lavoro italiano, molto rigido e oneroso anche per le aziende». Nella startup di Basili conta fare sistema: «È fondamentale. Il nostro manifesto di sostenibilità sociale delle competenze femminili significa proprio questo. Solo insieme alle aziende lungimiranti, le istituzioni, le associazioni e le donne, possiamo cambiare il paradigma e proporre alle donne carriere che non sono pensate solo sulle caratteristiche maschili, a partire dalla disponibilità di tempo. Solo così si possono generare economie circolari virtuose».