Donne over 50, il talento da non buttare
Grandi donne crescono. Parafrasando il titolo di un celebre romanzo della scrittrice americana Louise May Alcott si potrebbe commentare così la ricerca “Talenti senza età” promossa da Valore D (associazione di imprese per sostenere la leadership rosa in azienda) in collaborazione con il Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano per indagare il “potenziale delle donne in middle-late career”. [legacy-picture caption=”La presentazione” image=”03505875-c6d8-4b61-a7c6-613a551708d7″ align=”left”]
Lo studio, realizzato su un campione rappresentativo nazionale di circa 5.000 donne tra i 50 e i 65 anni che lavorano in 18 aziende associate a Valore D, ha fornito per la prima volta una fotografia della condizione delle donne lavoratrici over50 in Italia. Una “categoria” destinata ad avere un peso crescente sul mercato del lavoro. L’indagine, unica nel suo genere, ha individuato alcune dimensioni centrali per lo studio dell’aging nel mondo del lavoro e nuovi strumenti per l’intervento a favore di questo target.
A coordinare lo studio è stata Claudia Manzi, docente di Psicologia sociale, insieme all’équipe di ricerca composta da Letizia Bosoni, Paola Castello, Mara Gorli, Sara Mazzucchelli, Fabio Paderi, Angela Sorgente e Semira Tagliabue. «Il nostro scopo era di sgretolare gli stereotipi negativi e cambiare la condizione delle donne over 50», spiega la professoressa Manzi.
[legacy-picture caption=”Claudia Manzi, docente di Psicologia sociale all’Università Cattolica di Milano” image=”f2409306-94a2-4918-a916-b512ecbb3786″ align=”right”]L’indagine ha consentito di identificare tre tipologie di donne occupate: le lavoratrici attive e soddisfatte (36,9%), le lavoratrici attive, ma in difficoltà (36,1%) e le lavoratrici smarrite (27%). Quindi solo poco più di un terzo di queste donne ha un alto livello di potenziale lavorativo. Venendo all’analisi delle altre due categorie, invece, si nota inevitabilmente un aumento progressivo di problematiche.
«L’idea di questa ricerca è nata da un bisogno forte, emerso da parte delle aziende di comprendere il fenomeno dell’aging perché la popolazione sta invecchiando in maniera sensibile e la riforma Fornero ha inciso molto sulla popolazione lavorativa. Abbiamo riempito un vuoto. Ma quello che mi ha colpito di più, intervistando tante donne over 50 è stato il loro “grazie”, per averle rese un po’ meno “invisibili” e averle fatto sentire più considerate», commenta Claudia Manzi.
Dopo aver elaborato le risposte delle donne lavoratrici, la ricerca “Talenti senza età”, ha individuato anche indicazioni operative di intervento utili alle aziende che necessitano di implementare la propria capacità di anticipare e gestire l’invecchiamento della forza lavoro femminile.
I risultati sono molto utili e interessanti. Adesso vogliamo analizzare a fondo i nostri feedback specifici visto che quasi 1000 nostre colleghe hanno partecipato alla ricerca
«Abbiamo ritenuto che la ricerca fosse di estremo interesse nel nostro attuale contesto aziendale, dove si evidenzia un aumento delle lavoratrici nelle fasce di età oltre i 55 anni», spiega Claudia Schininà, Corporate Social Responsability Officer BNL, partner storico di Valore D. «I risultati sono molto utili e interessanti. Adesso vogliamo analizzare a fondo i nostri feedback specifici visto che quasi 1000 nostre colleghe hanno partecipato alla ricerca e integrare le conclusioni con un nostro studio, appena ultimato, che ci permetterà di rafforzare le conoscenze specifiche e tramutarle in ulteriori piani di azione, ad esempio per favorire la conciliazione fra tempi di vita e lavoro, in particolare con l’introduzione del flexible working, lavorando fuori ufficio un giorno alla settimana».
Crediamo che la presenza di persone di genere, età, provenienze culturali ed esperienze di vita diverse arricchisca la vita in azienda
Positivo anche il giudizio di Raffaella Alberi, Direttore Risorse Umane Alstom Italia e Svizzera: «Crediamo che la presenza di persone di genere, età, provenienze culturali ed esperienze di vita diverse arricchisca la vita in azienda, i processi manageriali e la qualità delle decisioni. Per questo abbiamo aderito volentieri alla ricerca “Talenti senza età” di Valore D, perché crediamo che sia arrivato il momento per le aziende di affrontare questo tema. Ci ha offerto alcune indicazioni importanti su questa fascia significativa della popolazione femminile, che spesso si trova a fronteggiare la famiglia con figli che crescono, i genitori magari anziani e la vita professionale che a volte è molto soddisfacente e altre volte è in una fase di stallo; un carico psicologico e fisico che spesso grava solo sulla donna e che non sempre è supportato dal tessuto sociale e dal suo entourage famigliare. Con il prolungarsi dell’età del pensionamento il tema dei talenti senza età risulta di estrema attualità e le aziende devono iniziare a muoversi. Noi l’abbiamo fatto con l’introduzione dello Smart working e il progetto Counseling. C’è ancora della strada da fare, ma queste esperienze aiutano ad avvicinare i linguaggi, a migliorare la comprensione, a mettere insieme e integrare visioni diverse del mondo».