Nicolas Schmit: la mia road map per la nuova economia sociale europea
Quattro anni fa, nel corso del vertice di Göteborg, in Svezia, Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno proclamato il Pilastro europeo dei diritti sociali. Venti principi e diritti essenziali per il mercato del lavoro, incardinati su tre linee: pari opportunità di accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione e inclusione sociale.
Presentato dalla Commissione europea il 3 marzo scorso, il Piano d’azione sul Pilastro sociale precisa quali azioni concrete perseguire per l’attuazione dei venti principi del Pilastro. Il tutto, nel quadro di uno sforzo comune degli Stati europei in vista di una ripresa socio economica in chiave di economia solidale e inclusiva. Anche in ragione della transizione ecologica e digitale che, nella logica del Pilastro, deve basarsi su una solida prospettiva di economia sociale.
Un’iniziativa, quella del Piano d’azione sul Pilastro sociale, presentata da Nicolas Schmit, parlamentare europeo lussemburghese del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) che nella Commissione Von Der Leyen è Commissario per l’occupazione e i diritti sociali. Proprio Schmit è stato al centro di un dibattito organizzato da Vita non profit, con la partecipazione di Luca Jahier, anticipando alcune posizioni che troveranno spazio nel vertice di Porto del 7 maggio.
C’è bisogno di riqualificazione, c’è bisogno di miglioramento delle competenze, c’è bisogno di apprendimento permanente
L’adozione del Pilastro sociale, ha spiegato Schmit, è da considerarsi una svolta, perché ha inaugurato un nuovo approccio alle politiche europee. La Commissione ha insistito molto, dal 2007 a oggi, dando «segnali forti sullo sviluppo della dimensione sociale, come il salario minimo». Il Pilastro sociale, spiega ancora il Commissario dell’Unione Europea per Occupazione e Diritti Sociali, pone un principio di fondo molto importante «indicando come dovrebbe essere organizzato il nostro sistema di protezione sociale».
Ora, però, si tratta di tradurre questi principi in prassi concrete attraverso il Piano d’azione. Un piano che, ricorda Schmit, ha alcune priorità ineludibili.
Prima priorità: l’occupazione. «Siamo in crisi, viviamo un momento in cui la disoccupazione è aumentata, in particolare quella giovanile». Si tratta, dunque, di «incoraggiare gli Stati membri a fare di più, ad avere politiche occupazionali attive».
Seconda priorità: la gender equality. Un tema che il Commissario ricorda essere molto legato alle politiche per l’occupazione, perché alcuni Stati membri, Italia compresa, hanno ancora un tasso di occupazione femminile molto basso. Questi Paesi, rimarca Schmit, «devono essere incoraggiati a ridisegnare le loro politiche sociali, lavorando su tutto ciò che contribuisce a ridurre il divario di genere nell’occupazione».
Terza priorità: la transizione tecnologica e ambientale. Ci troviamo «nel mezzo di una grande trasformazione economica, ma siamo anche alla vigilia di una trasformazione verde e di una rivoluzione digitale». Molti posti di lavoro scompariranno, altri nasceranno. Bisogna puntare sulle persone, insistendo su ambiti che si stanno già dimostrando generativi di nuova occupabilità.
Investire nell’istruzione e nella formazione professionale è uno sforzo che dobbiamo compiere per uscire dalla crisi
Un primo esempio portato da Schmit è quello delle batterie, settore «dove verranno creati migliaia di posti di lavoro e una delle principali preoccupazioni dei produttori è: riusciremo a trovare i talenti necessari a questa nuova industria? Abbiamo le persone giuste? C’è bisogno di riqualificazione, c’è bisogno di miglioramento delle competenze, c’è bisogno di apprendimento permanente».
Un secondo esempio è quello che punta a «individuare le misure concrete per facilitare lo sviluppo delle organizzazioni sociali e delle imprese sociali». Uno sviluppo che, inevitabilmente, deve intercettare la dimensione digitale che «non è solo per le aziende ad alte prestazioni, ma spetta anche all’economia sociale che ha il compito di innovare».
[legacy-picture caption=”” image=”66bce9fc-864a-4e38-9ded-dc2ddc0d0e01″ align=””]Parliamo molto di piattaforme e, insiste il Commissario, «ci lamentiamo del fatto che, molto spesso, le piattaforme non rispettano i diritti sociali fondamentali e i diritti del lavoro. Ebbene, ora ci sono cooperative che creano piattaforme, garantendo diritti sociali a chi vi lavora. Quindi, c’è una chiara alternativa possibile che sta funzionando bene economicamente e, allo stesso tempo, promuove il rispetto dei diritti sociali fondamentali».
Infine, bisogna ridurre le disuguaglianze per contrastare le povertà emergenti. «La Commissione insisterà molto su questo tema, con particolare attenzione alla povertà infantile».
L’economia sociale di mercato, ha di recente ricordato la Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, deve essere al centro delle scelte europee post-Covid. Si tratta, specifica Schmit, «di combinare un’economia efficiente, competitiva e innovativa, con un’economia che abbia obiettivi sociali molto chiari».
E l’Italia? L’Italia, spiega ancora il Commissario, «è stata molto colpita da questa pandemia, ma è anche vero che ha avuto, per troppo tempo, una crescita molto bassa, un’economia stagnante. Penso che ora ci sia un’opportunità per rilanciare importanti investimenti, per modernizzare l’economia, per modernizzare i sistemi sociali e la pubblica amministrazione».
L’Europa ha scelto la via della solidarietà, costruendo un piano di recupero e resilienza. Ora, conclude, «ogni Stato membro deve lavorare per usare davvero in modo utile ed efficiente questi fondi: investire nell’istruzione, investire nelle competenze, investire nella formazione professionale, cercare di ridurre i divari regionali. Siano sforzi estremamente importanti per l’Italia, ma siano importanti anche per l’Europa». Per uscire dalla crisi più forti, più equi, più inclusivi e più sociali.
Foto Credits per la copertina: Schmit Flickr_European Union 2019