I congedi per mamme e papà in Italia si allineano alla legislazione europea
Importanti novità sono in arrivo in Italia sui congedi parentali. A inizio aprile, il Governo guidato da Mario Draghi ha approvato uno schema di decreto legislativo in recepimento di una direttiva europea, contenente numerose nuove norme sulle politiche familiari.
Le decisioni del Governo recepiscono la direttiva europea 1158/2019 sulla conciliazione tra vita lavorativa e famiglia, in cui si stabilisce che il padre (o il secondo genitore equivalente, se riconosciuto dalla legislazione nazionale) deve avere diritto ad almeno dieci giorni lavorativi di congedo di paternità retribuito nei giorni vicini alla nascita.
Le azioni del Governo, inoltre, rappresentano un ulteriore passo in avanti dopo la recente approvazione del cosiddetto Family Act, la legge delega che, oltre a introdurre l’assegno unico e universale per i figli a carico, contiene novità sui congedi parentali per sostenere la genitorialità e favorire l’occupazione femminile, mettendo in campo strumenti che possano migliorare la distribuzione dei carichi di cura all’interno delle famiglie. Le modifiche devono prendere forma entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del disegno di legge. Ma la normativa di riferimento è già in evoluzione, anche grazie agli input che arrivano dalle direttive europee.
Quali sono le principali novità?
La prima novità riguarda, appunto, il congedo di paternità che viene allungato da sette a dieci giorni retribuiti, portando quindi la legislazione italiana in linea con le richieste europee. In realtà, sia la legge di bilancio 2021 sia quella per il 2022 avevano già portato il congedo per i papà a dieci giorni, ma ora la norma viene resa strutturale.
Anche le modalità di fruizione sono state precisate. Si potrà utilizzare il congedo anche nei due mesi antecedenti al parto (o adozione o affido), ma non oltre i cinque mesi successivi. Il suo utilizzo può non avvenire in modo continuativo, ma non può essere conteggiato a ore. Il congedo spetta anche in caso di morte perinatale, mentre nel caso di parto plurimo è esteso fino a 20 giorni. Durante il congedo, l’astensione dal lavoro è obbligatoria ed è riconosciuta un’indennità pari all’80 per cento della retribuzione: la percentuale è quindi identica a quella prevista in caso di maternità.
Il secondo aspetto si concentra sul congedo parentale facoltativo, che viene esteso, anche per i nuclei monogenitoriali. Ciascun genitore ha diritto a tre mesi di indennità, a cui si aggiunge un ulteriore periodo di tre mesi, trasferibile tra i genitori e fruibile in alternativa tra loro. Quindi, i mesi di congedo parentale coperto da indennità sono aumentati da sei a nove in totale. Il valore dell’indennità è pari al 30 per cento della retribuzione. Viene anche aumentata, da sei a 12 anni, l’età del bambino o della bambina entro cui è possibile usufruire del congedo.
Altro aspetto importante è che le norme riguardano anche le lavoratrici autonome e le libere professioniste, estendendo il diritto all’indennità di maternità.
Come annunciato in più occasioni dalla Ministra per la Famiglia e le Pari opportunità Elena Bonetti, sarà il Family Act a rendere il congedo di paternità uno strumento molto più incisivo, con effetti positivi sia per gli uomini che per le donne. Due le novità rilevanti: l’equiparazione dei lavoratori del settore privato a quelli delle pubbliche amministrazioni; gradualmente si arriverà a un periodo di astensione dal lavoro fino a novanta giorni lavorativi.
Il quadro europeo
A livello europeo, già nel 2019 si era stabilito che ogni nuovo padre avesse diritto ad almeno dieci giorni di congedo retribuito.
Tra i Paesi più avanzati, c’è la Spagna, che dal primo gennaio 2021 garantisce 16 settimane di congedo interamente retribuito a entrambi i genitori. Le prime sei settimane (consecutive) devono essere godute immediatamente dopo la nascita del figlio, mentre le rimanenti dieci settimane devono essere utilizzate entro il primo anno di vita del figlio e non obbligatoriamente in modo consecutivo. Il congedo non è trasferibile tra genitori.
In Norvegia, invece, ogni genitore ha diritto a 15 settimane di congedo interamente pagato oppure a 19 settimane con un’indennità all’80 per cento.
Particolarmente positivo è anche il caso della Germania, dove i genitori possono ricevere il congedo parentale per un massimo di 14 mesi e dividersi questo periodo liberamente tra loro (ciascuno ha però diritto ad almeno due mesi). L’indennità base è pari al 65% del reddito netto ottenuto prima della nascita e può salire fino al 100 per cento in caso di redditi bassi, ma non superare i 1.800 euro mensili.
In Francia, invece, c’è una situazione più simile a quella italiana. Nel 2021, infatti, il congedo di paternità è passato da 14 a 28 giorni e i primi sette giorni sono stati resi obbligatori.
Favorire la natalità e riequilibrare la condivisione delle responsabilità tra padre e madre all’interno delle famiglie sono priorità sociali che accomunano tutti gli Stati europei. E anche l’Italia, ora, si sta allineando.