Pelà: sta tornando lo spirito di Olivetti, le aziende saranno comunità
«L’azienda è un “non luogo” antropologico e se non illumini questo luogo con la luce delle emozioni e dei sentimenti non riesci a dare un senso al lavoro di chi lo abita quotidianamente». Da qui l’importanza delle relazioni, dell’ambiente di lavoro, del benessere dei dipendenti. Sono queste le chiavi per favorire l’inclusione e la tenuta del team.
Lo spiega Nicola Pelà, Human Capital & Organization Director di Atlantia, il Gruppo italiano che controlla Autostrade per l’Italia, Telepass, Aeroporti di Roma ed è presente in 48 Paesi e che ha da poco siglato con i sindacati un accordo che prevede che i dipendenti che intendano offrire il proprio impegno nell’ambito del Terzo settore potranno usufruire, in aggiunta a quanto previsto dalla legge e dagli accordi collettivi vigenti, fino ad ulteriori 10 giorni retribuiti per collaborare con associazioni, enti e istituti che svolgono attività benefiche caritatevoli, assistenziali, sociali, religiose, artistiche, culturali, sportive e ambientali.
L’imperativo di un’impresa? Il profitto. Certo, il profitto, spiega Pelà, «non si discute. Non c’è però al di là di questo obiettivo una destinazione, una vocazione, che vada a connotare il “come” si arriva al profitto?» Può un’azienda darsi una vocazione che la porti ad essere non solo forte ma anche bella? «Io credo di sì. E credo che la bellezza di un’organizzazione nasca dalla capacità di lavorare sul suo versante spirituale, sui valori che se condivisi creano identità e fanno nascere una comunità».
Parole per segnare il valore d’impresa
Ci sono parole importanti che, se agite, anche in un’organizzazione orientata al profitto, la dotano di un’anima e la trasformano in comunità. Sono, nella visione di Pelà, «parole abituali per chi lavora nel Terzo settore: relazione, ascolto, reciprocità, apertura, inclusione, solidarietà, coraggio. Sono virtù preziose ma ancora deboli nelle aziende profit, invece forti, fortissime, nel mondo non profit. La risposta: creare opportunità permanenti di integrazione tra questi due mondi».
Un profitto con l’uomo al centro
«Noi siamo 31mila nel mondo e la holding di Atlantia è sempre più terreno di sperimentazione, laboratorio di iniziative adottabili su scala generale dalle realtà locali e regionali del Gruppo. In questo senso, un anno fa, abbiamo reso azionisti tutti i nostri dipendenti italiani, oltre 10mila, attraverso un’attribuzione gratuita di azioni ordinarie della società. Atlantia deve essere più che mai anche loro».
La bellezza d’impresa, il suo valore, secondo questa visione costituisce un vero e proprio «ecosistema». Un dispositivo integrato per il profitto, ma con l’uomo al centro. «Come nella migliore visione olivettiana», conclude Pelà.