Pensione di garanzia, il paracadute previdenziale per i più giovani
A inizio febbraio, si è tenuto il primo incontro tra i sindacati e la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo sul tema. E così in Italia si è cominciato a parlare di pensione di garanzia per i giovani. Un primo passo importante, perché per la prima volta il governo ha preso l’impegno politico e ha riconosciuto la proposta avanzata da Cgil, Cisl e Uil di istituire una pensione di garanzia, garantendo una copertura previdenziale continua ai più giovani ed evitando che, tra carriere discontinue, salari bassi e periodi di disoccupazione, ci si possa trovare in futuro con assegni sotto la soglia di povertà. Un tema che, nel pieno della crisi occupazionale legata alla pandemia, potrebbe tornare di attualità. Considerato che, secondo l’Inps, i più colpiti dalla crisi occupazionale sono proprio giovani, precari e part-time.
«È arrivato il momento di intervenire per permettere ai giovani di avere un domani una pensione dignitosa. Del resto, i dati parlano chiaro: il Censis ha stimato che fra trent’anni in 5,7 milioni rischiano di ritrovarsi con assegni sotto la soglia di povertà. Non possiamo più restare a guardare», ha scritto Catalfo al termine dell’incontro. «Quella a cui stiamo pensando, e che costruiremo anche attraverso il dialogo con i sindacati, è una misura grazie alla quale ragazzi con carriere discontinue possano ottenere coperture di eventuali buchi contributivi».
Ma in che cosa consiste la proposta dei sindacati? L’obiettivo è quello di garantire a chi è entrato nel mondo del lavoro dopo il 1996, quando è entrato in vigore il sistema cosiddetto “contributivo puro”, un assegno commisurato ai contributi versati, integrato però con contributi figurativi che valorizzino anche i periodi di discontinuità lavorativa e i periodi di formazione e riqualificazione, riconoscendo anche i periodi di basse retribuzioni, disoccupazione involontaria e anche quelli di cura familiare per i soggetti che accudiscono familiari non autosufficienti. L’importo dell’assegno, quindi, verrebbe calcolato sia con i contributi realmente versati sia con i contributi figurativi.
Tra le proposte, inoltre, c’è anche quella di rendere meno dispendioso il riscatto della laurea rispetto alla attuale procedura, oltre che di prevedere maggiorazioni contributive per le lavoratrici madri.
È arrivato il momento di intervenire per permettere ai giovani di avere un domani una pensione dignitosa
Una sorta di “paracadute previdenziale” per i più giovani che, secondo i sindacati, dovrebbe rivedere quindi al rialzo le soglie attualmente previste per accedere alla pensione anticipata e a quella di vecchiaia. Con una soglia minima di partenza che – hanno spiegato Cgil, Cisl e Uil – non deve essere inferiore ai 780 euro della pensione di cittadinanza. Da far crescere poi in proporzione al numero di anni lavorati, includendo però i contributi figurativi anche per chi svolge periodi di formazione e riqualificazione con l’obiettivo di ricollocarsi nel mondo del lavoro. Non una misura assistenzialistica dunque, ma una misura di sostegno a patto che il soggetto sia attivo sul mercato del lavoro.
All’incontro tra i sindacati e la ministra Catalfo, hanno partecipato anche esponenti del ministero del Tesoro per valutare la somma necessaria per mettere a punto una misura di questo tipo. Bisognerà stabilire, una volta avute le stime dell’Inps, la platea potenziale di beneficiari. Ma anche immaginare le modalità di certificazione dei periodi di formazione utili per arrivare alla pensione.
Le parti sociali hanno anche ipotizzato la possibilità di spalmare l’impegno economico su più leggi di bilancio. Ma dai fondi messi a disposizione dipenderà l’impalcatura di questa misura.
L’obiettivo ultimo resta comunque quello di garantire una pensione dignitosa a chi per il calcolo della pensione è destinato a entrare interamente nel sistema contributivo. Tradotto: meno si versa, meno si avrà. E in un mercato del lavoro con carriere a intermittenza e contratti atipici, intervallate da periodi di disoccupazione, il rischio è che si arrivi a fine carriera con assegni molto bassi. Secondo il Censis, da qui al 2050 quasi 6 milioni di giovani italiani rischiano di avere pensioni sotto la soglia di povertà. E senza poter neanche contare sulla diffusione di formule pensionistiche integrative, che in Italia sono molto poco diffuse.
Il cantiere della pensione di garanzia si è aperto. Non resta che restare in attesa delle soluzioni, con una visione di lungo termine sul futuro di quella che alcuni hanno già ribattezzatto “generazione C”. Dove la “C” sta per coronavirus.