Il percorso del Recovery Plan: a che punto siamo?
«Il Recovery Plan è una storica occasione per tutti noi. La ripartenza è ormai iniziata, la crescita è superiore alle previsioni e anche il mercato del lavoro sta avendo un significativo recupero, anche se non mancano gli aspetti negativi come, per esempio, i 300mila occupati che mancano rispetto al periodo pre-Covid». A dirlo è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, in occasione della consegna delle Stelle al merito del lavoro, ha ribadito la centralità dell’occupazione all’interno del processo di crescita italiano.
Ma a che punto siamo con il PNRR?
Sul portale Italia Domani, è possibile seguire il percorso del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con gli obiettivi raggiunti, e quelli ancora da centrare, perché gli oltre 200 miliardi a disposizione del Paese vengano indirizzati a una crescita strutturale e non solo a un rimbalzo estemporaneo dell’economia.
In base all’aggiornamento comunicato a inizio dicembre dal ministro dell’Economia Daniele Franco nel corso del Rome Investment Forum, il governo italiano ha completato 35 dei 51 milestone concordati con l’Europa entro il 2021. Mancano ancora quindi 16 obiettivi da centrare entro fine anno per ricevere la seconda tranche di fondi da 20 miliardi.
Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, nel corso dell’ultima Conferenza dei Capi di Gabinetto sull’attuazione del programma di Governo e del Recovery, aveva spiegato che per dare un’ulteriore accelerazione, ai Ministeri sono stati assegnati «obiettivi settimanali, anziché solo mensili», con lo scopo di «ridurre ancor più significativamente negli ultimi due mesi dell’anno lo stock complessivo» delle misure da attuare per il Pnrr.
Il Consiglio dei ministri del 27 ottobre ha approvato provvedimenti che permettono di raggiungere otto obiettivi, tra cui il via libera al fondo rotativo per il sostegno alle imprese per gli interventi di riqualificazione energetica, sostenibilità ambientale e innovazione digitale e la legge quadro sulla disabilità.
Molti obiettivi però rimangono ancora non raggiunti. E non solo per ragioni politiche. Ma anche perché i provvedimenti normativi necessari per metterli in moto sono molti: finora ne sono stati varati 549, la maggior parte dei quali però richiede ulteriori norme di attuazione.
I target mancanti
Tra i 16 target mancanti, restano così i decreti per la riforma della giustizia civile, l’attuazione dello “Sportello unico doganale”, il completamento dell’hub per il turismo digitale, ma soprattutto le assunzioni di 1.000 tecnici della pubblica amministrazione per l’attuazione del PNRR.
In realtà dunque molti dei 16 target ancora non raggiunti sono stati attuati in parte. Per esempio, sul fronte dell’assunzione dei 1.000 professionisti (da ripartire tra le Regioni) che devono «fornire assistenza tecnica e rafforzare la creazione di capacità per l’attuazione del PNRR», nonostante le norme per le selezioni siano state varate, le procedure ancora non sono state concluse.
A buon punto anche la riforma del processo civile, ma si attende che entrino in vigore i decreti attuativi. Stessa cosa per la riforma in materia di insolvenza e per quella in materia di appalti pubblici e concessioni.
Sul fronte del lavoro, dopo l’approvazione del decreto sulla GOL, Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, adesso si attende l’attuazione dei piani locali da parte delle Regioni e l’approvazione finale di Anpal, con i primi finanziamenti che arriveranno a partire da gennaio 2022.
Sul tema ambientale, tra i 51 obiettivi da raggiungere entro fine anno quattro sono di ispirazione green e soltanto uno è stato portato a termine, ovvero l’estensione del Superbonus. Altri tre sono invece ancora da completare entro il termine del 31 dicembre, deadline per i primi obiettivi da raggiungere.
Il Ministero della Transizione Ecologica e Ambientale conta però di riuscire a completarli e per questo si è già portato avanti, pubblicando sul sito i decreti con i criteri di selezione per i progetti di raccolta differenziata e gli impianti di riciclo, per i quali è previsto un finanziamento di 1,5 miliardi di euro, e per le iniziative “faro” di economia circolare (il cui costo si aggira sui 600 milioni). A questi si aggiunge anche il decreto di approvazione del piano operativo per il sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione dei rischi idrogeologici (il cui finanziamento si aggira invece sui 500 milioni e riguarderà soprattutto il Sud).
Per far funzionare il PNRR e realizzare la transizione digitale ed ecologica, oltre agli investimenti e alle riforme, servirà il giusto capitale umano.
C’è invece ancora da completare il capitolo delle riforme, in particolare in materia di gas “verdi”, idrico e inquinamento atmosferico, cruciali per aprire la strada agli investimenti.
Il capitale umano
Dal Governo assicurano che tutti gli obiettivi saranno portati a termine entro fine anno, come concordato con la Commissione europea.
Ma non basterà la mole di denaro a disposizione a far funzionare il PNRR. Per realizzare la transizione digitale ed ecologica, oltre agli investimenti e alle riforme previste nell’agenda di Governo, servirà il giusto capitale umano. E, soprattutto, occorrerà creare nuove competenze e nuovi profili professionali digitali e green, che oggi in Italia scarseggiano.
Secondo il white paper realizzato da The Adecco Group, titolato “Re-Start Generation: le prospettive occupazionali per donne e giovani alla luce del PNRR e le nuove competenze, tra sfide green e rivoluzione digitale”, con il PNRR sarà possibile creare 380mila nuovi posti di lavoro tra le donne e 81mila tra i giovani. Ma a patto che vengano create le giuste competenze e adeguate politiche attive per rispondere alla domanda di nuovi lavori che arriverà dal Piano.
Come spiega l’Amministratore Delegato del Gruppo Adecco in Italia, Andrea Malacrida, «delle sei missioni del piano il comune denominatore è proprio il lavoro. Per ogni missione, dobbiamo costruire il contenuto concreto attraverso le risorse umane che andranno ad applicarlo».
Il primo step riguarderà la pubblica amministrazione. Dipartimento della Funzione pubblica ha creato una piattaforma ad hoc, inPa, che sarà utilizzata anche per la selezione e l’assunzione dei tecnici ed esperti – suddivisi tra le diverse Regioni – che serviranno alle amministrazioni per mettere in pratica gli investimenti del Pnrr. Ma dai Comuni arriva l’allarme sulla assenza di professionalità in grado di gestire e “mettere a terra” le risorse. L’economista Carlo Cottarelli, su Repubblica, l’ha chiamato «l’imbuto degli enti locali».
Il governo guidato da Mario Draghi ha deciso di dedicare le prime fasi del piano all’approvazione delle riforme generali e di riservare gli investimenti pubblici e gli incentivi agli investimenti privati ai prossimi anni. Questa scelta – come spiega Il Post – consente al governo di rispettare i primi impegni richiesti dalla Commissione europea senza avere conseguenze sull’erogazione dei fondi a causa delle difficoltà degli enti locali. Ma le preoccupazioni restano, pur rimandate di qualche mese. Sarà questo il prossimo tassello da raggiungere per far funzionare il PNRR.