Digitale e green, ecco come sarà il lavoro in Italia nei prossimi cinque anni
Digital transformation ed ecosostenibilità. Saranno queste le parole chiave del mercato del lavoro italiano nei prossimi cinque anni. Il sistema informativo Excelsior di Unioncamere ha realizzato una previsione dei fabbisogni occupazionali italiani tra il 2019 e il 2023, evidenziando come gran parte del lavoro passerà dalle tecnologie e dal green. Ed è su questo che si dovrà puntare, per evitare di accrescere quel gap tra domanda e offerta di lavoro che aumenta di anno in anno (nel 2018 era del 26%, cinque punti in più del 2017).
Partiamo dalle buone notizie. Lo stock nazionale di occupati nei prossimi cinque anni crescerà in una misura compresa tra 374mila e 559mila unità, a un tasso medio annuo compreso tra lo 0,3% e lo 0,5%. Con una maggiore concentrazione nel Nord Ovest del Paese.
Ma quali caratteristiche dovranno avere i lavoratori? La “Digital Trasformation” e l’ecosostenibilità avranno un peso determinante nel caratterizzare i fabbisogni occupazionali dei diversi settori economici, arrivando a coinvolgere circa il 30% dei lavoratori di cui imprese e pubblica amministrazione avranno bisogno nei prossimi cinque anni.
In particolare, si stima che imprese e PA ricercheranno tra circa 270.000 e circa 300.000 lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o connesse a “Industria 4.0”. Fra le figure professionali emergenti maggiormente richieste sul mercato, ci saranno gli esperti nell’analisi dei dati, nella sicurezza informatica, nell’intelligenza artificiale e nell’analisi di mercato. Le nuove professioni emergenti in questo campo saranno quelle del Data Scientist, Big Data Analyst, Cloud Computing Expert, Cyber Security Expert, Business Intelligence Analyst, Social Media Marketing Manager, Artificial Intelligence Systems Engineer.
Uno dei dati più interessanti è che la ricerca di competenze digitali non sarà confinata alle aree funzionali “tecniche” (Information technology, Progettazione e Ricerca e sviluppo), ma sarà sempre più presente anche nelle altre aree: quella amministrativa, le risorse umane, i servizi generali e le funzioni di staff. A oltre nove profili su dieci è associata infatti la richiesta di competenze digitali. Al tempo stesso, anche alle professioni più squisitamente tecniche, quali quella del programmatore, saranno richieste sempre più competenze di carattere relazionale.
La ricerca di competenze digitali non sarà confinata alle aree funzionali “tecniche”, ma sarà sempre più presente anche nelle altre aree. Allo stesso tempo, alle professioni più squisitamente tecniche saranno richieste sempre più competenze di carattere relazionale
Il lavoro dei prossimi cinque anni, però, non sarà solo più “digitale” ma anche più “green”. Saranno ricercati nel prossimo quinquennio dalle imprese italiane tra 518.000 e 576.000 lavoratori con competenze green per cogliere al meglio le opportunità offerte dall’“economia circolare”. La domanda di competenze green riguarderà, in maniera trasversale, tanto le professioni a elevata specializzazione che le professioni tecniche, gli impiegati come gli addetti ai servizi commerciali e turistici, gli addetti ai servizi alle persone come gli operai e gli artigiani. L’esperto in gestione dell’energia, il chimico verde, l’esperto di acquisti verdi, l’esperto del marketing ambientale, l’installatore di impianti a basso impatto ambientale sono alcuni esempi di green jobs che saranno maggiormente richiesti dalle imprese.
Sono cinque le filiere produttive che faranno da traino alla futura domanda di lavoro, rappresentando nel complesso circa il 25% del fabbisogno occupazionale previsto nel periodo 2019-2023.
In un contesto in cui la popolazione invecchia, si ricercheranno anzitutto sempre più figure legate alla cura. Imprese e settore pubblico che operano nella filiera “salute e benessere” esprimeranno nei prossimi cinque anni un fabbisogno occupazionale compreso fra 362.000 e 381.000 unità.
La filiera “education e cultura” esprimerà, nel prossimo quinquennio, un fabbisogno compreso fra 140.000 e 161.000 unità, rivolto prevalentemente a figure quali docenti, progettisti di corsi di formazione, traduttori, progettisti e organizzatori di eventi culturali, esperti in comunicazione e marketing dei beni culturali. Questa filiera è fondamentale per colmare i gap creati dalla velocità dei cambiamenti nel mercato del lavoro, che richiedono sistemi di apprendimento lungo tutto il percorso professionale e innovazione continua dei processi educativi.
Saranno ricercati nel prossimo quinquennio dalle imprese italiane tra 518.000 e 576.000 lavoratori con competenze green per cogliere al meglio le opportunità offerte dall’“economia circolare”
Per le imprese della filiera “meccatronica e robotica”, centrale per il passaggio all’“Industria 4.0”, il fabbisogno occupazionale potrà riguardare tra 69.000 e 83.000 lavoratori, sempre nell’arco dei cinque anni. Le figure più richieste saranno i tecnici per l’automazione e i sistemi meccatronici, i tecnici per la gestione e manutenzione ed uso di robot industriali, i progettisti di impianti industriali e gli addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico. La meccatronica, in particolare, è il comparto manifatturiero .
La filiera “mobilità e logistica”, che sta vivendo profonde trasformazioni a seguito dei cambiamenti nei modelli di acquisto e di consumo collegati anche alla diffusione di piattaforme di distribuzione online, sarà alla ricerca di un numero di lavoratori compreso fra 85.000 e circa 98.000 unità. Infine, la filiera “energia”, con un fabbisogno compreso fra 40.000 e 43.000 unità, richiederà in particolare tecnici della produzione di energia elettrica, addetti ai controlli chimici e conduttori di impianti di recupero e riciclaggio dei rifiuti e trattamento e distribuzione acque.
I laureati maggiormente richiesti saranno quelli dell’indirizzo economico-statistico, seguiti dai laureati dell’indirizzo medico-sanitario e da quelli dell’indirizzo ingegneria
Entrando nel dettaglio, i settori manifatturieri che esprimeranno il maggior fabbisogno occupazionale saranno l’industria della fabbricazione di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo, l’industria alimentari, bevande e tabacco e infine il comparto tessile, abbigliamento, pelli e calzature. Tra i servizi, invece, i principali settori saranno commercio e riparazioni, la sanità e assistenza sociale, i servizi avanzati di supporto alle imprese e turismo e ristorazione.
A prevalere saranno le professioni commerciali e dei servizi (con una quota che sarà compresa tra il 24% e il 25% del totale), seguite dalle professioni tecniche (17% in entrambi gli scenari) e da quelle specialistiche (16% in entrambi gli scenari). I laureati e i diplomati dovrebbero rappresentare il 61% del fabbisogno totale (54% nel settore privato, 96% in quello pubblico). Ma il confronto dell’evoluzione del fabbisogno di laureati con l’andamento previsto dell’offerta di titoli universitari indica una possibile carenza di offerta. I laureati maggiormente richiesti saranno quelli dell’indirizzo economico-statistico, seguiti dai laureati dell’indirizzo medico-sanitario e da quelli dell’indirizzo ingegneria. Per i diplomati, si dovrebbe invece mantenere anche nei prossimi anni uno scenario di eccesso di offerta, con situazioni molto differenziate per indirizzi. Ma come accade già oggi, è possibile che nelle scelte di selezione di personale delle imprese la disponibilità di diplomati vada in parte a colmare anche le carenze per quanto riguarda i laureati. Con possibili conseguenti effetti di skill-gap.